La strada volta a destra

 
 
 
La strada volta a destra.
Al bordo del sentiero che parte affiancato e poi si inerpica sulla pendenza a lato, verso i faggi sparpagliati che si addensano a breve distanza e cingono col verde delle foglie a corona il tetto della casa, facendosi sfondo e chioma sopra le tegole rosso brune.
L'uomo e la donna in auto non parlano.
Lei siede, sprofondata sul sedile, il busto quasi insaccato e il sedere scivolato a bordo della seduta in panno verde chiaro. Le braccia alte, le mani intrecciate dietro la testa, tra poggiatesta e nuca.
I capelli corti castani spettinati.
Un ricciolo sulla tempia, corto a farsi virgola come se qualcuno lì l'avesse disegnato.
Cambio di marcia.
L'uomo posa la mano sul pomello lucido e nel muoverlo a scalare posa l'occhio sulle gambe della donna.
La gonna, corta, plissettata, scozzese come quella di una studentessa in un film americano, mossa sulle ginocchia è alta sulla coscia. Nello sprofondare la donna ha scoperto le gambe, la gonna bloccata sul sedile sotto il culo e l'ombra calda del muscolo che esce dal tessuto e scivola scura tra coscia e coscia. Cosce leggermente allargate sul sedile.
L'uomo la vede, le vede, sorride.
E la sua testa si perde.