Gli occhi della cecità
di Alemar


Aderisci alla mia pelle, di schiena.
La mano accarezza il tuo fianco,
leggo in braille la tua pelle in rilievo.
Immagino il capezzolo turgido proteso verso l’alto, chiama, desidera.
Il pensiero si è unito sul ventre, un velo di saliva ricopre l’ombelico,
come una lacrima di vino lasciata nel bicchiere.
Un alito di piacere a soffiare la voglia, a inciderne i tratti.
Vorresti voltarti, guardarmi, incontrarmi.
Devi ancora imparare che il desiderio nasce e vive con la privazione,
devi non avere per anelare, così che nel pathos risuoni l’eco del piacere
che fa vibrare come un sussurro la tua voce.









 

 

settantadue