L'uomo dopo la pioggia. L'uomo cammina per la strada in
salita.
Esterno notte.
La pioggia ha lasciato scie che accendono percorsi di luce ai fari
delle auto. L'uomo guarda le scie per un attimo diventate luminose e
nota come seppure parallele e a distanza uguale poi, in curva al
minimo cambio di direzione perdano parallelismo, si avvicino e a
volte addirittura trovino incrocio nel cammino.
L'uomo guarderebbe ogni cosa nel suo cammino.
Ogni cosa.
Pur di non pensare.
La strada ha volte e angoli anche secchi. L'uomo prosegue come se
fosse parte dello scenario e non autore dei suoi passi.
Sono circa le dieci e ha smesso di piovere alle otto.
L'uomo è in strada dalla fine dell'ultima goccia. Come se con la
goccia si fosse dato appuntamento.
La strada è deserta quasi.
La pioggia ha rintanato in questo lunedì le lumache nelle case. Il
lunedì poi.
Il giorno del contro-giorno.
Dopo il weekend, persino le pizzerie sono chiuse e i riti che si
sono svolti fuori dalle mura per almeno tre giorni tornano a
celebrarsi, con la sordina della nuova settimana più in privato.
Difficile che si esca il lunedì.
Il contro-giorno. A meno che la tristezza accenda il passo.
A meno che il pensiero sia scomposto.
L'uomo pensa a una donna.
Lasciata indietro solo la sera prima.
Nel piatto sporco della relazione consumata. Accatastato nel lavello
coi bicchieri, le posate, gli altri piatti e le stoviglie tutte di
una cena di commiato.
La donna è tornata, altrove.
Nemmeno forse da dove era partita all'inizio dei loro pasti e delle
loro cene. L'uomo cammina in silenzio e dondola senza pensare nei
pensieri.
L'uomo potrebbe chiamarsi Franco.
La donna Sandra.
La strada che ha trovato il piano adesso, a pausa tra due salite, e
pozzanghere più fonde, quella che porta a casa di Sofia.
Sandra
Sandra.
Franco ricorda bene il primo incontro, lo scontro casuale uscendo
dall'ufficio. Il seno di lei contro il suo petto e tutte le carte
rotolate a terra.
Si chinano entrambi di scatto, goffi per l'imbarazzo dell'impatto.
Le teste sbattono lievemente mentre le quattro mani raggruppano le
carte.
Il riso per lo scontro ripetuto.
Si guardano in faccia.
Ridono come se si fosse rotto un muro.Franco vede di Sandra i denti
bianchissimi suonare alla risata.
La piega delle labbra mentre ride.
Gli occhi che ridono a tempo seguendo il suono.
Ti offro un caffè.
Sì ma lasciami riporre queste carte, con te mi sa che debbo stare
attenta, le faresti cadere di nuovo.
La risata si ripete.
Meno istintiva e immediata. La risata è mediata dall'invito al caffè
e alla conoscenza.
E' altro tipo di risata.
Franco carezza il corpo di Sandra che lo precede, nel corridoio
affiancato da porte quasi tutte chiuse. Segue la curva del corpo con
lo sguardo.. come fosse una mano che carezza a pochi centimetri dai
fianchi, dalla schiena, dal sedere… pochi centimetri scostata, a
carezzare e disegnare con una linea d'aria.
Sandra sente la linea d'aria più calda sul suo corpo senza nemmeno
voltarsi.
La sente e basta.
Sorride.
Prima o poi diventerà, in un giorno che non avrà necessariamente
conosciuto prima l pioggia, lontano da un ufficio dove un uomo
inciampa in una donna, lontano da casa di Sofia e da una cena
interminabile di addio su un tavolo di cucina ingombro,
definitivamente un semplice racconto.
Prima o poi diventeranno quello che sono nati per essere guardandoli
adesso, persone, personaggi.
A cui rubare l'anima anche adesso.
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