The feethunter  (ovvero, il cacciatore di piedi)

  Scrittore e fotografo, come gli esploratori dell'ottocento, a caccia di minerali, piante, città perdute nella giungla o in un deserto.
Una battuta di caccia grossa.
Fotografando e cacciando, però, piedi. I propri, o piedi conosciuti, oppure piedi sconosciuti, nudi, calzati, impegnati nel riposo o nella visita a un museo, nello sport. Al lavoro.
Per ogni piede raccontando una sua storia.
Nata guardandolo, per la curiosità di una scarpa, di un abito sopra la scarpa, di una situazione, fosse normale, fosse bizzarra. Lasciando libera la fantasia di inventarsi ogni volta, per ogni piede, una intera vita.
E adesso, a caccia...

 

 
 


Le stringhe delle Nike

 

 

 

     
 

La ragazza è uscita dal negozio. La vedo ogni mattina. A volte a pranzo, a volte anche la sera.
Non è bella, non è brutta, è solo una ragazza dopo la pioggia e prima della pioggia, su un marciapiede di Milano. Lavora nel negozio, prende ogni volta che esce e va via il suo motorino.
Che a Milano si chiama motorino, indipendentemente dalla cilindrata, ho imparato.
Fa low profile, come le Nike ai piedi, pulite, anonime e globalizzate.
La ragazza in realtà è carina, non è vero che non sia né bella né brutta. Lavora con un’amica.
Più carina di lei. Spesso i clienti entrano solo perché le vedono, credo. Curiosano tra i vestiti, gli accessori, chiedono a volte, vedi la mimica e il movimento delle labbra che sembra muto da fuori la vetrata. O forse sono l’unico ad averlo fatto tempo fa, di entrare per curiosità di loro.
Ricordo ancora. La scusa era il regalo da fare ad un’amica. Mai comprato.
La ragazza non ha molta cura di sé, mi accorsi quel giorno standole vicino. Sul lavoro è efficace e sbrigativa. E’ piena di senso pratico e si cura poco di ciò che fa perdere tempo e non è utile, è come le stringhe delle sue Nike. Hanno ancora l’intreccio con cui le vendono, passetto altro lato più alto di due, in modo da incrociare simmetricamente una serie di ics. La macchina che infila le stringhe sbaglia e così spesso l’ultima asola a sinistra rimane inutilizzata, spaiata. La ragazza ha le due asole alte a sinistra inutilizzate ancora. Non le ha appaiate, né rinfilate parallele, perché in fondo non serviva.
La ragazza ha un bel motorino, le Nike sempre pulite, le stringhe mal messe ma ben tese, e ha un bellissimo sorriso. Non è vero che sia né bella né brutta. Ha un bel seno e un bel sedere. La sua amica di più. Quando uscii dal negozio, quel giorno, loro uscirono a fumare.
Quando ripassai lo chiudevano, l’amica andò via a piedi, la ragazza dalle Nike bianche e blu andò via col motorino che è 200 cc di cilindrata.
Si sono baciate. Salutandosi. Sulle labbra. Un bacio lungo, per nulla imbarazzato, a dire che si sarebbero riviste anche domani e il giorno dopo domani e dopo ancora. E che non erano contente di salutarsi e separarsi, una a casa dai genitori e l’altra a casa dai bambini, prima della pioggia di quella ennesima sera.