hard pulp nr. 1
di Alioscure
hard pulp è stato trovata tempo fa in un cassetto segreto di un mobile bar appartenente a raymond chandler una raccolta di novelle,da lui intitolate hard pulp. sono sorprendentemente a sfondo bdsm e il protagonista è un anonimo poliziotto privato,che può a ben vedere sembrare un antesignano di philip marlowe. ecco la prima. hard pulp number one credete che possa essere una buona giornata quella che inizia con la scoperta che la vostra ultima bottiglia di jack daniels rimasta in fondo al cassetto è vuota? io no. credo ai presagi,alla maledizione di tutankamen,al karma,alle premonizioni. una giornata che inizia così è una giornata di merda. e infatti. quando sentii il rumore dei suoi tacchi da 12 avvicinarsi alla mia porta pensai:- questa musica è meglio di gerswin.- poi bussò tre volte,piano,e chiese:-c'è qualcuno?-. anche la sua voce era una rapsodia in blu,una roba da brividi su per la schiena,che poi fa il giro e finisce nelle mutande. -avanti- dissi,preparato a tutto. ma non si può mai esserlo davvero,lo sapete. ci sono donne e donne. certe sono carine,certe meglio lasciar perdere,alcune-poche-bellissime. e poi ci sono delle robe che a chiamarle donne si fa loro torto,perchè sono angeli caduti dal cielo,dee,creature di altre dimensioni. per queste c'è sempre il povero stronzo che si vende l'anima e poi finisce male. ma,sapete,il bello è che di solito manco riesce a dispiacergli. la tipa che entrò faceva parte dell'ultima categoria- occhi nocciola con frammenti di sole rimasti impigliati dentro,capelli spessi e neri come un cazzo di temporale,un viso e un corpo che non sono di questo mondo e tutti vorrebbero sapere di quale. aveva uno di quei vestitini estivi che fasciano ed evidenziano tutto,tanto che se fossero nude sarebbero più pudiche. qualsiasi cosa fosse,non era una suora nè una delle signore dell'esercito della salvezza. ma,se esiste un esercito della perdizione,sicuro come l'alba dopo il tramonto che ne era un ufficiale di alto grado. -buongiorno- disse con la sua voce bassa e un po' rauca alla marlene dietrich - non le faranno male tutte quelle mosche che sta mangiando? -non si preoccupi,sono già morto di infarto quando ha varcato quella porta. si sieda così la gonna magari le sale un po',io posso credere in dio e poi vediamo cosa posso fare per lei -mi piacciono gli uomini spiritosi. è una 45 quella che tiene nei pantaloni? -meglio che non glielo dica cos'è. lei ha un'aria tenera e indifesa come la tigre nella gabbia d'entrata dello zoo. non capisco che tipo di aiuto potrebbe volere -mi piacciono anche gli uomini modesti. ma lei ha fama di essere uno tosto,perciò la smetta di fare il modesto,che non è il momento di giocare ai quattro cantoni -scommetto che le piacciono anche gli uomini tosti -ecco,diciamo che in genere mi piacciono gli uomini e basta. può credere che sia ricambiata abbastanza -posso crederlo senza troppa fatica. e allora qual'è il problema? se la cosa è reciproca vedo la possibilità di un buon accomodamento -il problema è che uno di quei pochi che non mi piace mi sta troppo appresso ed è pericoloso -non le piacciono gli uomini pericolosi? -questo no. e lei dovrebbe tirarmelo via dai piedi. per questo sono qui era fermo dall'altra parte della strada. il sole gli faceva sudare la faccia sotto l'ala del panama abbassata sugli occhi,così che restavano in ombra. gli vedevo solo il viso fino all'attaccatura del naso. era fermo,appoggiato a un palo,e mi guardò arrivare senza muovere un muscolo. non era nè giovane nè vecchio,nè bello nè brutto. un uomo anonimo,in un abito marrone stazzonato,come tanti. solo a lui il cuore era trapassato da un chiodo arruginito,parte a parte. mi fermai davanti a lui,sospirai e decisi di cavarmi il dente subito. possibilmente