racconti rack uno (il mostro ed il poeta)

di  Alioscure

 

 

  sono un poeta.

non è colpa mia,sono nato così.

ci sono persone che guardano il mondo e vedono solo l'asfalto di strade

che non portano da nessuna parte,

e mura di vetro e cemento dove si infrange il sole ogni giorno gemendo,

e dietro cui muoiono in silenzio sogni e speranze come mosche prigioniere.

e ci sono persone che vedono ancora il gattino che gioca con la propria ombra nel vicolo,

e gli occhi viola quando passano loro accanto,

e le nubi quando formano branchi di bisonti nei cieli.

io sono così,infatti sono un perditempo inconcludente,

chi lavora sul serio non ha tempo di vedere bisonti nel cielo.

(anche se la cosa è piuttosto triste).

faccio bene solo il poeta,per quanto non mi ha mai letto nessuno,

e poi faccio bene un'altra cosa.

uccido.

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i mostri non sono per forza brutti,che credete.

è ignoranza,la vostra: in latino monstruum significa che ispira meraviglia.

io sono un mostro,per esempio,e sono bellissima.

sarei la donna dei vostri sogni,

se non fossi il vostro incubo.

io mi nutro di anime,ma le devo strappare dai petti ancora palpitanti

perchè mi nutro come i serpenti di prede vive.

batto le strade con i miei tacchi da 12,il cappotto nero aperto,

i capelli neri che frustano il vento,

e cerco le mie prede perchè anche un mostro ha diritto di vivere,non vi pare?

in compenso dono gioia a chi mi vede passare

e sogna per un istante che io gli prenderò il cazzo in mano

e me lo porterò alla bocca rossa,rossa come le fragole d'estate,

e non sa che deve ringraziare il suo dio che non l'abbia fatto davvero,

perchè non disdegno a volte anche qualche hot-dog.

ah-ah.

oggi cerco qualcuno di speciale,fiuto in aria il male.

bene,ha di solito più sapore del bene.

fendo la folla come fa lo squalo bianco con i branchi di pesciolini.

non li caga,cerca la carne saporita.

io cerco un'anima,oggi,un'anima che sappia recitare poesie.

mentre uccide.

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quando la vedo so che è lei.

la sua bellezza è pericolosa come una tigre in un canneto.

e ha naturalmente gli occhi viola,con una sfumatura tra il nocciola e l'oro.

-gradirebbe una poesia?- chiedo.

di solito chi è senza niente dentro non ha tempo per le poesie,

a malapena riesce a fare una sveltina il sabato sera.

gli occhi lampeggiano.

-per me?sarebbe proprio carino.-

magnifico,la prima prova l'ha passata. merita di morire guardando il sole.

-ci sono donne che sono gazzelle,altre leonesse fulve.

ma ognuna di loro ha una bocca che può urlare e sussurrare,

ed un'altra bocca muta,sotto,che però sa cantare.

io amo questi animali dal pelo lucente e le loro bocche,

dove vorrei poter entrare e restare per sempre.

le bocche sopra e sotto delle donne non portano via nulla,

alimentano loro il mondo.

-ah.bella. ma non era più semplice chiedermi se volevo farti un pompino?

-questo si può sempre chiedere a suo tempo.

-portami da qualche parte.

-c'è qui un albergo.

-è una topaia.

-sì. vuoi cercarne uno migliore?

-no.questo è QUI ORA.

davvero una topiaia,la stanza miserabile e spoglia,il letto cigolante,

perfino gli scarafaggi in evidente depressione negli angoli,immobili e tristi.

mentre la spoglio,le recito ancora:

-quanti anni vuoi vivere,quanta pena vuoi portare sulle tue spalle?

meglio andarsene ora,in un lampo ed un fulgore.

quando i sogni sono ancora freschi,

e i desideri non sono ancora andati persi nella cenere di camini spenti da eoni.

quando la bellezza palpita ancora.

le sagge farfalle vivono a volte un giorno solo,

poi vanno di colpo a popolare altri mondi,a cercare nuovi fiori.

-sei un gran poeta.fammi sentire il tuo cuore come batte.

mi afferra con forza sorprendente,mi butta contro il muro.

ora che li osservo da vicino i suoi occhi sono di ossidiana,

come le lame dei coltelli sacrificali degli antichi sacerdoti aztechi.

mi ringhi proprio sulla bocca:

-fammi sentire il tuo cuore,ora. HO FAME.

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lui sorride,sembra non capire.

gli apro il petto con le unghie,ho artigli molto efficienti,

ma non vedo nulla.niente cuore.lui non ha cuore.

CAZZO.

mi colpisce con una mano pesante come una pala.

sono sul letto,la testa mi gira.

vedo la sua ombra sul muro che si avvicina,pare un gigante,

uno di quei giganti che mangiano i bambini nelle favole.

non vale,vorrei dire,il mostro qui sono IO.

-vuoi sentire un'ultima poesia? - mi chiede garbato,

tirando fuori dalla tasca la corda di pianoforte che suonerà la mia ultima canzone

-sentila,l'ho composta proprio ora.

ci sono mostri che divorano i cuori,

e ci sono mostri peggiori che i cuori non li hanno più da tempo.

non so cosa sia più doloroso,

certo se si mettessero insieme non li fermerebbe più nessuno.

e in due la sofferenza di vivere senza cuore o doversene nutrire

sarebbe minore.

alza le mani,tendendo la corda vibrante davanti al mio collo.

poi,molto lentamente,la riabbassa.

i suoi occhi senza vita piangono lacrime asciutte.

-facciamolo. cosa ci costa provare?- mormora.

esitante,gli accarezzo il viso umido e dilaniato da consapevolezze atroci.

-cosa ci costa?- gli dico.

quando mi bacia,gli artiglio la schiena. sento il sangue colare tra le mie dita.

ma pensa,se un mostro decide di amare sanguina anche lui,alla fine.