Della pizza, dei Lidi Ferraresi e delle distanze
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Al tavolo di fianco parlano di case. Di vacanza. Di investimenti
su futuri improbabili. Di distanze approssimate.
“ Perché se la compri ai Lidi Ferraresi, sei a un’ora da Bologna che è una città
grande”
“Poi vai, stai giù tre o quattro mesi e ti cerchi un’attività. Perché mica puoi
scegliere a caso, devi fare mente locale”
“…che se poi Mariolino fa l’università può vivere lì e andare a Bologna tutti i
giorni”
“Perché se vendo la casa, quella sopra di me l’hanno venduta a 450.000, io
l’avevo pagata 200, lire ovvio, è come se fossero dollari ora e ho raddoppiato,
se la vendo poi e voglio ricomprare compro uno a uno e nemmeno bastano”
“Che se poi Anna vuole fare l’università, io a Bologna mica ce la mando, lei sta
qui vicina”
“ Va bene, ma io dicevo che a Milano mica ci voglio rimanere a lungo, voglio
andare via. E poi quanti anni conti di vivere?”
Al tavolo di fianco cerchi di capire gli intrecci e le relazioni.
Padri e madri. Forse fratello e sorella e incrocio di cognati. E i tre, più
giovani, figli, di chi?
Intuisci chi sia Mariolino, è aggrappato al padre che con accento lucano tiene
orgogliosamente banco. L’immobiliarista.
Delle due ragazze che sbirciano i cellulari quasi di nascosto, dissimulando
l’attesa di chissà cosa, quale sarà l’Anna che non può allontanarsi dal padre
per studiare?
“Guarda che anche quello all’angolo ha venduto 50 metri quadri a uno che li
affitta a a 700 al mese”
“Settecento ?”
Perché la voce può trasmettere tre punti di domanda solo per compiacere chi ha
fatto un’affermazione ?
Mariolino ha sonno.
Si abbarbica al collo del padre, e l'uomo che parla è visibilmente compiaciuto
di quelle braccia, gambe, ciondolare di testa che gli fa espletare in pubblico,
senza nemmeno dover alczare la voce per farsi sentire, un ruolo. L’immobiliarista
improvvisato ripete almeno quattro volte, prima di dare al via al levarsi del
gruppo dalle sedie, che sì, forse è ora, è meglio tornare a casa.
Per alzarsi ci mette almeno altre cinque considerazioni sul futuro, con
Mariolino che in un guizzo annuncia, nell’indifferenza totale che lui forse
preferirebbe Riccione a quei lidi.
Poi torna all’albero paterno. Aggrappato al sonno.
E tu, seduto lì, che avevi un bel po’ di pensieri. Tuoi.
Che sei scivolato su di loro al tavolo vicino nel giardinetto stretto tra il
muro e le siepi di ligustro del marciapiedi, con lo sguardo e ci sei rimasto, e
li hai trovati in perfetta sintonia col trancio di pizza riscaldato e la birra.
Troppa per quel triangolo rosso pomodoro un poco crudo.
Sarà stata colpa della serata afosa, anteprima di un furioso temporale al
mattino dopo, del cibo che di quella sera poteva farsi emblema. Di quella birra
che manco gradivi.
Hai preso il caffè al bancone, nemmeno più seduto, come se stare lì scottasse,
rubasse tempo e umore alla vita. E andarsene via in fretta fosse una necessità
reale e e vitale.
Sulla soglia della porta hai incontrato la moglie
dell’uomo-albero-Annanonpuò-700euroalmese-MilanoBolognaalmassimounoraemezza, che
usciva dalla toilette della pizzeria.
Le hai aperto la porta, poi prendendo dalla tasca una sigaretta e fermandoti
sulla soglia ad accenderla hai deciso.
Che non comprerai una casa ai Lidi Ferraresi, se avrai altri figli - a scanso di
problemi - non saranno Mariolino e Anna i nomi. Che resterai a vivere ancora una
decina di anni almeno a Milano.
E che per un po’ di tempo non avrai voglia di pizza.
Mentre loro parlavano ancora sul marciapiedi e diluivano i saluti, sei salito in
auto e hai ritrovato, immobili come li avevi lasciati, ad attenderti, i tuoi
pensieri.
Il cielo si era fatto luminescente di nubi e a tratti nero.