Il bacio e il sorriso
(ovvero: l’uomo che vendeva i sorrisi)
 

 
 
 
 




C’era una volta, anzi una volta c’era.
Oppure no, diciamo che c’e’ ancora.
O ci sarà.
Oppure che c’e’ sempre stato.
Ma in fondo cosa importa.
Se c’era, c’è o ci sarà.

Perché il discorso verte sul sorriso.
Che è, in fondo in fondo, solo una smorfia.
La contrazione volontaria o involontaria di centinaia di muscoli del viso.
Lasciatelo dire all’uomo che baratta i suoi baci al prezzo di un sorriso l’uno e viceversa.
Senza inflazione.
Senza sconti né maggiorazioni, anche se il sorriso attiva anche i muscoli più lontani, quelli che battono da soli. A volte.
La contrazione di centinaia di muscoli piccini. Sale fin dalle orecchie il piccolo sforzo muscolare, scende nel collo, inarca la fronte a farsi arco agli occhi...
Più muscoli attivati da un sorriso che da mille parole dette o anche solo pensate. Poca fatica dire, in confronto al movimento che agita l’onda che poi si fa sorriso.

C’e’ il sorriso che vuoi fare, quello che devi, quello che cerchi nell’inventario muscolare del tuo viso.
Quello che rassicura e dice ecco,... ci sono.
Serve a dare forza, è il sorriso che si fa trasfusione insomma.
Poi quello che usi come scopa a spazzare le nuvole e lo sporco della vita. Quando ti accorgi che lì, sul pavimento dove avete camminato sono rimaste briciole scartate, frammenti di discorsi mai conclusi, silenzi che hanno macchiato di ruggine i pensieri.
Allora azioni, nei giorni più felici si aziona lui da solo, il muscolo che spazza tutto. Quello che trasforma anche il sorriso in vento. A fare cambiare aria ai tuoi e ai suoi pensieri. Ecco, basta tenere gli occhi e la finestra aperti e il sorriso fa la sua pulizia miracolosa. Meglio di mille parole, che anch’esse a volte hanno le loro scorie.
Poi c’e’ il sorriso della promessa. Quello del patto, sorriso che si incrocia e che si scambia.
Sorriso degli amanti, a volte con un velo di malinconia per i giorni mancati, quelli che sai che mancheranno, quelli che sono irraggiungibili, di qui alla fine dei giorni del mare e delle acque e alla rifusione totale delle terre in una sfera sola.
Il sorriso di due solitudini che si fanno sorriso solo, per poi disgiungersi e riunirsi ancora nella danza dei giorni e delle luci e ombre.
Il sorriso del patto sbilanciato, quando lanci la testa ed il pensiero oltre ogni siepe.
Quando rincorri i tuoi pensieri senza raggiungerli mai e ti compiaci del fiato che si accorcia e della corsa che diviene accelerata.
Il sorriso per il corpo che conosci o che scopri. Un altro ancora.
Quello che carezza come una mano e scorre a disegnare una seconda pelle sulla sua.
Quello che si nutre di ombre, di anse, di odori, quello che sfuma ogni dettaglio e ne fa una foto sola se la guardi da lontano. Infinito collage di polaroid se ti avvicini.
Il sorriso a naso aperto e occhi spalancati.
Il sorriso poi che schiude il sonno..
Quello che accoglie il riposo. Quello di chi guarda addormentarsi e di chi si addormenta.
Chi si addormenta col sorriso del commiato delle ore e non del sempre, dorme sorridendo poi.. l’avete mai notato?
Ecco. I sorrisi.
Io li vendo.
A poco.
Mi basta un bacio.
E’ il mio baratto. Non è un prezzo iniquo, credo.


Dedicato, ai piccoli muscoli che azionano il viso.