Un incipit

 
 
 
L'inizio è questo. E io non vorrei che fosse solo un racconto.
Io, lo vorrei, vorrei fosse un romanzo.
Di quelli che a una scuola di scrittura ti insegnano a vivere scrivendo.
Non sai come finisce, cresce scrivendo, sei leale persino col lettore in fondo. Scrivi e vivi. Sei in fondo, mentre scrivi il protagonista, ti infili nei suoi mille meandri, nelle sue gioie e nelle sue paure.
Lo immagino allora lungo. Ma non nella comune misura.
Lungo perché ogni tempo, ogni istante, ogni quadro, racchiude, se lo guardo, una sua piccola intima vita.
Perché, indipendentemente dalla lunghezza della vita nei suoi parametri convenzionali, e dalla lunghezza in cartelle con cui si misura la vita di una qualsiasi narrazione, man mano che scrivo, vivo inattesa scrivendola qualcosa che si dipana, cresce, si avvolge, torna e riparte.
Basta fermare il pensiero su una frazione di bacio, un attimo qualsiasi di ansia e o qualsiasi altro istante e si apre quasi una storia nuova, chiusa in se stessa e al tempo stesso contigua, comunicante, inanellata nel dopo e nel prima.
Cosa succede dopo?
Ai due protagonisti di questo primo atto ?
Poi, fai entrare in scena gli altri.
Scrivi e vivi, tifi scrivendo quasi per il personaggio in cui ti incarni. Lo animi dei tuoi pensieri se non proprio necessariamente della tua vita e della tua carne, e, per vizio e sfida, perché non sempre ti vuoi bene, a volte magari anche gli complichi la vita.
Metti salite. Arresti. Crolli.
Come la vita poi riserva davvero, come se lui davvero vivesse. Quasi ti accanisci come una concatenazione di eventi che gli remi contro.
La prospettiva poi, è vero, di quel che sinora ho scritto dei due amanti e del fantasma, non era così chiara in questa prima parte.
Si prestava a essere fraintesa per abbondanza e al tempo stesso carenza di fuoco e di dettaglio. Dopo, se scrivo e vivo creandola questa storia, se le do giusto corpo, tutto si riallinea.
Non servirebbe allora, se ci riesco, credo nemmeno spiegare senso e prospettiva.
Perché nel mio progetto tutto corre. Sussegue a se stesso. Riallinea il parallasse.
Così chi scrive e vive, così come chi legge e vive, attraverso quella lente, riallineano, capitolo dopo capitolo, il loro passo.
Ma era solo la storia di una domenica mattina, data scelta a caso, una casa lontana dai rumori come uno scrigno, un uomo e una donna con problemi di sonno e risveglio. E lo scherzo del desiderio.
Aspetta il seguito, tutto correrà meglio, se avrò testa e cuore di continuarlo. E tu, che ponendomi domande mi hai fatto vedere meglio quel che ritenevo ovvio, voglia di leggere e vivere ancora queste parole.
Capitolo secondo, titolo provvisorio, dettato dall'ispirazione del momento, "21 marzo, primavera"