La Dea
(quand’ero giovane bevevo donne e vino)


di Giorgia Rebecca Gironi

 

Aveva scarpe nere dagli alti tacchi, su me creava percorsi e onde di graffi.
Dal basso la guardavo, vetta inesplorata: notte dai lunghi capelli, due stelle al posso degli occhi; labbra di Venere, braccia di marte.
Roteava il polso ad ogni ammiccamento; mostrava il collo e il sudore che vi gocciolava, scandendo ogni sussulto.
Lì sul deserto della sua pelle avevo sempre sete.
Strisciavo restando fermo, annaspavo preghiere.
Statuetta di terracotta, dammi da bere. In cambio di me, dammi da bere. Una lacrima, il tuo sudore.
Dammi da bere, pregavo, e lei era benevola.
Nel mare della sua voglia m’annegava.







 

 

cinquantadue