L'ufficio

di  Alice

 

 

 

 

  Percorrendo il lungo corridoio mi torturavo le mani, ero molto tesa.
Quell'uomo lo osservavo da settimane ormai.
Lavoravamo insieme da anni ma non avevo mai avuto l'occasione di parlagli e quando è accaduto mi aveva colpita.
Eravamo alla macchinetta del caffè, quattro chiacchiere sul tempo, nulla di particolare.
La sua voce calda, il suo sguardo sembrava rovistarmi dentro.
La sua sola presenza mi eccitava, non riuscivo a controllare l'eccitazione crescente che mi obbligava a darmi sollievo nei piccoli bagni dell'ufficio, con il rischio di essere scoperta.
Ora avrei dovuto esporre quella maledetta pratica, non la capivo, c'erano punti che non quadravano e come potevo essere professionale se l'unico mio pensiero era quello di godere di lui?
Avevo un vestito blu, semplice, che si adattava perfettamente al mio corpo e alle stupide regole dell'ufficio.
Una catenina sottile senza nessun pendaglio e piccoli orecchini.
I capelli raccolti e fermati da qualche forcina mi davano un aspetto impeccabile, i tacchi non troppo alti mi slanciavamo e mi permettevano di camminare tranquillamente.
Arrivai al suo ufficio all'ora indicata, mi tremavano le gambe.
Presi fiato e bussai.
"Avanti"
Un sospiro profondo ed entrai.
L'ufficio è piccolo ma luminoso, c'è un profumo delicato di agrumi.
"Un momento per favore"
"Si Signore"
La mia voce sembrava un sussurro, alzò lo sguardo un momento e sorrise, poi tornò a fissare il pc.
Cercavo di calmarmi guardandomi attorno:
c'era una grande pianta in un angolo, l'unico tocco di colore,
la libreria e la scrivania entrambe bianche rendevano l'ambiente neutro.
"Scusami ma volevo spedire questa mail, ora sono tutto tuo, dimmi il problema"
Tutto mio.... magari....
"C'è questa pratica che ho in mano da ieri, i conti non tornano,
l'ha seguita lei se non sbaglio e magari può spiegarmi questi passaggi..."
"Vediamo il problema"
Passammo quasi un ora a controllare e ricontrollare ogni passaggio,
riuscivo a stento a seguire i suoi pensieri.
Ero al suo fianco e sentivo il suo profumo, mi faceva venire voglia di sfioragli il collo con il naso, e poi con le labbra.
Il calore mi cresceva fra le cosce, sentivo i capezzoli eretti strofinare sul reggiseno, piegata accanto a lui, mi trattenevo appena dal sfioragli i capelli e non mi accorsi che mi aveva rivolto una domanda.
"Scusi diceva?"
Sbuffò.
"Abbiamo bisogno di una pausa, beviamoci un caffè"
Sempre la figura dell'imbranata devo fare accidenti, cosa mi aveva chiesto?
Mi incamminai verso la porta quando mi richiamò:
"Non serve uscire, ho la macchina qui, che caffè preferisci?"
"Decaffeinato, grazie"
"Ti piace leggero il caffè, decaffeinato non sa da nulla"
"Sono già abbastanza agitata così..."
"Agitata per cosa?"
Oddio lo avevo detto ad alta voce, che mi invento ora?
"La pratica..."
"La pratica è una sciocchezza, erano solo errori di battitura"
Mi sorrideva sicuro, quella voce mi accarezzava la mente.
Sicura, calda, era come se ogni parola mi scavasse dentro.
"Tieni il tuo caffè, la prossima volta mi faccio portare le cialde di camomilla per te"
Mi sorrideva, era indiscreto chiedergli di essere sbattuta sulla scrivania?
Mi posò una mano sul fianco per riaccompagnarmi e non mi sfuggì il leggero cerchio delle dita e che scendeva leggermente....
Mio Dio no, sto diventando un lago, non posso più sedermi o mi si macchia il vestito...
Mi allontanai appena per riprendere un minimo di autocontrollo ma lui
si avvicinò sicuro, mi mise le mani sui fianchi e mi voltò verso la finestra:
"Panorama splendido vero? L'ufficio è un buco ma la vista vale la mancanza di spazio"
Si vedevano le colline, l'autunno aveva dipinto di mille colori le piante creando uno splendido quadro, ma io sentivo solo le sue mani accarezzarmi i fianchi e scendere sul sedere....
