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Scrittore e
fotografo, come gli esploratori dell'ottocento, a caccia di minerali,
piante, città perdute nella giungla o in un deserto.
Una battuta di caccia grossa.
Fotografando e cacciando, però, piedi. I propri, o piedi conosciuti, oppure
piedi sconosciuti, nudi, calzati, impegnati nel riposo o nella visita a
un museo, nello sport. Al lavoro.
Per ogni piede raccontando una sua storia.
Nata guardandolo, per la curiosità di una scarpa, di un abito sopra la
scarpa, di una situazione, fosse normale, fosse bizzarra. Lasciando
libera la fantasia di inventarsi ogni volta, per ogni piede, una intera
vita.
E adesso, a caccia... |
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La ragazza è sobria. Ed elegante. E molto,
molto bella.
Riesce ad essere sensuale come una danza persino chiusa nel bozzolo di
un tailleur castissimo sotto il giaccone e dentro un paio di semplici
stivali.
E’ ferma da parecchi minuti davanti ai fiori. Una macchia di colori, nel
grigio del marciapiede, che, accostati a lei, nel suo tailleur perfetto,
grigio, quasi nero, la rendono ancora, per contrasto, un po’ più bella.
E te la fanno subito notare.
Compra, lei fiori. Per lui? E’ il tuo primo, istintivo pensiero. Forse
perché ci mette così tanto nel decidere quanti e quali.
Strano, ti dici, che la prima cosa che ti venga in mente guardandola sia
che si scambino in quel dono i ruoli, se fosse il lui che immagini di
lei, a comprare fiori, non te ne accorgeresti neppure.
O forse è perché è così casta eppure così piena di fascino, lì, ferma
sul marciapiede a scegliere con gli occhi prima ancora che con la voce e
con le mani cosa comprare.
Comprerà rose bianche. Scommettiamo?
Non quelle rosse o quelle rosa. Men che meno quelle gialle.
Immagini che poi le porti a casa, dove vive con quel lui. Che le metta
in un vaso su un tavolo col ripiano di cristallo in una stanza dalle
pareti leggermente azzurrate. Ma poco, pochissimo,soltanto un bianco
velato da una briciola di cielo.
Immagini le mani, le sue sono belle come il viso, le dita lunghe,
armoniose e precise, nel disporli quasi a caso, ma con perfezione
assoluta, dentro al vaso. Liscio, alto, stretto, trasparente, cilindrico
perfetto. E dopo lui, e lei sollevata in un bacio, uno stivale in alto,
lei solleva e piega una gamba indietro, sollevata in volo da quel bacio.
Immagini le voci, come fosse un film muto. Le vedi, non le senti.
Davanti ai fiori che lei ha comperato.
Messi in una cascata bianca dentro un vaso di cristallo, alto, sopra un
grande tavolo molato, sotto un muro che sembra un cielo accecato. Vedi
quel bacio.
Ti scuoti alla voce del fioraio, improvvisa, ora. Venti euro di rose
bianche passano di mano. Da lui a lei. Dispari come si usa.
Adesso mancano soltanto un vaso di cristallo, il tavolo trasparente, il
cielo in una casa, un uomo, uno stivale su una gamba, sollevata in volo
mentre fiorisce un bacio.
Lei ti vede che la guardi e ti sorride senza imbarazzo mentre si
allontana. Tu le sorridi e attraversi la strada. Sai che se scommettessi
anche su quello con te stesso, oltre al colore delle rose, vinceresti di
sicuro. Ancora, mentre lei lascia scivolare le rose, quasi a caso, nel
cristallo di quel vaso. |
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