Bevevano lo stupore
dalla stessa fonte, l’amore
commensurato al tempo dolce e amaro
a non finire.
Nel profumo delle sieste, dagli
angoli intimi del corpo, lei vedeva
zampillare l’acqua e lui sentiva la
linfa risalire la pianta.
Come se fosse stato il gemito del
silenzio, il verso che proveniva dal
corpo era inestinguibile.
Assaporavano il mondo in ogni suo
particolare, poi quando la curva
delle reni fendeva il limite,
accrescevano la musica squisita,
schiudevano un cantico esclusivo.
Nel tepore dell’accordo, erano dono
senza condizioni, un capolavoro
incustodito.
Avevano nel cuore il volo delle
rondini e nel sangue l’ebbrezza del
Principio.