Légami

di   Angeljca

 



“Legami!”
Il sole mi ha svegliata con un sorriso malizioso sulle labbra. E “legami”, sussurrava la mia pelle ben distesa. Desideravo che i tuoi occhi mi corressero sul corpo, sentivo una crescente eccitazione, ma eri ancora così lontano, più d’un passo in controluce nel guardarmi.
Ho lasciato scivolare mani e piedi alle estremità del letto e “legami! ti prego!”, ho chiesto. Mi sono mossa in modo da formare una perfetta croce di S. Andrea e la mia mente ha stretto nodi invisibili, sono rimasta immobile, per minuti interminabili hanno iniziato a dolermi i polsi. Si è fatto tardi.
“Legami!”
Ho guardato la penombra con aria di sfida, ma eri ancora troppo lontano, non avevi alcuna intenzione di ascoltare la mia preghiera.
L’immobilità mi ha fatto sentire davvero le corde, compievano giri cui non sono stata capace di resistere. Mi tendevano i muscoli, accentuavano le curve.
Ho visto il seno alzarsi e abbassarsi, accompagnato da un respiro sempre più fondo.
“Mi stai osservando? Io aspetto”.
“Legami!”
Non l’avevo previsto, non era programmato, nessun accordo, solo un desiderio che mi ha trovata densa al risveglio. Le corde mi hanno legata esattamente per divenire il tuo oggetto di puro piacere.
I miei capelli erano sparsi sul cuscino, il ventre si dimenava, i miei pensieri e la mia eccitazione aumentavano mentre pensavo che mi stessi legando.
Il mio corpo era così caldo e umido che ho deciso di lasciarmi usare in quello stesso momento: “sfoga sul mio corpo i tuoi istinti di maschio!”
“Legami!”
Il mio viso era accalorato, il mio corpo tratteneva un orgasmo pur di sentirti muovere dentro di esso. E “ti prego, legami!”, ho chiesto.
“Mi stai torturando!”
Il sole mi ha bagnata le palpebre di luce e i miei occhi si sono illuminati dalla comprensione. Ho sorriso allora.
Fissando le contrazioni addominali ho sentito che colavano da me alcune gocce chiare.
Ho macchiato il lenzuolo.
Mi sono agitata e senza nulla badare mi sono mossa per darmi piacere.
Ho strusciato sulla coperta.
Poi due graffi sul ventre mi hanno ricordato ieri, e la gratitudine delle spine mi ha accompagnata regolando i miei suoni. Mi tirava la pelle.
Così finalmente ho sentito, stavo tirando le corde, in pochi istanti mi sono bloccata stroncandomi un gemito.
Il più a lungo possibile mi sono sentita sfiorare.
“Mi stai osservando vero?”
“Legami!”
“Ti prego…”.