Quindici righe approssimative e approssimate

Ovvero, scrivere un racconto in (circa) quindici righe

 


            

 

 

1.Nel bosco sospeso ai margini della strada, la notte avvolge il filo del ricordo e l'uomo cammina. Passo affrettato a farsi ansia. Passo dopo passo col ritmo di caduta quasi della corsa.

2.La donna scende con passo volato e nasconde sotto il mantello, porpora nera, il segreto del piccolo peccato. Le mani affondate nelle tasche nere e calde del mantello.

3.La notte ha scivolo d'ombre, sospiro di foglia e tremito di vento, sotto la luna cupa di nuvola e tempesta. Lampeggia a tratti disegnando il contorno di alberi e paesaggio, bordo di luce sul nero ritagliato del profilo di alberi e cose circostanti.

4.Al fiume, l'uomo, quasi scivola sulla roccia liscia, e nel silenzio il tonfo del piede in acqua si fa tuono. Rimbomba di acqua schiantata e esplosa sotto il peso della scarpa.

5.Dal villaggio, urla di cani a rispondersi nella caccia ad ombre e aliti di abbaiare lontani.

6.Al tronco cavo la donna recupera il fiato, il cuore le batte come pompa e le tempie pulsano di vene grosse. Gonfie sull'occhio le vene sembrano serpenti.

7.L’uomo coi piedi gonfi d’acqua, le scarpe del peso del marmo nero venato, appoggiato al tronco, il petto a pompa di fiato. Suda di acqua piovana e sudore salato e denso.

8.La nuvola lunga, venata di rosso avanzato dal tramonto, stria d'ombra la notte. Il rosso si fa argento e sfuma in oro alla luce del lampo.

9.L'ansia dell'uomo ha spessore di sughero nel cuore, molle e rugoso, corrugato e scheggiato di dubbi e di rimorso.

10.Al masso della svolta, un ululato di cane a valle, l'uomo voltato, la paura nello sguardo aperto come un garage nella notte, sottoterra. Spalancati come un urlo ha gli occhi.

11.Sul sasso coperto di muschio verde, nero nella notte, il piede dell'uomo cade. Scivola sulla schiena, un sasso aguzzo nelle reni. A piegare vertebre e fiato tronco.

12.La donna segue, nella corsa, un sentiero di passi impressi pesanti dalla fretta, fradici di corsa e acqua, calcati e netti e poi sfuocati sulla pietra lucida di umido della notte.

13.La donna serra chiuso il mantello, avvolto come un drappo romano sulla statua, nero di velluto e lucido di notte, le mani in tasca, stretto e riportato sulla spalla, scosso nelle onde dalla corsa delle gambe, serrate, rapide come forbici sulla carta, sotto, all'ombra del tessuto.

14.L'uomo di schiena, la vertebra spezzata, inchiodato al suolo accoglie la lama nel petto, spacco di pesca fino al seme. Scivola di sangue la camicia incollata dal sudore, tinta di porpora nera e calda alla luce del lampo.

15. La donna lascia la lama alta, il manico è un paletto per vampiri e non manico da coltello, la mantella è schiusa ora e ansima sul ventre gonfio.
Tornerà al villaggio. A passi lenti. Il figlio nascerà a febbraio, notte di luna nuova. Lei racconterà che l'uomo è fuggito.
Una notte di settembre.
Con una luna da canzone e i cani in amore ad ululare nella valle.

PS: Non sono 15 righe.
Esatte esatte…