( Fin nel cuore sudato della vagina ... )

di  Alejandra 

 


Bendati,
e sul mio pianoforte siediti,
sull’orlo scuro del coperchio poggiati,
dita e piedi sui tasti neri,
con le nudità riservate al solo kimono corto
richiuso sul tuo ventre da una fascia intima.
Suono,
e le mani sono impazienti,
divengono suadenti,
là, oltre le note della Gymnopedie,
dove cade l’ultimo accordo della musica, per te.
Le mie mani ti cingono,
come delicate trappole di seta per le caviglie ti avvolgono,
aderenti ai polpacci risalgono,
e sotto le ginocchia flesse si soffermano,
dove le tue prime Gioie nascoste si offrono.
Sei umida qui,
un accenno di sudore.
E’ tiepido come la polpa delle mandorle che nascono sugli alberi dell’estate,
sugli alberi che guardano il mare dal giardino della casa, all’alba.
Mi intingo, e lungo le tue cosce mi spingo,
le divarico percorrendone l’interno, sul profilo ambrato della pelle.
Sei Bella.
Sei adornata dalla luce delle candele accese, nella penombra della stanza.
Scorro sotto la veste fino ai fianchi morbidi,
ti cerco dove sei "ancor più nuda", mi insinuo tra le tue natiche.

E’ delizia,
un dito che scivola nella conca dolce del coccige..
..un istante, leggera ti contrai.

In un gesto colmo di pretese ti tiro a me,
ti premo a me, lasciandomi rinchiudere nel recinto delle tue gambe attorno ai miei reni.

"Sicura di non percepire la mia effeminata virilità?"

Mi chino sul tuo viso,
sul giardino delle mie poesie,
dove posso impadronirmi dell’alito dei tuoi respiri, in un bacio.
Un bacio pieno e voluttuoso
che ti coglie sulle labbra imperlate dal velo naturale della saliva,
un bacio che beve una goccia dentro la linea rosso chiaro della tua bocca.

La assaggio e Ti assaggio.
Voglio entrare in te questa notte.

Mani audaci,
dita capaci sul nodo della fascia che ancora ti cela,
sicure, che sciolgono la seta sulla tua pelle.
Mani che ti spogliano, che osano,
che accarezzano e riempiono le cavità delle spalle,
sul nascere del collo, tra le clavicole.
Mani che discendono,
che contengono e accolgono.
Mani grandi che congiungono,
che palpano il velluto pieno del tuo seno, sotto le pieghe morbide dell’addome,
sull’ovale della corona dove culminano come bacche i capezzoli di carne.
Mani che ti invitano nel mio letto,
che ti stendono su di un fianco, tra le lenzuola adatte.
Mani che premono carezze,
che scostano il biondo dei capelli, che ti svelano,
che offrono la tua nuca fresca al bacio che ti percorre.
Un bacio umido e caldo lungo il tramonto della tua schiena,
un bacio lento ed indecente tra le natiche aperte.
Voltati, supina,
voglio succhiarti dove germogli,
voglio annusarti e riempirmi la bocca del tuo midollo vivo.
Sei succosa e ricca di desiderio.
Mi immergo nel tuo grembo,
in ogni lembo,
nella ferita aperta dal battito della lingua,
nella membrana allargata dove si affacciano e lacrimano le stille del corpo.
Risalgo a scoprirti sulla fodera sottile,
tra pieghe discinte dove sboccia il clitoride lucido.
Lo faccio mio, di saliva e di labbra.
Vibri.
Ti inarchi.
Riemergo.
Ti abbraccio, con la lingua nell’ombelico ti allaccio,
con la mano lungo il pube ti scorgo, discendo,
ancora sotto gli inguini e nel tuo golfo ti incontro,
ti colgo, ti confondo,
e con due dita tese in te adesso mi spingo,
sprofondo.

(dedicato)
Alejandra.J.V.