Il Bel Film


 

 

-E’ veramente un bel film –
Nel buio della sala l’uomo e la donna, seduti a fianco, seguono il fascio della luce che disegna sullo schermo figure, ambienti ed emozioni.
L’uomo abbraccia al donna, lei ha una mano posata sulla coscia di lui, a metà, a imprimere il calore alla carne sotto i pantaloni.
Hanno il respiro parallelo.
Scandito dall’evolversi della storia.
Accelerato quando c’è la corsa, o una scena di passione.
Poi quasi fermo e sospeso, la musica della colonna sonora in questo aiuta e quasi batte il tempo, quando la scena si fa più inquietante, o triste o si vela di ombre.
Hanno respiro parallelo come se anche il loro fiato fosse parto di sceneggiatura.
A volte lui si volta sul lato.
Il braccio in quel gesto avvicina lei, la muove cingendola, a scivolare con la bocca sulla sua bocca.
In quei momenti il film scende dallo schermo e accoglie loro.
Le loro lingue si carezzano in quel bacio, dapprima piano, quasi a saggiarsi e poi a cercare, ognuna quasi a sfida e voglia di piacere, la via per arrivare in gola.
Carne morbida, umida di grotta, pulsante, duttile se batte sul palato o contro i denti, forte a spingere, scostare e sfregare l’altra, rubarne saliva e sapore.
Poi tornano a scollarsi, come se fosse stato un fermo immagine e non un bacio.
Con la pelle delle labbra che offre quasi resistenza, umida, incollata, a quel distacco.
E il film si fosse solo sospeso, restato immoto quasi, per il tempo di quel bacio.
La mano della donna adesso è anche risalita, e calza, sotto il golf leggero che l’uomo ha in grembo, alta, sopra la coscia. A coprire di caldo sotto i jeans il sesso del suo uomo.
E con la musica del film, che sale e pompa ritmo, la scena vede anch’essa un uomo ed una donna seduti in riva a un mare, la mano sulla coscia, parallela, quasi in automatismo con quella situazione, lo accarezza, lenta, senza fretta. Come se carezzasse non la tela blu slavata, gonfia ora sotto quel tocco, ma un gatto, o il collo docile di un cane.
La mano che fa crescere, a ritmo lento, fotogramma di tensione, la tensione.
Che si sazia del contatto e di quel tendersi e pulsare.
E il film si svolge e si dipana sotto quel maglione.
Segue le note dallo schermo, i chiari e gli scuri delle scene.
La concitazione di un dialogo che si fa litigio.
Poi lo scemare della voce in una scena che si trasforma da colloquio in amore.
E la violenza di lei, sullo schermo, un primo piano sotto di lui, in piedi, presa contro un albero un mattino, a gambe larghe, schiacciata con la maglia risalita sulla schiena, a prendere e serbare, impresse nella carne della schiena, le tracce del legno e dei suoi nodi, sotto la spinta delle reni di lui che la inchioda.
La mano ora serra, sotto il maglione, la carne e il tessuto, attraverso i pantaloni.
Spreme e scuote.
Strozza fino a far male.
Corre, serrando, facendo sfregare il tessuto ruvido col correre sempre più convulso della mano contro la carne viva, rossa tesa e pulsante. Fino a sentire caldo e umido sotto di sé, la macchia che si allarga e dilaga, a rendere blu scuro il tessuto, sotto il maglione all’apparire dei primi titoli di coda.

-Era veramente un bel film –
L’uomo ci pensa mentre torna a casa.
Ripensa all’emozione, al coinvolgimento nel fare sua una pellicola che aveva in sé sesso e amore.
Gli attori erano anche bravi.
Sembrava tutto vero.
I baci, la gioia e la rabbia, l’avventura il sesso e la voglia, la tensione, la gioia e la disperazione.
La storia di un uomo e una donna, anche sullo schermo.
Della ricerca di lei e del fermarsi stupito di lui di fronte alla passione. Sembrava vero.
Sembrava un vero amore.
Ma il cinema è, inevitabilmente, per definizione, solo finzione.
Inganno e illusione, a volte oltre il limite dell’arte.
E mentre era lì, col cazzo prigioniero in quel tessuto e in quella mano, aveva creduto davvero che fosse quell’attrice a serrargli i pantaloni.
E i baci di quel film, potenza della suggestione erano quasi più reali di quelli che prima si erano scambiati loro, da spettatori.
Merito della musica.
Merito della magia dell’illusione.
Di una bella storia scritta così bene da sembrare vera.
Merito della fantasia dello sceneggiatore. Che senz’altro aveva immaginato e vissuto anche lui, scrivendole, quelle scene.
Il cinema però è finzione.
Non era vero nulla sullo schermo.
L’uomo è uscito da quella proiezione nel momento esatto in cui ha bagnato insieme ai pantaloni, caldo e bianco sotto il tessuto la mano della sua compagna, seduta lì. Al suo lato.
Di quel film da un’ora trenta, ricorderà, forse, per un paio di settimane il titolo, le scene principali.
Qualche più forte emozione.
non era poi nemmeno così bello, si troverà sicuramente dopo, a commentare, uscito col ricordo dall’ultima ombra della sua suggestione.
E poi, loro due, vanno al cinema davvero spesso.
Per lui il cinema è quasi un’ossessione.
Ogni volta è una passione.
E di quel film che si confuse e mascherò, complice il buio della sala e la stagione fredda che imponeva ancora il maglione, da amore, resterà poco.
Probabilmente anni dopo, l’uomo ne cercherà il titolo nel dizionario della cinematografia.
Prenderà il Mereghetti, cercherà l’anno e arriverà al titolo o al nome dell’attrice di cui durante il film credette di essere caduto in amore, solo perché magari ricordava della colonna sonora una canzone.
Un film è un film, nel bene e nel male.
Dura meno di due ore. E ogni giorno rinnova la programmazione.
Serve a vivere anche un film, ma la vita di ogni film è in ogni sala della città, e, soprattutto, fuori dall’illusione, è altrove.

NdR:
l’uomo e la donna la settimana dopo andarono a vedere un film carino di animazione.
La scena del maglione lì, merito o colpa del fatto che ben diverse erano le emozioni, non ebbe ripetizione.
Era anche questa, dopo tutto, una nuova dimostrazione, che il cinema è solo arte e suggestione.
Al buio della sala, anche l’autore, ora, finita la scrittura, aspetta solo che cominci un altro sogno.
E una nuova pellicola cominci la proiezione.
Le luci della sala sono spente….spegnete i cellulari, silenzio per favore.
Credo che sia, anche stavolta, almeno per un paio d'ore, la rappresentazione da sette euro di una bella storia d’amore.