Cento, non più di cento.
Il cinquantesimo drabble. In ritardo.


di Faber

 

“Quarantotto, quarantanove”
“Cinquanta”
Fu con un lampo ingordo che la donna strappò il piccolo pegno dalle mani dell’uomo seduto.
“Bene, vediamo cosa hai scritto…”
E si sedette meglio, perché era scivolava, quasi cadendo.
Scorse il breve componimento. Ogni parola, esattamente cento.
Poi il lampo soddisfatto cambiò colore, tono. Frequenza. Improvvisamente.
Si affannò il suo seno nudo, di aria e foga, scattarono all’istante polpacci e cosce. Si sollevò e affondò.
Una, dieci, cento volte. Scopandolo in punta di piedi, impalata sul suo cazzo, ove sedeva immobile da ore, tormentandolo.
Lo fece esplodere, premiandolo.
Così, svuotato e sciolto, in fondo al ventre.








 

 

cinquanta