La pioggia di ottobre

 
     

 
 
 
Ricordo.
Che un anno fa pioveva, oggi come oggi.
Ricordo che aveva fatto una fine estate e un inizio di autunno stupendi, col corollario di colori, sapori di stagione, luce e sole che nemmeno scegliendolo da un catalogo illustrato - di quelli esorbitanti e trionfali di una volta, quando non era ancora la televisione a venderci ogni cosa – avresti avuto o potuto scegliere di più o di meglio. Poi il 25 iniziò a piovere.
Come se il sole non fosse stato più così strettamente necessario.
Sentivo la pioggia sui vetri della stanza non mia. Iniziò col vento, poi fu solo tamburo ininterrotto di gocce fitte ma morbide e suadenti.
Le vedevo scivolare, ero vicino a una finestra abbastanza grande da poter vedere i tetti piatti, gli alberi, le gocce in picchiata sinuosa lungo il vetro.
Come stringhe umide di una iperattiva tenda. Mi bastava volgendomi verso la luce metallica, grigio argentea.
La luce umida. Incredibile e mai usuale che solo la pioggia in città sa avere.
Ricominciò col sole giorni dopo, quasi una settimana di pioggia continua, senza clamore, una pioggia sussurrata con insistenza. Il venticinque iniziò la pioggia.
Uscii il trenta, al mattino avanzato, non pioveva. Non c’era più il sole del settembre ma la pioggia aveva scostato un po’ la sua ininterrotta tenda. Continuò a fasi alterne nella giornata, quasi una pioggia del nord del continente per un mese circa.
Ricordo che cominciò il venticinque, al mattino presto quando mi fecero svegliare la notte aveva solo il suono della pioggia contro i vetri e la paura mia di non rivederla.