La bolla

(foto di Eva Maria Ohtonen)

 

 

Soffiata per volontà o inerzia dal vento, goccia di sapone ribelle, si gonfia.
Tende di tensione capillare, molecola dopo molecola la sua pelle, iridescente al sole.
Diventa specchio, magnificando, allargando, dilatando e rendendo mitologiche, irreali, fantastiche le immagini riflesse. Piccolo mondo dove i colori dipendono dalla imprevedibilità di un raggio di sole, dal gioco d’ombra di un passante che si frappone fra la luce e la sfera oscillante a mezz’aria.
Trema ad ogni alito di vento, sembra spezzarsi in goccia poi riprende perfetta sfericità e ostenta.
Immagini create a suo capriccio.
Si sposta.
Dondola.
Si riempie di visi, immagini e movimento mentre passa tra la gente. Ci cadono dentro immagini riflesse, catturate a volte per un solo istante, a volte per frazioni di tempo che sembrano interminabili nel vibrare di pelle d’acqua tesa.
Poi nuovi colori ne saturano la vita. E’ nulla, un velo d’acqua tenace che racchiude un mondo rarefatto d’aria, ma sa riempirsi di colori, di fantasie a rincorrere le forme che crea, deforma, amplifica, inghiotte.
Sostituisce in girandola, come un caleidoscopio sferico che sembra infinito, attimi.
Rosso sgargiante che si fa arancio allo sfumare della costa, ai bordi. Piccolo mondo iridescente, ora la luce la solca di traverso e la trasforma in piccolo sole, un attimo dopo tutto è terminato e si dilata un viso sulla bolla.
Ti sembra di conoscerlo da sempre.
Gioco che sembra infinito.
Rincorri immagini, colori, sembra impossibile ma scommetteresti che sì, hai sentito anche un suono.
E forse era proprio “quella” canzone.
La bolla ha camminato, spinta da venti impercettibili quasi, venti da bolla, che non smuovono nemmeno la tua pelle ma sanno farne un vascello a solcare mari d’aria.
Bolla pirata.
Libera e anarchica.
Poi la tensione forse era troppa.
O il vento che tu non hai sentito, ma la bolla sì, il vento c’era, troppo forte.
Oppure nemmeno c’era mai stata una bolla lì, sospesa a mezz’aria per il tempo del pensiero.
Era una bolla di pensiero.
A terra una macchiolina più scura. Ti chini e la sfiori con un dito.
E’ acqua.
Ti volti altrove perchè senti una voce.
Ti volti, mentre la bolla, fatta goccia, e macchia, evapora.