Il Perchè e il Percome     

 

Dev’esserci davvero una ragione.
All’uomo che guarda dalla finestra e si domanda sul tempo che ne influenzerà i passi, hanno insegnato sino da bambino che una ragione c’e’ sempre. La ragione.
Il paletto della logica.
La consecuzione, anche la congiunzione a volte, a spiegare cosa lega il prima al dopo.
La ragione è un’ancora.
Un’anello fissato nello scoglio.
Chi ha insegnato all’uomo che guarda la religione della ragione forsevoleva solo dargli un aiuto,
porgergli una mano. Dare strumenti. Forza. Aiutarlo..non si dice forse..farsene una ragione?
Il cielo era grigio ieri e piovoso di gocce che erano afa e non sollievo.
Pioveva caldo e non respiro.
Oggi è azzurro di scatola da pastelli.
Un cielo fatto col pantone. Il numero del pantone?
Non è importante.
Basta guardare e vedi che non è vero quasi, sembra stampato.
E allora, dal grigio caliginoso che si incolla alla camicia, che ne fa seconda pelle poi sul petto, al trionfo delle luci, anche se il mondo intorno è sempre quello.
L’uomo alla finestra se ne fa una ragione.
La meteorologia è una scienza.
Anche.
Poi l’uomo apre il rubinetto perché ha sete.
L’acqua prima non c’era o più probabilmente si celava altrove.
Ora gli scende e lava l’arsura della bocca, della gola, lo stomaco, secchi dal fumo di troppe sigarette.
Non c’era e c’e’. Ora giri il rubinetto e si ferma.
La ragione.
Necessità sempre e comunque di una spiegazione.
L’uomo pensa che in fondo però, nascosto, c’e’ ben altro.
Il cielo ha cambiato solo umore.
L’acqua aveva solo voglia di correre un pochino.
Sono capricciosi.
Così.
Senza ragione.
La piccola rivincita quotidiana delle cose, quando non guardi per un secondo solo magari, e loro in quella piccola frazione si spostano da sole, dispettose.
E dopo lo sguardo, al suo ritorno, ha la sensazione che non fossero così solo pochi secondi prima, quando lo sguardo ritorna e fa domande alla ragione.
L’uomo chiude la finestra, e attraversa la stanza.
La porta, il corridoio, la prima e la seconda porta.
Resta la stanza vuota, la finestra due porte un corridoio e il rumore della chiave che gira nella toppa.
Dove sia andato l’uomo non è dato saperlo.
Ora.
Adesso.
E’ andato certamente perché aveva una sua ragione.
Fuori il cielo è ancora azzurro di pantone.
L’acqua spinge ancora nel tubo come sempre, serrata dal rubinetto cromato, con la stessa ostinazione.
Senza ragione.
Perché è il loro capriccio di giornata.
Dell’uomo che guarda, del cielo capriccioso e dell’acqua che non riesce a stare ferma.