La ragazza con i tacchi bassi
di Agata
Bastardo.
Un autentico bastardo.
E io idiota, che ci ho perso 4 mesi con lui, quattro mesi di amore dato a piene
mani da parte mia e di piccoli sorsi da parte sua.
Ho passato quattro mesi a giustificarlo con me stessa e con le mie amiche…è un
po' chiuso, non è abituato all'amore vero…ma un po' alla volta riuscirò a fargli
accettare un rapporto adulto e consapevole.
Ho giocato con me stessa, prendendomi in giro, permettendomi di non togliermi la
benda di inconsapevolezza che mi ero messa sugli occhi.
Che grande truffa è l'amore, ho dovuto arrivare a 28 anni per accorgermene.
Non ho mai permesso ai mille segnali di disagio di far breccia nei miei
pensieri, ogni suo minuscolo gesto bastava a convincermi del suo amore per me.
E magari mi amava veramente, anzi me l'ha detto anche questa mattina.
“Scusami Natty, ma anche se ti amo ho bisogno di questo…per stare con me devi
accettarlo.”
Un bel coraggio, non c'è che dire.
Chissà quante volte è successo senza che me ne rendessi conto.
Quante volte sono arrivata a casa sua subito dopo?
Se ieri sera non avessi dimenticato da lui la mia agenda e se tutto il mio
lavoro non si basasse su di lei…forse non avrei scoperto nulla e stasera sarei
ancora con lui, inconsapevole idiota innamorata.
Invece sono andata da lui e quando mi ha aperto la porta l'ho sentito.
Ho sentito sulla pelle l'odore del sesso, ho visto l'espressione dipinta sul suo
viso…eccitazione…orgasmo…ho notato la maglietta infilata in fretta e furia…
Per un piccolo, impercettibile attimo avrei voluto avere il coraggio di non
chiedere niente… ma non dopo che la porta della sua stanza si è aperta.
Era lì e il suo sorriso appena accennato mi è sembrato un concentrato di
crudeltà e derisione.
“E' un peccato che tu l'abbia scoperto così Natty….ho sempre detto a Robby di
dirtelo, sarebbe stato sicuramente meglio, ti pare?”
Le parole beffarde di Tiziano, quello che io avevo sempre identificato solo come
il migliore amico di Roberto, erano penetrate nel mio cuore e nella mia mente
come brucianti stilettate.
“Sai, dopo una sera passata con una donna Robby ha sempre bisogno di una bella
scopata con me…ti ci dovrai abituare…”.
Impietrita rimanevo ad ascoltare le parole di Tiziano, che infieriva su di me
con una crudeltà che non gli conoscevo.
“Smettila, va di là che ho bisogno di parlare con lei” aveva replicato Roberto
spingendo Tiziano in camera.
Ed era stato lì che mi aveva confessato di essere bisessuale e che da anni lui e
Tiziano avevano una storia…una storia importante, intensa.
Vedere l'espressione del suo viso mentre mi parlava del suo amore per lui era
stata veramente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
“Sei uno schifoso bastardo! Maledetto stronzo!Finocchio di merda!” gli avevo
gridato colpendolo con schiaffi e pugni, prima di scappare fuori da quella casa.
Ed ora eccomi qui.
Il telefono ha squillato per ore…ormai sulla segreteria non c'è più spazio per
altri messaggi.
Tutti i clienti che avevano appuntamenti con me oggi hanno cercato di
contattarmi, ma non ho richiamato nessuno.
Sul cellulare ci sono altri messaggi…ma Roberto non ha chiamato.
Sarà sollevato.
Sono ore che sono seduta qui, sul mio divano.
Ho visto la luce del giorno spostarsi, disegnare ombre diverse intorno a me, ho
visto il sole lasciare il posto alla notte.
Per ore ho cercato di capire, di analizzare, mi sono scervellata per darmi una
qualche spiegazione plausibile.
Mi sento annichilita, non riesco a trovare il modo di lottare. Come posso
combattere contro un uomo, contro una storia così?
Lo scorrere delle ore ha visto affacciarsi in me rabbia..dolore…nostalgia…
Ma adesso sono veramente furiosa, soprattutto con me stessa. Come ho potuto non
accorgermi di niente?
So che devo fare qualcosa, devo muovermi, devo reagire.
Adesso basta.
Lo specchio mi rimanda un'immagine che non conosco, ma nella quale desidero
riconoscermi.
Quella ragazza che mi guarda dallo specchio non mi somiglia.
I capelli raccolti sulla testa lasciano sfuggire ciocche disordinate intorno al
viso..il trucco e troppo intenso, troppo marcato le labbra troppo rosse.
