|
Il fiore
di Mameha
Una rosa, di quelle sempre uguali e stanche dei
venditori cingalesi, la sera per strada.
Siamo una decina, dobbiamo decidere il da farsi. Una bionda e un medico,
la matrona e il messaggero, io e te, altri uomini.
Lascio fare, speranze vibrano.
Senza volerlo, senza saperlo, la mano porta il fiore alla bocca e i
petali sono unghie da rosicchiare. Denti e labbra traducono l’agitazione
che ho dentro.
La ciancico biascico mordicchio umidifico, il petalo stretto fra i denti
come pelle, solo un’incisione leggera, subito guarita dalla lingua
carezzevole.
E tu sornione che gusti i loro sguardi increduli, ingordi, d’invidia.
|
sette |
|