Chiusi gli occhi, oddio stava accadendo davvero....
"Se non ti va dimmelo"
Feci solo un segno affermativo con la testa mentre la sua mano delicata ma sicura mi accarezzava le rotondità del sedere.
Chiusi gli occhi sentendolo strofinarsi a me, oddio è eccitato... sentilo....
Avevo il cuore a mille.
-Cosa faccio?- Pensai -Mi volto, lo lascio fare?-
Ma decise lui per me, mi voltò sicuro e sorrise vedendo il risultato delle sue carezze.
"E' una gioia che tu abbia trovato queste noie nella pratica, altrimenti non potrei fare questo..."
Mi accarezzò il viso, occhi fissi nei miei, indugiò solo qualche momento e poi la sua mano scese, mi sfiorò il braccio con un dito scendendo fino alla mia mano che tenevo piegata in avanti e risalendo sul seno.
Brividi di piacere mi obbligarono a chiudere gli occhi, godendomi le sue dita leggere e sicure disegnare piccoli cerchi sui capezzoli che segnavano il vestito.
"Voltati"
Mi voltai alle sue parole, sapeva esattamente dov'era la lampo del vestito.
"Non sai quante volte avrei voluto togliertelo...."
Abbassò la lampo e lasciò cadere a terra il vestito.
Indossavo un intimo di pizzo rosa tenue, fra i seni la scollatura terminava con un cristallo che penzolava.
Mi fece voltare, mi stava esaminando.
Con una mano mi faceva girare come una bambolina di un carillon e
con l'altra mi accarezzava, sicuro ma delicato.
Mi tirò a se ma quando sentimmo delle voci farsi vicine,
lui si diresse veloce verso la porta facendomi segno di andare sotto la scrivania.
Presi il vestito e mi nascosi.
Per fortuna era completamente chiusa e abbastanza grande da nascondermi.
Sentì entrare un collega e mettersi seduto a parlare.
Accidenti e adesso?
Lui tornò alla scrivania, si sedette e lentamente si mise comodo per lasciarmi il tempo di sedermi e fagli spazio.
Avevo paura che i tacchi battessero sulla scrivania e li tolsi, restando scalza.
Parlarono di una pratica per qualche minuto e poi si misero a parlare di me.
"Ma la brunetta.... non era entrata qui da te?"
"Si"
"Hai visto che vestito? Fa venire voglia di toglierlo vero?"
"E già... decisamente"
Oddio il vestito, come lo rimetto qui sotto? Accidenti....
Scambiarono commenti per qualche minuto, e mentre parlavano di me vidi la sua mano che scendeva e si accarezzava la patta.
Il cazzo era gonfio, tirava il tessuto dei pantaloni, non si sarebbe mai alzato dalla scrivania in quelle condizioni pensai sorridendo.
Presa dalla voglia posai la mano sulla sua gamba.
Lui restò tranquillo mentre la mia mano saliva lenta.
L'unico suo movimento fu aprire un po' di più le gambe e togliere la mano.
Mi accomodai fra le sue cosce battendo appena la testa sul cassetto centrale, cosa che lui mascherò sistemando dei libri.
Tornai ad accarezzare la coscia, salendo verso la patta tesa.
Abbassai lentamente la cerniera, sentendoli ridere parlando di colleghi.
Il cazzo era imprigionato negli slip, lo accarezzai.
Era così duro, caldo... avevo voglia di assaggiarlo... succhiarlo...
Scostai il bordo degli slip e lo liberai.
Tirandolo fuori si liberò anche il suo odore, sapeva di passione, di voglia.
Iniziai accarezzandogli la cappella bagnata e sentendolo dire le parole che più speravo:
"Ora scusami ma devo svolgere una pratica urgente prima che torni la brunetta"
"Certo, a più tardi"
Congedò subito il collega e si mise più comodo, scivolando appena sulla sedia per darmi più possibilità di manovra:
"Ora porta a termine quello che hai iniziato, succhialo per bene"
Volevo farlo, la sua voce mi stregava e le parole mi uscirono senza che io le pensassi:
"Si Signore"
Mi avvicinai più che mi era possibile ma ero scomoda sotto la scrivania:
"Potrebbe farmi uscire da qui sotto?"
