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Scrittore e
fotografo, come gli esploratori dell'ottocento, a caccia di minerali,
piante, città perdute nella giungla o in un deserto.
Una battuta di caccia grossa.
Fotografando e cacciando, però, piedi. I propri, o piedi conosciuti, oppure
piedi sconosciuti, nudi, calzati, impegnati nel riposo o nella visita a
un museo, nello sport. Al lavoro.
Per ogni piede raccontando una sua storia.
Nata guardandolo, per la curiosità di una scarpa, di un abito sopra la
scarpa, di una situazione, fosse normale, fosse bizzarra. Lasciando
libera la fantasia di inventarsi ogni volta, per ogni piede, una intera
vita.
E adesso, a caccia... |
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No. Non ho bevuto. Oppure, sì. Lo confesso ho
bevuto.
Due aperitivi e tre bicchieri di Arneis. Ma cosa c’entra?
Che c’entra con lei, con lui, con loro? Sono solo sconosciuti. Passi nel
silenzio della via o nel rumore dell’ora congestionata. Vite non mie.
Che rubo. Sì, avete in mente come si muovono i vampiri nella notte? Beh,
a me non necessita nemmeno la notte. Li guardo. Li scruto. A volte quasi
si accorgono di me come se ne sono accorti loro. E io mi giro, mi volto,
inquadro il cielo. Fingo. Mi nego, mi dissolvo nel nulla della via.
O almeno ci provo. Come con loro due. E clic, scatto.
L’immagine non è delle migliori, ma si vedono i piedi e la posa delle
gambe. Accavallate lei, e fuma, tiene la sigaretta come se fosse un
simbolo di maturità, mi fa sorridere a guardarla, dev’essere per questo
che mi ha notato e ora sospetta. Lui invece ha i piedi per terra, parla
con voce matura, un po’ posata. Quella di lei invece ha crepe, a volte,
vuole sembrare più di quello che è, ostenta sicurezze che non ha. Credo.
Lui ne è affascinato. Recita la sua parte di maschio cosciente. Avranno
sì e no cinquantacinque anni in due. Meno di quelli miei da solo.
Lei fuma, sbuffa il fumo, che le va comunque negli occhi, e lei li serra
e sì, lo ammetto, è proprio carina quando lo fa. Lu credo condivida il
mio giudizio, perché ogni volta che lei strizza gli occhi offesi dal
fumo, lui abbassa la sua voce di un ulteriore tono. Danzano. La danza
della seduzione.
Lui ha le gambe larghe. I piedi ben piantati al suolo. Si fa maschio più
di quanto lo vorrebbe la sua età, per lei. La guarda. Lei guarda lui.
Lei è innamorata e vuole, credo, proprio che lui la ami. Dondola la
gamba con fare assai vissuto. E lui, seguendo il dondolo del polpaccio
perfetto, sagomato dal tessuto, ormai è perduto.
Parla. Parla. Parlano. Io nemmeno li sento più. Ma hanno colto il mio
sorriso.
Nessuno spazio, tempo e modo mi è più concesso, per una seconda foto.
Fingo un sms da leggere, improvviso. Poi vado.
Buona fortuna a voi, davanti alla cioccolateria, seduti sul divano.
Vi auguro che sia un buon amore. Che sia dolce, morbido di latte o
fondente, oppure forte, e amaro, lo sceglierete voi. Voi soli. Io,
sorridendo, vado. |
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