La camicetta nera è troppo sbottonata…il reggiseno che si intravede troppo sexy.
La gonna è troppo corta…i tacchi troppo alti.
Sono troppo donna…non sono mai stata così.
Ma stasera ho bisogno di sentirmi una donna, di vedermi riflessa con ammirazione
e desiderio negli occhi di un uomo.
Conosco il posto giusto.
Il classico locale dal quale si rifugge se si è brave ragazze per bene,
innamorate e con i tacchi bassi.
Ma è sicuramente il posto giusto per me stasera.
Ed eccomi qui, a scolarmi un whisky, seduta su un basso divanetto, ad ascoltare
uno straziante pianista che tormenta con la sua voce i peggiori successi del
momento.
Mi guardo intorno pigramente.
Alcune coppie dall'aria clandestina…due donne, l'aria un po' disfatta di chi ha
passato su questi divanetti ben più di una sera, ad aspettare chissà
chi…parecchi uomini, l'espressione bramosa di chi è a caccia.
Allungo la mano verso il bicchiere, con disappunto mi accorgo che è vuoto.
“Possiamo offrirtene un altro?”.
Ecco finalmente occhi in cui vedermi desiderata ed ammirata.
“Si grazie.” Rispondo, la voce ancora roca per le tante, troppe lacrime sparse
nel pomeriggio e per le innumerevoli sigarette fumate.
Mentre si siedono accanto a me li osservo.
Sui 45-50 anni uno, l'altro un po' più giovane, l'aria dei tipi di successo…mi
domando cosa ci fanno qui, in questo postaccio.
“Cosa ci fa una bella ragazza come te in un posto così?” mi chiede uno dei due,
mentre il suo amico mi accende la millesima sigaretta della giornata.
“Avevo voglia di compagnia…non è lo stesso per voi?”.
“Bè…è lo scopo di un posto così. Chi è in cerca di compagnia qua trova sempre
qualcuno….che tipo di compagnia stai cercando?”.
La brava ragazza innamorata con i tacchi bassi osserva allibita la cattiva
ragazza con i tacchi a spillo sporgersi verso i due uomini con aria invitante.
“Secondo voi che compagnia vado cercando?” mormoro, leggermente divertita dallo
sguardo che lanciano al mio solco del mio seno che si intravede dalla profonda
scollatura della camicetta.
“Allora direi che l'hai trovata….Ti va di fare un giretto in macchina con noi?
Magari troviamo un posticino dove stare più tranquilli…” mi chiede il più
vecchio, appoggiandomi una mano sulla coscia sulla quale la gonna è ormai
risalita così in alto da mostrare il bordo delle calze.
Sono ancora in tempo per dire di no, per non saltare nel burrone, per rimanere
ancora la ragazza con i tacchi bassi.
Ma la battaglia con me stessa è breve, dura un istante.
Mi alzo barcollante, i due whisky a stomaco vuoto hanno messo a dura prova la
mia resistenza.
L'aria tiepida della sera mi accarezza, vorrei abbandonarmi alla sua dolcezza e
ai suoi profumi.
L'interno dell'auto profuma di lusso, di soldi, il morbido sedile di pelle
accoglie me e l'uomo più vecchio dietro, mentre il più giovane si mette alla
guida.
Ci infiliamo nel traffico della notte.
Abbandonata sul sedile sento una mano sconosciuta risalire sulla mia gamba, due
labbra estranee accarezzarmi il collo.
“Sei fantastica…” mormora nel mio orecchio, mentre con la mano mi accarezza
l'inguine attraverso le mutandine.
“Ehi, lasciane un po' anche per me!” ride il più giovane.
“Stai tranquillo…qui ce n'è per tutti due!” risponde il suo amico.
Mi sento come se guardassi quello che mi succede da semplice spettatrice, e mi
spaventa che quello che vedo non mi provochi disgusto.
“Ecco direi che qui va benissimo…nessuno ci darà fastidio”.
Ci siamo fermati in una stradina buia, sotto un cavalcavia. Non ho la più
pallida idea di dove ci troviamo, vedo le auto sfrecciare sopra la nostra testa,
sento il loro rombo, ma è veramente come se tutti i miei sensi fossero attutiti.
Forse è l'alcool..le sigarette…il dolore…o forse ho bisogno di questo, stasera.
Ho bisogno di trovarmi riversa sul sedile di questa macchina di lusso, con le
mani di uno sconosciuto che mi frugano sotto la gonna.
Ho bisogno di sentirmi una donna desiderata.
