Sola

di  Alice

 

 

 

 

  Sono qui seduta, annoiata, non so che fare.
Il mio corpo vibra, sente la mancanza di sesso, ha bisogno di essere toccato, accarezzato a lungo, portato all'eccitazione e poi a quella dolce esplosione che è l'orgasmo.
Decido di uscire, camminare per il centro mi aiuterà a rilassarmi, guardare le vetrine mi distrarrà.
Invece no.
Mi guardo attorno e vedo solo uomini, vecchi, giovani, brutti, belli.
Su ognuno una fantasia di un secondo, una posizione, una sensazione.
C'è un ragazzo che porta degli scatoloni dentro un negozio e immagino di essere nel retro, appoggiata al muro con lui che mi spinge dentro tutto se stesso con forza.
Poi vedo un uomo seduto al tavolino di un bar, beve il suo caffè leggendo il giornale, mi vedo posata col viso su quel tavolino e lui dietro di me, che mi scopa lento.
C'è un gruppo di ragazzi più o meno ventenni e immagino di essere la loro schiava, di essere usata da loro mentre sono bendata, in una stanza piccola e buia.
E poi vedo un uomo, un sessantenne dall'aspetto, lo immagino un amante lento all'inizio ma poi mi scopa meravigliosamente.
Più mi guardo attorno e più mi sento eccitata, la passeggiata ha peggiorato la situazione.
Ora vedo un ragazzo di colore, palestrato, molto alto, l'occhio mi scivola sulla sua patta, meglio non pensare come sarebbe con lui, potrei venire dalla voglia, qui sulla strada.
Una ragazza carica di pacchetti, immagino un 69 intenso.
Ovunque mi volto vedo sesso.
Decido di tornare a casa, mi volto di scatto e vado a sbattere contro l'uomo che stava dietro di me.
Mi cade la borsa e cadono anche una pila di fogli che aveva in mano l'uomo, senza guardarlo mi scuso e mi chino per aiutarlo a raccoglierli.
Mi rialzo e lo guardo un secondo consegnandoli i fogli che ho raccolto: ha lo sguardo triste, teso.
Mi scuso di nuovo, lui vede la tristezza nei miei occhi, mi chiede se mi sono fatta male, no grazie è tutto ok.
So che ho le lacrime negli occhi, odio questa cosa di me, non so nascondere quello che provo.
Mi chiede se gradisco un caffè, accetto.
Entriamo in un piccolo bar, mi chiede se voglio sedermi a quel tavolino nell'angolo, io vado a sedermi.
Quando torna le lacrime sono sparite, lo ringrazio del caffè e parliamo.
Lui mi racconta che ha appena sostenuto un colloquio ed è andato male, io gli racconto di quanto mi sento sola.
Si riesce ad essere davvero sinceri con gli estranei a volte.
Lui mi racconta la sua vita, io gli racconto la mia.
Nella foga gli dico anche quanta voglia ho di sesso, da quanto non faccio l'amore, delle mie fantasie sugli sconosciuti.
Lui fa altrettanto, mi racconta di quella che era la sua donna, di come l'ha trovata a letto con un altro, di quanto male faccia anche se sono passati mesi.
Non ci guardiamo mentre parliamo, è più semplice così.
E' come parlare da soli, nessun commento da parte dell'altro.
Nessun giudizio, nessun consiglio.
Parlando passano ore, ordiniamo dei tramezzini, nessuno dei due ha voglia di tornare a casa.
Si fa sera, ho freddo anche se siamo all'interno del locale, ormai la confidenza è totale.
Sappiamo tutto l'uno dell'altra.
Per la prima volta dopo ore ho voglia di guardarlo: è un bell'uomo, avrà la mia età più o meno, i capelli corti spettinati indicano che si è passato spesso le mani fra i capelli, ha gli occhi arrossati, come i miei presumo.
Indossa jeans e camicia, la giacca è posata sulla sedia accanto a lui assieme ai suoi documenti.
Anche lui alza lo sguardo, rimaniamo a fissarci qualche attimo.
Abbiamo le mani entrambi sul tavolino, avvicina la sua mano alla mia ma non la tocca, aspetta sia io a toccarlo.
Allungo la mano e la poso alla sua, che è aperta.
Quel contatto mi manda sicurezza, comprensione, calma.
Ha la mano calda, la sento avvolgere la mia.
Mi chiede se ho voglia di andare a casa sua, anche a lui manca il sesso, me lo ha detto ore prima.
Gli chiedo qualche minuto e vado in bagno, ho bisogno di allontanarmi un secondo da lui, sento che devo riflettere.
Dopo poco torno al tavolo, lui è li che mi aspetta, la sua mano ancora aperta sul tavolino.
La prendo e gli dico di si.
