Le Ombre, la Notte. La Luce.

 

 


            

 

 

Come finisce un film e si riaccendono le luci in sala, ogni sera.
Come finisce una piccola cosa.
Come si spegne una luce.
Il soffio di una parola che non arriva muove più foglie del vento.
Una figura che sfuma nell'ombra, non toglie nulla al suolo dove proiettava se stessa nei passi, e non lascia nemmeno un vuoto, nell'aria che prima occupava.
In Giappone sanno che non si gioca a ping pong contro i muri. E' inutile schiacciare, scansare, preparare la battuta.
La pallina bianca si fa solo rumore fesso, dopo che batte il muro. Non rimbalza nemmeno.
Cade. Rotola un poco e poi si fa silenzio anch'essa.
Pensa adesso ad un silenzio. Che sia chiuso in un altro silenzio.
Poi, scappa!
Prima che, rimbombando, il silenzio ti scoppi dentro.

Come si volta la schiena.
La schiena non ha occhi.
Natura previdente l'ha protetta.
Non ha l'impulso nemmeno quindi di guardare. Vedere? Vedi con la coda dell'occhio, quasi alla spalla, più indietro, se forzi, l'occhio fa quasi male e perde la visione.
Guardare dietro la schiena. Solo figura retorica. Esercizio di stile.
La schiena non guarda. Per questo la volti quando ti allontani.

Come finisce la sete.
Bevendo.
Non pensando di bere.
La storia narra di un disperso nel deserto. Ultimo sopravvissuto, sfuggito alla Legione.
Ha rifiutato di sparare ai bambini del villaggio sull'altopiano. E ora fugge per salvare l'onore, no, onore è parola da... Legione. Salva se stesso, solo.
Il che a pensarci bene per questo film è anche troppo.
La fonte si cela lì, nemmeno un vero palmeto.
Non ci girerebbero nemmeno un film di seconda scelta, potendo, a budget limitato. Ma c'e' la fonte.
Non acqua da bottiglia, quasi poltiglia e sabbia e torbido, appena sfiori il pelo a cercare il fresco per la mano.
La sete finisce bevendo.
Non pensando di bere.
L'uomo della legione beve. L'acqua non sapremo mai se era buona, buona davvero, se l'avrà ucciso dieci fotogrammi dopo, se l'urlo suo esce poi dalla pellicole, che si è lacerata a furia di continue proiezioni.
Aveva sete ed ha bevuto.
Quanto meno non sarà per sete la sua morte. Unica certezza ad unica scelta.

Quando finisce il film sullo schermo e si accende la luce e lo riporta a pellicola piatta e senza dimensioni.
Quando finisce un amore.
Quando finisce una giornata. O la pellicola vecchia.
Si riaccendono le luci e gli spettatori tornano per incanto in sala.
Rientrano dal film e li ritrovi seduti.
Rivedono l'uomo che era seduto davanti già un'ora prima.
La donna che mangiava caramelle a lato...tre posti vuoti in mezzo.
La donna che hanno vicina e quella che a te ha sorriso prima, sembra una vita in mezzo, era un film ma mentre correva era una vita, alla biglietteria.
Allora l'hai notata, ora invece la vedi.
Ombre rosse.
John Wayne ricolorato.
L'amore non lo ricolori.
Il film è finito.
La sala svuota, di persone e di rumori. Si appresta a nuova vita per domani.
Quando finisce un film.
Ritorni per incanto al mondo che vivevi.
Ricongiungi i due spezzoni che Ombre Rosse ha tagliato.
C'è solo un piccolo salto in mezzo.
Nella velocità della vita diventerà impercettibile come quelli della pellicola sullo schermo, prima.

Quando finisce un film.
Alla porta incrocerai ancora quello sguardo di un'ora e mezza prima.
Ti accorgerai allora di quegli occhi.
Prima li avevi visti, ora li guardi.
E dopo gli occhi tutto. Con sguardi che percorrono incrociati.
Curiosità promessa in un incrocio visivo.
Tempo di un fotogramma perso in tutta la tua vita.
Quando finisce un film. Domani ce n'è un altro.

L'operatore in sala chiude le bobine nelle scatole grigie di metallo.
Preparerà poi le nuove. Per domani.
Quando finisce un film domani ce ne è un altro.
Sorridi alla donna dei due incontri, entrata e uscita. Lei ti sorride.
Quando finisce un film.. domani ce ne è un altro. Lo vedrai con lei, se osi solo un poco, ora.
Tu osi.
Bevi quell'acqua Legionario, schiacciala ora la pallina bianca, ma non farla cadere, fa che lei risponda, mettiti poi contro la luce che lei si affascini anche della tua ombra.
Quando finisce un film.
Finisce un amore.
Domani cambia il film.
Stanno già mettendo i manifesti nuovi.


A chi si chiede ora… ma dove è il racconto? Beh...
Questo è un racconto.
In fondo.
Gli elementi?
Lui, lei che si fa ombra e silenzio e sfuma, l'altra, che rinnova.
Almeno due film che ami e che hai scelto di vedere.
Una storia piccola che muore perché ha sete e non beve e perché il film era muto e non aveva suoni.
Un Legionario, due volte coraggioso, con il presunto nemico e con se stesso.
Tante persone intorno, sedute nella sala, nel villaggio sull'altopiano, al palazzetto dello sport a vedere i campionati di ping pong.
Una nuova storia d'amore, un'attrazione che avrà accelerazioni e lampi e tuoni e suoni, che nasce.
Cosa cerchi di più in un racconto?
Una pallina da ping pong che non si rompe e rimbalza ancora, dell'acqua che non sia avvelenata, un poco di coraggio del protagonista ad affrontare la vita, un velo piccolo di tristezza per il passato, ma il velo passa via veloce come il salto della pellicola giuntata, non è successo niente.

Non perdi nemmeno del film la trama, e un carico di vita che si schiude, nuovo.
Non basta?
Ah.
Dimenticavo, ancora un regalo.
Un nuovo film domani.
E poi domani ancora.
Ancora.Ancora.Ancora.
(Qui ci metto il punto, se no non termino mai, e torno a fare la fila davanti alla biglietteria.)