love letters

 

 

 

Vediamo un po’.
Che cosa resta.
Cosa si perde e cosa si ritrova.
Di te quel balzo al cuore. Quell’aggressione senza sosta ai miei pensieri.
Quel farti acqua e la mia voglia a farsi spugna.
Assorbire e prendere ogni volta forme imprevedibili e nuove. Fino a grondare e dire: “ma è impossibile che chi mi circonda non lo veda, non lo senta, che la scia non sia visibile fino ai miei piedi”.
“Che non si veda come trasudo ora, come porto con me il calore, l’umido del tuo pensarmi, l’odore della pelle che muta al crescere della tensione e del piacere”
In mezzo al mondo io mi sento manifesto affisso a un muro che spalanca il suo sentire.
Quel sentire brulicare dentro, peggio di un’allergia, insistente, il pensiero che esce per poi rientrare, il risveglio che riannoda l’inizio del sonno e scivola a svegliarmi il sesso mentre la testa ancora non ne vuol sapere. I tempi delle nostre attese.
Quella finissima tortura che quando ci sei e sei presente colma e riempie e sembra eterna e infinita nel tuo rimanere ma poi lascia una grotta quando sei via. A urlare delle risacche che entrano dentro ad ogni muoversi del mare.
La grotta l’hai scavata tu, ad ogni arrivo e ad ogni addio, emozione dopo emozione.

Sei la mia maschera e il mio respiratore.
Sei le mie ali quando nemmeno avevo voglia o pensavo prima di vederti di immergermi o di volare.
Sei il cibo da mordere e l’acqua salata agli occhi che amo leccare e bere, il filo teso tra due palazzi dove con vertigine io che del vuoto ho anche paura mi inebrio a camminare.
Il buio che sa di umido e la luce che sa di mare e sale.
Mi trasformi in favola, per te so essere assassino o eroe, leggimi negli occhi quello che sto per diventare, son trasparenti perché di fronte a te son disarmato e non sono in grado di mentire.
Che tu ci sia o non ci sia, che stia per fare ritorno o ti allontani come in un film francese vecchio, bianco e nero virato al grigio, io ti amo. Necessito di te. Mio cibo.
Mia passione.
Mio motore alimentato a baci e sudore.
Battito di vene al polso che nessuno potrà mai tagliare.
Necessito, ho necessità vitale, quando con te sto bene e quando con te sto male. Quando sto per prenderti e tu ti neghi o ti lasci afferrare o lotti per il piacere di giocare e quando scivolo nel sonno dopo averti stretta, ascoltando il tamburo del tuo respirare, tenendoti legata dalle mie braccia che sembrano infinite ad avvolgerti e a farsi nodi per il tuo riposare.

Senza di te io sono nulla. Ti colmo mentre tu mi colmi dandomi crampi allo stomaco, tensione, agone, ingegno e follia.
Facendomi ricordare che un cuore e un sesso pulsano di sangue non a caso.
Che è denso, carico, e nessuno lo può diluire nè allungare.
Che il sangue da respiro e anima la mente. E riscalda ogni piacere.
Vena contro vena, un ritmo alterno, sincrono, vitale.
Io sono innamorato. Eternamente e con il delirio piccolo, eternamente infantile, della mia fragile follia.
La strada ha mille curve ma per paradosso non vuole né può né si sa fermare.
E io so solo camminare.
Sono innamorato.
Innamorato da sempre e sempre.
Innamorato irrimediabilmente dell’amore.