con le buone. -senta- dissi saltando i preamboli - deve capire una cosa. non è un ragazzino. a volte ci piace qualcuno che ci ricambia,a volte no. non è colpa di nessuno,succede e basta. una volta va bene e una volta va male -mi sta dicendo che stavolta va male,vero? -sta soffrendo inutilmente e lei si incazza e basta. non serve a nessuno,capisce? è una cosa che non serve a nessuno,come spaccarsi la testa contro un muro. mica va giù il muro,ci si rompe soltanto il cranio -lo sa che certe volte uno mica può scegliere quel che gli capita? è tutto scritto da quando si viene al mondo,non si può farci niente -mi sa che può scegliere adesso se andarsene con dignità giù per questa strada oppure rendere a tutti le cose più difficili -che fa se non me ne vado,mi prende a colpi di pistola? mi dà dei pugni nello stomaco e poi dei calci in faccia? -senta,va bene che questa è una storia pulp,ma non sono mica un picchiatore. sono venuto a farla ragionare semplicemente sull'ineluttabilità del destino -vedo che lei non le ha detto niente -mi ha detto quel che mi occorre sapere. faccia il bravo,ho anche il vestito nuovo addosso,non me lo faccia sporcare di sangue -l'ineluttabilità del destino,dice. guardi qua qual'è l'ineluttabilità del destino si aprì la giacca e si iniziò a sbottonare la camicia. gli tremavano le mani. aspettai di vedere dove andava a parare e così lo vidi. aveva il petto quasi glabro,attraversato da profondi segni rosso scuro,che risaltavano sulla pelle chiara come sventrature di un aratro nella terra smossa. le linee si intersecavano come un merletto monocromo,in rilievo. molte erano già vecchie,rimarginate,altre più fresche. -vede? il libro è stato già scritto,come le dicevo. da Lei. il mio destino ineluttabile è Lei,lo è stato fin dal primo istante che la vidi -cosa sono? ha usato una lama,le unghie,cosa? -i segni meno evidenti sono di unghia,quelli brutti di frusta,correggia,gatto a nove code. dietro sul culo li ho di bastone di malacca e di bambù -lei è uno a cui piacciono questi giochi? -io sono uno a cui piace da pazzi Lei. il resto è tutta una conseguenza -ma se le cose stanno così perchè ora non la vuole più? -le bambine cattive si stancano prima o poi dei loro giocattoli e dopo un po' non li vogliono più. quattro mesi fa mi disse che l'annoiavo. le risposi in ginocchio che avrebbe potuto farmi letteralmente tutto quello che voleva. tutto,pur di restare vicino a lei. iniziò a invitare altri uomini. io ero a quattro zampe in un angolo,legato a una catena.ero il suo cane. lei faceva con gli altri quel che doveva fare,poi mi chiamava schioccando le dita per farmi pulire in giro. schioccava le dita,capisce? come si fa per chiamare un animale addestrato. mi faceva battere per eccitarsi e poi si faceva prendere davanti e dietro mentre io guardavo. la vedevo spesso sfuocata,perchè avevo gli occhi gonfi di lacrime,ma la sentivo dire cose crudeli su di me,e spesso ridere. poi venne il giorno che non la divertì più neanche quello. non provava più gusto a farmi leccare i piedi,per terra,il cesso. ormai era così ovvio che lo facessi e a Lei piace il brivido dell'incognita,della sorpresa. così un giorno mi tolse il collare e mi indicò la porta. quando mi disse:-vattene,sei libero,adesso- credo che fu allora che mi uccise -così non ce la fece ad andare -no. ci ho provato,anche. ma lei veniva sempre a tormentarmi la mente con i ricordi. sa che cosa tremenda che sono i ricordi. arrivano di colpo,quando meno uno se li aspetta,e iniziano a sventrarti,a versarti sale sulle ferite. allora ti ubriachi fino a perdere i sensi,sperando di non metterti a sognare proprio Lei. e appena riapri gli occhi Lei torna,ti mette un piede sul collo e ti sussurra:- non potrai mai fuggire,mai. perchè mi appartieni come il cane appartiene al padrone e anche dall'altra parte del mondo questo sarà sempre e per sempre. capito?