"No, potrebbe entrare qualcuno, dai succhialo"
La mano iniziò a muoversi lenta, lo scappellavo delicata ascoltando i suoi sospiri e adeguandomi a essi.
Poco dopo mi alzai leggermente e sbattei di nuovo sul cassetto arrivando dove volevo e finalmente lo assaggiai.
Era così bagnato, finalmente sentivo il suo sapore di uomo.
Gli leccavo la cappella con la punta della lingua creando
un filetto con la saliva e il succo del suo desiderio.
Ritornai sulla cappella, stavolta lo presi in bocca e lo succhiai.
Un sospiro più forte, la sua mano sulla testa e la sua voce:" Di più...."
Lo presi più che potevo, che goduria sentirmelo finalmente scorrere in bocca.
La sua mano decisa mi dava il ritmo del suo piacere.
Sentivo i suoi lamenti appena sussurrati:
"Dai troietta succhialo di più...."
Persi il controllo e mi spinsi più avanti sbattendo i piedi contro il bordo della scrivania.
La spinta fece cadere il portapenne e gli fece dare un pugno alla scrivania: l'avevo fino in gola.
La sua mano stringeva i capelli spettinandomi e facendomi sentire il suo desiderio.
"Fermati"
"Si Signore" a malincuore mi fermai.
Si slacciò la cintura veloce e abbassò pantaloni e slip,
tornò a sedersi spingendosi ancora più in avanti.
Lo ripresi subito in bocca e tornai a succhiarlo avida.
Ora avevo anche la libertà di giocare con le palle.
Le accarezzavo, le stringevo seguendo le sue parole eccitate.
Quanto godevo nel fare quello che lui ordinava.
Sentivo il suo sapore e lo adoravo, prendendolo tutto in bocca posavo il naso a lui e gustavo anche l'odore della sua pelle.
Sentivo che non sarebbe resistito ancora molto, la sua mano era diventata molto più decisa e si spingeva con il bacino nella mia bocca.
Pochi colpi e lo sentì gonfiarsi in bocca e esplodermi in gola.
Continuai a muovermi lenta, delicata, lo baciai, lo accarezzai sentendolo rilassarsi.
Le sue dita ora erano intrecciate nei miei capelli, la mano più delicata, quasi ad accarezzarmi.
Lo succhiai con delicatezza per raccogliere tutto il suo piacere,
assaporando il suo sapore.
Alzai la testa e lo vidi fissarmi mentre mi leccavo le labbra sporche di lui.
"Brava la mia troietta, hai bevuto tutto"
"Si Signore"
Scostò la sedia e mi aiutò ad alzarmi.
Mi rivestì velocemente, non c'era uno specchio e cercai di sistemarmi i capelli meglio che potevo.
Lui in pochi attimi tornò perfetto, come se nulla fosse accaduto.
Su di me sembrava passato un uragano.
"E' tutto, prendi la pratica e torna al tuo lavoro."
Lo guardai, presi la pratica e mi avviai alla porta, desiderosa di correre in bagno e sfogare il desiderio che ormai non aveva più limite.
Appena posai la mano sulla maniglia lo sentì dietro di me.
Mi tirò su veloce il vestito e mi schiacciò alla porta.
Le sue dita scivolarono sotto gli slip, con una mano mi teneva la bocca e con l'altra mi penetrò deciso nella figa zuppa di piacere facendomi sobbalzare.
"Senti come sei bagnata... Adesso tocca a te godere troietta"
Le sue dita si muovevano veloci, si sentivano muoversi da tanto che ero zuppa.
Ero così tanto eccitata che con pochi e decisi movimenti mi fece venire soffocando i miei gemiti di piacere.
In pochi attimi era tutto finito ma il piacere che avevo provato era stato intenso.
Rimase un momento a sorreggermi finché le gambe non smisero di tremarmi.
Mi girò verso di lui, guardandomi soddisfatto:
"Molto bene, riesci a tornare al tuo lavoro adesso?"
"Si Signore" ma non ne ero molto sicura.
Abbassai il vestito, raccolsi i documenti finiti a terra e uscì chiudendomi la porta alle spalle.
Se qualcuno mi avesse guardata bene mentre uscivo dal suo ufficio
avrebbe sicuramente notato i capelli spettinati,
le ginocchia rosse e irritate e il viso arrossato.
Ma stavo così bene che non me ne importò nulla.