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Scrittore e
fotografo, come gli esploratori dell'ottocento, a caccia di minerali,
piante, città perdute nella giungla o in un deserto.
Una battuta di caccia grossa.
Fotografando e cacciando, però, piedi. I propri, o piedi conosciuti, oppure
piedi sconosciuti, nudi, calzati, impegnati nel riposo o nella visita a
un museo, nello sport. Al lavoro.
Per ogni piede raccontando una sua storia.
Nata guardandolo, per la curiosità di una scarpa, di un abito sopra la
scarpa, di una situazione, fosse normale, fosse bizzarra. Lasciando
libera la fantasia di inventarsi ogni volta, per ogni piede, una intera
vita.
E adesso, a caccia... |
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Destra, sinistra.
Sinistra, destra.
E poi sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra. Asola, asola,
asola,nodo. Corre a infossarsi e emergere, nera su nero, la stringa.
La ragazza sulla scala mobile ha l’ordine nei piedi.
Come le hanno insegnato. Vicini, perfettamente accostati, inappuntabili.
E i lacci sono perfetti. Tesi. Allineati.
E’ solo sopra, dove le scarpe si nascondono e iniziano i vestiti che
arrivano i colori. Righe, cerchi, barre inclinate. Prima, poi una banda
bianca, due bande nere.
Il viso nella foto non si vede.
Né se scende, né se sale. Prospettiva soggettiva.
Si guarda i piedi. Le scarpe nere. Le stringhe nere.
Le asole affiancate dal laccio teso, come soldati.
Destra, sinistra, destra.
I piedi ben puntati a terra, dritti, uniti, paralleli.
Come le hanno insegnato. L’ordine. Quello che nascondono sotto quel
nome.
Non c’è la testa. Quella è via.
Libera di volare, non ha lacci, stringhe, obblighi di simmetria.
Solo una tavolozza di colori. |
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