-. oh se lo capivo. allora tornai a girarle intorno,mendicando un suo sguardo,un semplice tocco distratto. una volta mi fece leccare un suo sputo da terra. mi parve buonissimo. ma quando rialzai il capo stava andandosene dicendomi:- vai via,bestia. da me non avrai più nient'altro.- -e la seguiste da allora? -sì. da lontano. sempre sperando,implorando un altro suo sputo,un calcio,qualunque cosa,purchè fosse suo,provenisse da Lei sospirai. era un uomo morto,morto ammazzato,da dentro. sanguinava come un maiale sgozzato,la sua anima sanguinava. ma il guinzaglio invisibile che lo teneva non si allentava,non lo lasciava andare.poteva solo stare lì e agonizzare,e morire altre mille volte. povero zombie schiavo del suo amore disperato,povero cane bastardo senza padrone,vagabondo e solo al mondo. -senta- gli dissi,mettendogli una mano su una spalla,con un improvviso moto di pura,assoluta compassione - ora deve proprio andare. lo faccia per sè,non per Lei. non la vuole più,è inutile che insista. la vede lì,dietro la finestra proprio sopra l'insegna rossa del bar,che guarda giù? aspetta solo di vederla andare via,non la chiamerà a sè mai più. mi crede? lui mi guardò con uno sguardo disperato,terribile,e alitò alla fine:- sì,ha ragione. devo capire come stanno le cose. per me,non per altri che per me -sì. solo se andrà via smetterà di stare tanto male -è così. ora andrò via e così finirà tutta questa brutta storia un tram arrivò sferragliando dal fondo della strada. arancione,grosso come una casa,invase il mondo. l'uomo mi strinse di colpo la mano e disse in fretta:- ecco,prendo il tram adesso. me ne vado con quello. me la saluti,le dica che lei è stato il mio ultimo pensiero tornai su qualche ora più tardi. era già buio fondo e le zanzare sembravano miniature di kamikaze giapponesi in picchiata. erano finalmente andati via tutti,le auto della polizia,i curiosi,i vampiri di emozioni a buon mercato,l'ambulanza con gli avanzi sanguinanti dell'uomo ficcati in un sacco nero,come una immondizia. lo era,era l'immondizia di un amore sciagurato rimasta sparsa per i binari,da portar via. per chiudere il sipario. la donna era seduta su un angolo della mia scrivania. nella penombra le baluginavano i denti e gli occhi,come un animale selvaggio dentro una fratta. non pareva sconvolta,nemmeno turbata più che tanto. era morto un seccatore,nient'altro. uno dei tanti,e nemmeno era un uomo spiritoso,tosto o pericoloso,tranne che per sè stesso. il suo tono di voce fu normale. -ma non lo aveva capito che si stava per buttare sotto il tram? -no,aveva detto soltanto che lo avrebbe preso. credevo intendesse salirci su,mica saltarvi sotto -beh,il tram lo ha preso comunque,in un modo o nell'altro -sì,e lei ha risolto il suo problema,si direbbe -quanto vuole? ci ha speso una mezza giornata,ma non direi di più -lasci stare. oggi è una giornata di merda e fimiamola così. mi può magari offrire da bere,visto che ho finito il whiskey lei sorrise. era buio,come ho detto,ma il sorriso fu inequivocabile. forse lo si sarebbe potuto definire INELUTTABILE? -se lo dò i soldi può andare a prendere da bere qua sotto e poi tornare su. magari le faccio compagnia e un goccio lo bevo anche io con lei -ho un bicchiere soltanto il sorriso divenne più ampio,abbagliante nella notte e terribilmente pericoloso. -va bene,lo useremo insieme- disse. mentre scendevo pensavo che dovevo cambiare casa,andare da qualche parte dove non ci fosse vicino nessuna rotaia,nessun cazzo di tram. non si sa mai cosa può accadere a questo mondo. alla fine,lasciai il bicchiere a lei. io bevvi in un altro modo. ma chissà perchè me lo aspettavo,si vede che anche quello era scritto da qualche parte. |