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Tolta la chimica e la sicurezza del suo guscio innaturale protettivo
di mesi, ora si fanno i conti con il vuoto di forze e la necessità
che sia il corpo a riprodurre ciò che da fuori arrivava, mi
sosteneva e mi serviva. La sensazione è quella di avere un foro invisibile e introvabile per chiuderlo, attraverso cui l'aria sia scappata e sfugga a tradimento, lasciandomi a tratti come svuotato. O che qualcuno per dispetto abbia sfilato via la sedia da dietro mentre mi sedevo. Ce la farò, lo so, anche se non reggo ancora la salita e le gambe sono ancora tagliate, passo passo. Sono un rinato, è destino oltretutto e nemmeno scelta o dubbio, che ce la debba fare. E un obbligo d'onore e un patto d'amore - mio - con la vita.
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