O&E: uno, due e tre

di  Alejandra J.V.

 

 

 


Premessa.

Il rumore dell’anima somiglia al fruscio di un velo, germoglio in seta di giovane sposa.
Ma l’incendio che brucia sul dolore, mi pare urlo di libellula, battito folle contro le pareti cardiache.
Sono spine, rovi di carne e di vita piantati nel nudo cuore quando concedo stupida, ad un Cupido maledetto, d’affogarmi nella perdizione dei più arditi amori.


uno.

I seni d’Euridice sono candido banchetto nuziale, offerti alla veste pura della penombra, nel talamo latte della mia stanza. E i palmi d’Orfeo, d’insolita e ambigua pelle,
- miei -
corrompono il corpo scrutando tra le falangi le rughe delle corone morbide: sui seni due noci, due castagne chiare offerte al dio Autunno. O per l’Estate, due anemoni nude e fresche, irte al bacio sugoso della lingua. La saliva inargenta, farfalla di stella, i pistilli del petto e vola, ghiotta, sul monte arcuato della gola, fino alla grotta viva della bocca.


due.

La cavalco disinibita. Ho i miei lunghi capelli versati sul Suo viso; colano dalla coppa del mio corpo, all’apice dell’intelletto, tra i righi dei versi che legano le delizie d’amore all’elisir perduto della ragione.


..e tre.

C’è una fotografia sull’unica parete spoglia. Laggiù, nel mio studio, accanto alle vene ardesia del mio pianoforte.
Sei Tu. Sei il ventre di un demone che partorisce malefici ed inganni. Io li accolgo tutti poiché mi faccio rettile, ben più astuto di Te. In femminee fattezze, sensuale serpente sfrego il seno contro la metamorfosi della tua schiena. E dal nido teso delle scapole in avanti scivolo, ad aggrovigliar l’abbraccio della mancina a quello splendido cristallo bianco del Tuo torace.
Davanti al tuo cuore, T’intrappolo.
Mia.

Fuggi ancora Euridice, e come il Tuo Orfeo, T’amerò persino in Ade.

 

 

la dedica:

l’orlo della tua sottana bordeggia
la mia grotta dei capelli

t’ alliscio negli scomparti del corpo

il mio vizio d’amore
è la tua fica che lacrima: