La donna di vetro
di Anna Giacomazzo-Mugler
Quando ti conobbi eri chiusa dentro ad una scatola
e le pareti erano di vetro, potevo vederti, potevo guardarti,tu non
potevi sentirmi,ma potevi osservarmi. Ti ho guardata per ore, i tuoi
malinconici occhi neri, i tuoi capelli neri come i miei, la tua pelle
disegnata. Avrei voluto quello sguardo solo per me, quelle labbra solo per me, quel corpo sinuoso e felino solo per me. Sotto le mie mani, ti avrei accarezzata lentamente, dolcemente,avrei sentito l'odore della tua pelle inebriarmi la mente. Si, avrei fatto l'amore con te, tenendoti stretta a me tutta la notte,sentire il tuo respiro fondersi con il mio. Avevo un desiderio sensuale di te, il tuo corpo morbido e setoso risvegliava in me sensi sopiti,mentre il cervello iniziava a volerti sempre di più. Immaginavo di dipingere le tue forme, la fantasia galloppava, una musica soave ma seducente mi ricordava che eri dentro la scatola, non eri reale, eri solo frutto delle mie fantasie? Accarezzavo il vetro e sentivo i brividi scorrermi lungo tutto il corpo. Eri viva,eccome, e io con te. Lanciata in alto, sino a toccare il sole e la luna, il cielo e le stelle. Una notte di diamante solo per noi, una notte d'assenzio solo per noi, verde come i miei occhi, scura come i tuoi. Splendide le tue mani intrecciate alle mie. Giocavamo in silenzio, e tutto appariva colorato,ma io avrei dovuto entrare nella tua scatola per poterti avere davvero. Guardavo le tue labbra muoversi, socchiudersi per mandarmi un bacio. Dovevo sentirlo,dovevo sentire il suo sapore, la morbidezza della tua bocca sulla mia. Desiderio, fame, voglia. Guardavo i tuoi occhi dritti dentro ai miei, dovevo averli. Dentro, Fuori, sopra. Guardavo il tuo corpo, dovevo averlo. Sempre, sotto sopra. Volevo te. La scatola. Quella donna. Tu. Surreale istinto d'amore perdersi e accarezzare una superficie di vetro. Mi parlavi, ma io non potevo sentire le parole che uscivano dalle tue labbra. Odiavo quel vetro che ci separava, avrei voluto farti uscire.. Voltai pagina. Mi ritrovai in una camera d’albergo, lussuosa, profumata, una bottiglia di champagne sul tavolo, luci soffuse, guardai il letto, era disfatto, sentii l’acqua della doccia scorrere. Entrai lentamente, e tu eri li, il sole con la doccia, il sole con l’acqua avrebbe formato un arcobaleno, quell’arcobaleno sarebbe stato mio poco dopo. Ti feci uscire dalla doccia, eri bellissima, occhi grigi, capelli castani, lunghe gambe e un sorriso da scioglierti. Le tue mani lunghe e affusolate presero le mie,s’intrecciarono come i rami di un albero senza foglie, e tu nuda davanti a me,iniziasti a spogliarmi… I bottoni della camicia, i ganci del bustino,la zip dei jeans, mi accarezzasti piano con la lingua e con le mani, io in piedi tu in ginocchio, sentii lieve la tua lingua massaggiarmi li dove sapevi avresti sentito il mio respiro farsi più velocemente poco dopo..presi fra le mani i tuoi capelli lisci, spinsi più a fondo il tuo viso e ti sentii entrare con la forza di un’onda, ma l’onda ero io che stavo per venire, così già subito, solo nel guardarti, solo nel sentirti, nel vederti… quanto la tua bellezza poteva eccitarmi? Poteva entrare dentro al mio cuore, ma tu avevi penetrato la mia mente con quegli occhi grigio gatto e nulla più sarebbe servito,nulla era più forte e più completo. Mi avevi avuta con il tuo sguardo che trattenevo nelle mani per non lasciarlo scappare. Ti feci alzare, ti abbracciai, ti baciai, ti feci sdraiare sul letto. La notte fu nostra sino all’alba, amanti perse e lussuriose, leggere, e irruente, scherzose e appassionate. Ti ho amata completamente, dentro e fuori, e non avrei voluto lasciarti andare mai. Tu mi stringevi a te come se fossi l’ultima volta, come se quella notte e quel giorno fossero gli ultimi della tua vita. Bussarono alla porta. Andai io ad aprire, non c’era nessuno, guardai per terra e vidi un pezzo di vetro, lo presi in mano, odorava di gardenia e vaniglia. Pensai alla donna della scatola di vetro. Il vetro si era rotto, era venuta a cercarmi, non l’avevo vista. Ero con te. Ma lei aveva lasciato un pezzo di sé solo per me. Sola, e solo per me. |