Paghiamo il conto e usciamo, mi spiega che abita ad una ventina di minuti da li, allora gli dico che andiamo a casa mia, abito dietro l'angolo.
Lo faccio accomodare, non si guarda attorno, chiudo la porta e mi dirigo in salotto.
Posiamo sul divano le nostre cose e come se ci conoscessimo da sempre mi bacia.
Un bacio dolce, molto lento, sento le sue mani sui fianchi, le sue dita che mi accarezzano mentre la sua lingua si intreccia alla mia.
Non abbiamo fretta, vogliamo tutto e tutto sarà perfetto, lo sappiamo entrambi.
Non c'è l'ansia da prima volta, sappiamo che entrambi chiederemo quello che vogliamo.
Mi allontano un momento e inizio a spogliarmi, lui si siede e mi guarda rilassato mentre mi tolgo il vestito, non avevo reggiseno quindi rimango subito in slip, mi chiede di toglierli e li tolgo.
Mi dice che gli piace il mio corpo, il mio seno, le mie gambe.
Gli chiedo di spogliarsi, mi siedo sul divano ed è lui ora in piedi davanti a me, si sbottona la camicia, nessuno spogliarello studiato, si toglie solo i vestiti.
Rimaniamo nudi qualche momento a studiarci, poi lui mi chiede di spostarci in camera da letto.
Arriviamo al letto e mi sdraio, lui è accanto a me.
Per la prima volta da quando l'ho conosciuto c'è un leggero imbarazzo, lui mi chiede se voglio che se ne vada, dico di no.
Passiamo del tempo a coccolarci, facciamo conoscenza dei nostri corpi.
Poi accade, siamo entrambi eccitati, lui scivola su di me e mi penetra.
Non so se sia sesso o amore, ma quello che sento è strano.
E' come se ci conoscessimo da sempre, ci siamo messi a nudo prima con l'anima e ora siamo l'uno dentro l'altra.
Lui è molto tenero, mi penetra lentamente continuando a guardarmi, mi accarezza i capelli, il viso, mi bacia le tempie, le labbra.
Prende le mie mani e le porta sopra la mia testa, mi piace.
Non voglio chiudere gli occhi, voglio continuare a guardarlo, ho paura che se li chiudo lui possa sparire.
Sento l'eccitazione crescere, lui si muove più velocemente ora, le sue mani stringono le mie, i nostri baci sono più avidi.
Sento il suo corpo che si posa sul mio sempre con più forza, con più desiderio.
Arriviamo ad un orgasmo che ci lascia senza fiato, sudati.
Mi libera le mani, esce dal me e si rotola su un fianco, mi sento sola tutto ad un tratto.
Lui sta riprendendo fiato ma io mi sento ancora più sola ora.
Le lacrime sgorgano, tutto è finito e lui ora se ne andrà.
Mi rendo conto solo in quel momento che non era mancanza di sesso, ma mancanza d'amore.
Lui mi abbraccia e mi dice che sa quello che provo, mi chiede di poter rimanere la notte.
Vorrebbe un po' di compagnia anche lui.
Accetto, non sono pronta a stare sola ora.
Ordiniamo una pizza, nel frattempo facciamo la doccia assieme, mi tiene stretta a sé tutto il tempo.
Ci vestiamo, gli presto una tuta lasciata qui dal mio ex, e torniamo a parlare.
Passiamo la notte a parlare e coccolarci, non facciamo più l'amore.
Il mattino dopo sappiamo davvero tutto di noi, non ci sono più segreti.
Lui mi dice che deve andare a casa, ha un altro colloquio nel pomeriggio che non può rinviare.
Ora siamo tristi, tutto è finito.
E' ora di salutarci.
Mi da un bacio sulle labbra e mi sorride, i suoi occhi sono tristi come il giorno prima, anche i miei lo sono.
Mi saluta e esce.
Chiudo la porta.
Torno a letto, sento il suo profumo sulle lenzuola e questo mi fa sentire bene e mi addormento.
Mi sveglio dopo ore, suonano alla porta.
Mi alzo e vado ad aprire, è lui che entra come un pazzo dalla porta e mi abbraccia.
Mi racconta che ha ottenuto il lavoro, vedo i suoi occhi felici mentre mi fa girare come se fossimo una trottola impazzita.
Mi dice che sono l'unica a cui lo voleva dire, l'unica che contasse per lui.
Lo abbraccio forte e restiamo così qualche minuto, poi si stacca e mi bacia ancora e ancora e poi finiamo a letto e facciamo l'amore fino a sera.
Ci svegliamo alle tre del mattino abbracciati, sereni e felici.
Mi chiede se voglio essere la sua donna, io accetto.
Ci conosciamo da 24 ore ma sappiamo tutto l'uno dell'altra.
Non so se funzionerà, so solo che sono felice.
Mi metto a pancia in giù sorridente e lo fisso, gli porgo la mano e gli dico:
“Piacere, mi chiamo Alice, tu come ti chiami?”