Sassi
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- Sono solo sassi - - Pietre fredde - - Conservati sul fondo di un cassetto - - Sono i calcoli renali di un amore. Eliminati con dolore - A questo pensa l’uomo. Seduto sul divano. A terra ha un pacco di giornali nemmeno aperti. Tre libri accatastati sul tavolino. Di costa si legge solo il titolo del primo. Isole nella Corrente. E torna con la testa indietro. Alle corse in salita e in discesa. Ai giorni inanellati. Ai pensieri nell’attesa. Al tremito del ventre. Allo sguardo che taglia e penetra come una lama e scioglie le ginocchia prima della lotta delle lingue. Al sapore della lingua e alla sete di saliva, al furto del respiro quando si rifiuta aria alle labbra. E la si ruba l’uno all’altro. Alla corsa delle mani sotto una maglia aderente, al tendere il tessuto e la cintura per arrivare a stringere, afferrare, marcare di calore il culo. Al balzo della voglia alle sole parole, al sospirare sciolto della bocca, la voce che sfuma in nulla caldo, mentre la sai in quel respiro di monsone bagnata, pronta, apparecchiata. E all’arrivo inaspettato nei pensieri, alle sue spalle quando lei è lontana, e l’uomo anche, quando si volta e lei èp come lì, in attesa, alle spalle. L’uomo si stira sul divano. Ad occhi semichiusi. E nello scivolare a farsi accogliere dall’inventario dei pensieri, col sedere schiaccia il telecomando dello stereo, rimasto lì da chissà quando. Il disco parte così. Quasi da solo. Dimenticato lì da giorni. The barrel-house told me My baby caught that train and gone The barrel-house told me My baby caught that train and gone It's all my fault I must have done somebody wrong, oh yeah Everything that happens You know I am to blame Everything this happens You know I am to blame I'm gonna find me a doctor Maybe my luck will change, oh yeah My mama told me These days will surely come But I wouldn't listen to her Said I've got to have some fun I must to did somebody wrong It was all my fault I must to did somebody wrong E mentre il disco corre sulla voce, l’uomo rannicchiato sul divano, le ginocchia tirate al petto e strette tra le braccia, chiude la sua porta. Poi prende un sacco nero con la scritta Comune di Milano e comincia dal cassetto in basso a fare pulizia. Di sguardi, tremiti, rincorse, pensieri e agguati e baci. Chiude nel sacco i sassi. Poi, mentre Elmore James finisce la canzone, scende le scale. Lascia il sacchetto. E scompare nella sera della via. La sera è quasi primaverile e la città, dai marciapiedi gli sorride. |