Appuntamento a fine maggio  

(per fortuna non pioveva)
 

 

La piazza era tonda.
Il sole di primavera avanzata non permetteva ancora il colore sui volti.
Ma le maglietta sciolte, il cotone già fresco.
Appuntamento a fine maggio.
Per fortuna del sole non pioveva.
Gli occhi celati dietro lo schermo nero avvolgente delle lenti, arriva controsole la figura.
Parole che incrociano esplorando il viso.
Contatto.
Familiarità di gesti nuovi e sconnessione di logiche costruttive del linguaggio.
La coppia si perde intorno alla piazza.
Alla ricerca di un linguaggio e non di un tavolino. Tavolino fuori non ce n'è nessuno.
Nessuna voglia di chiudersi in uno spazio ristretto.
Sciamano studenti.
Traffico da ora intermedia.
L'unico tavolino è tra la porta a vetrata e il frigorifero dei gelati.
Ristretto oltre ogni possibile possibilità di ristrettezza.
Sette gelati interrompono i discorsi.
Cornetti.
Coppa del nonno.
Due che ricordano i vecchi mottarelli. Ma ora che nome avranno?
Se fosse piovuto forse nessuno avrebbe frapposto il suo gelato.
Gli altri, oltre ai cornetti, coppette e mottarelli, sarebbe solo dettaglio da cinema neorealista nominarli.
Asteniamoci dunque dal farlo.

Esplorazione.
Tavolino piccolo.
Un tavolo messo per dispetto. A disturbare ogni altro avventore.
Le due persone ne ridono.
Toast e panino.
Birra e acqua.
Caffè.
Due.
Amaro uno e un cuccchiano scarso l'altro.
Poi le persone escono.
Spostano le sedie.
Riaccostano le sedute.
La piazza è tonda.
Come il loro percorso.
Due giri. Il terzo.

Al primo contatto.
Non esiste caso nel primo contato di due corpi.
Come nelle parole.
"Piacere, il dottor Livingstone, suppongo…."

E' il primo tempo del film dei due esploratori.
Proiettato a maggio.
Il film aveva altre bobine.
Alcune girate oltretutto lo stesso giorno.
Altre in giorni e settimane e mesi successivi.
Ma non pioveva quel giorno a Milano.
Sembrava una fortuna che non piovesse, ma non lo era.

La pioggia non ha spento in tempo l'incendio.
Nel cinema è bruciato tutto.
Del film che stavate ora vedendo.
Restano le scatole di latta, la cenere che odora di plastica bruciata.
Tre bicchieri rossi con la scritta Coca Cola, nel cestino all'entrata.
Due elastici per capelli dimenticati su una poltroncina rossa in terza fila.
Non pioveva quel giorno a Milano.
Peccato.
La pioggia avrebbe trattenuto gli spettatori nella sala.
O nell'androne della scalinata della metropolitana.
Avrebbe spento forse anche il fuoco.
Salvato il film per i suoi spettatori.
Scusate, la bobina rimasta, questa si è oltretutto anche spezzata.
Nemmeno quella, questa, ora, la vedrete per intero.
Quindi.
Restano le scatole di latta, la cenere che odora di plastica bruciata.
L'odore forte di nerofumo.
L'ultima corsa del metrò per voi dopo la proiezione.

Stanotte invece le nuvole mi hanno detto che forse piove.
Miracoli del cielo della meteorologia e della natura.
Si salveranno altri film per altre proiezioni.
Saranno film d'avventura eroismi amori passionisolopresenteenessunfuturo duelli fughedalleprigionipiùsegrete e rivincitesulpotere…
In fin dei conti sempre lo stesso film da sempre, quello col protagonista povero e bello e l'orfanella che era sola e triste e diventa innamorata e sorridente…

Questo finisce qui.
Senza nemmeno la parola fine.