“Dai, scendi giù..così ci divertiamo tutti tre…”mormora l'uomo seduto dietro con
me, percorrendo con le mani il mio corpo.
Mentre scendo dall'auto inciampo, cadendo sulle ginocchia.
“Bè, direi che sei già nella posizione giusta, ti pare?”ride il più vecchio dei
due, parandosi davanti a me, la patta dei calzoni già slacciata.
Un solo attimo di esitazione, spazzato via dal ricordo del sorriso di scherno di
Tiziano.
La mia mano si anima, la faccio scivolare dentro i calzoni.
Il suo membro duro riempie la mia mano, è eccitato, lo sento anche dal suo
respiro affannoso che mi graffia le orecchie.
“Dai, troia, prendilo in bocca…fammi vedere cosa sai fare….” ansima spingendomi
la testa verso il suo inguine.
Voglio davvero fargli vedere cosa so fare, voglio che ricordi la mia bocca come
quella che l'ha eccitato di più, come l'essenza unica e assoluta dell'essere una
donna.
Con labbra morbide ne circondo il glande, accarezzandolo con la lingua con
leggeri movimenti circolari. Le dita corrono ad accarezzare i suoi testicoli,
che si induriscono al mio tocco delicato.
Le sue mani sono rudi sul mio capo, mi spinge il sesso più a fondo nella bocca,
quasi mi soffoca.
Ma è questo che voglio.
Come se il mio corpo non mi appartenesse sento due mani imperiose sollevarmi i
fianchi, obbligandomi alla pecorina.
Mani vogliose mi frugano sotto la gonna, mi scostano le mutandine.
Mi toccano, mi penetrano.
Con una violenta stoccata mi penetra.
La cattiva ragazza con i tacchi alti vorrebbe poter raccogliere questa immagine,
lei con un uomo che sta ansimando e godendo nella sua bocca e un altro che la
penetra con movimenti violenti da dietro, come un animale, per portarla a lui,
per buttargli in faccia il suo essere femmina.
La brava ragazza con i tacchi bassi è in un angolo, figura ormai sbiadita.
Sento nella bocca il sapore dell'orgasmo dell'uomo, so che sta per godere.
Con la lingua lo tormento ancora di più, lo stuzzico, lo accarezzo.
Le sue mani tra i miei capelli danno il suo ritmo, spingendo sempre più a fondo.
Il suo fiotto caldo mi riempie la bocca, mi cola dalle labbra.
“Bevi troia, succhia tutto dai…” mormora squassato dall'orgasmo.
Il suo amico ha molta più resistenza, nonostante i suoi colpi siano sempre più
forti e profondi, non dà segno di voler venire.
Mi spinge contro il cofano dell'auto, mi piega il busto in avanti.
Con la mano mi schiaccia il viso sulla carrozzeria, spingendo più a fondo.
Le stoccate mi fanno male, i colpi del bacino contro il cofano mi riempiono gli
occhi di lacrime, ma è quello che voglio.
Il suo ansimare dà il segno dell'orgasmo che arriva, lo sento godere, mentre
viene addosso a me, imbrattandomi con il suo sperma.
Il silenzio della notte è pieno di rumori…respiro affannoso…auto che sfrecciano
sopra di noi…qualche animale notturno che lancia un grido.
Ricomporci e ripartire ha richiesto pochissimo tempo e neanche una parola.
Mentre sto scendendo davanti al locale da cui eravamo partiti, il più anziano
dei due mi mette in mano qualcosa.”Fatti un bel regalo”dice..
E adesso sono qui, in silenzio, il palmo aperto, alcuni biglietti da centomila
sulla mano.
Mi hanno scambiato per una puttana.
Mi hanno pagato come una puttana.
Non so come ho fatto ad arrivare davanti a casa mia, come ho guidato, cosa mi
abbia aiutato.
Tutto quello che c'è intorno non mi è più familiare.
Non riconosco la strada, il marciapiede, le case.
O forse non riconosco me stessa….
Accanto al portone di casa mia una figura, familiare nell'aspetto, ma
sconosciuta.
“Dove sei stata?”mi chiede Roberto.
Nei suoi occhi mi leggo…vedo il trucco sbavato..i capelli spettinati…la calza
smagliata sul ginocchio…
Sento l'odore del sesso…
“Ti ho chiesto dove sei stata!” mi aggredisce, afferrandomi le spalle.
Metto le banconote nella sua mano.
“Non lo so dove sono stata…mi ci hai accompagnata tu….”gli mormoro.
Entro nel portone, lui rimane fuori.
In lontananza vedo allontanarsi la ragazza per bene con i tacchi bassi.