Pashmina verde

di  Asia1007

 



Finalmente è arrivata. Un po’ di tepore a scaldarmi, ho sempre troppo freddo.
La giacca di pelle e quell’anello che brilla, me lo aveva fatto notare Laura in quella vetrina d’estate. Non so mai fermarmi su ciò che brilla, ma è un bell’anello. Brilla di verde, come la pashmina da qualche euro che ammicca. La guardo.
– Oggi vieni con me –

Ho voglia di camminare, stranamente. E sorrido e sono tranquilla. Stranamente?
Non lo so, non sento nulla di ciò che ho letto in rete circa i primi incontri, quella tensione, quel pathos, misto ad imbarazzo, paura ed eccitazione. Nulla di tutto questo. Sono molto tranquilla, uno stato di attivazione gioioso regola il mio passo. Per me non è un primo incontro. Lo conosco, mi conosce. Non ricordo bene come sia accaduto, so solo che doveva accadere.
Cammino. Metrò.
Mi sono sempre divertita a fare un gioco stupido. Occhi bassi a guadare solo le scarpe dei miei compagni di viaggio e immaginare il resto, cercando di indovinarne i contorni.
Chissà cosa dicono le mie scarpe. Chissà se raccontano di me, di noi.

Mi siedo nel locale che mi hai detto, fuori, oggi la temperatura lo permette. Sono sola. Ora un po’ di agitazione inizio ad avvertirla, non so dove mettere le mani.
Fumo.
Caffè.
10 minuti.
Fumo.
Cristo santo! … Ma dove caspita è finito. Non chiamo. Arriverà. Arriva.
Si ferma e sorride, un sorriso, accennato.
Vedo solo gli occhi che si siedono ad un altro tavolo, vicino al mio, occhi che mi guardano e che guardo. Dove siamo? Non so. Silenzio. E mentre si stempera quello sguardo muto e attento, gradualmente mi calmo, appoggio la schiena alla sedia e sto, lì, fra i suoi occhi.
Perché non mi saluta? Perché sta lì, lontano? Mi dirà qualcosa? Dovrei dire qualcosa? Mi alzo io? Perché non mi parla?
Perché non mi faccio nessuna di queste domande
Non ho nulla in testa, nessuna parola, ogni tanto solo un respiro un po’ più profondo.

- Ora andiamo -
Ti seguo, il passo è lento. E non ti guardo, lo sguardo va sulle tue scarpe e sulle mie. Chissà cosa raccontano le nostre scarpe.
Il portiere dell’albergo ti porge la chiave, gli fai cenno di darla a me. Sarò io ad aprire la porta.
Fermi uno di fronte all’altra, mi spogli solo della giacca.
- Come stai? -
- Sto bene, sono dove vorrei -
- Vuoi venire a vedere? -
- Sì -
Il tuo sguardo si fa pieno di freddo e caldo, non lo so dire, ti vedo eppure sento solo le mani che giocano con la pashmina, la svolgi dal collo e mi avvolgi nel buio.

- Vedrai meglio -
- Hai paura? -
Ho paura? Non lo so. Non rispondo. E rompi quell’attimo con la lingua mi bagni della tua saliva ed è immediato respiro che si spezza, gambe tremano un po’, emozione che divora e occupa ogni spazio. Non lo avrei mai immaginato, mai.
E il mio bacio esplode nel tuo. Il mio bacio vuole, vuole, vuole. Lo senti, ti fermi, mi fermi. E rimango con le labbra aperte bagnate di te.
- No, non hai paura –
No, non ho paura.

Mi spingi sul letto come per giocare, urlo e rido di quella sorpresa. La mia risata si spegne lentamente sul tuo silenzio che mi guarda e mi spoglia.
La tua voce è lì accanto.
- Perché sei qui? –
Mi agito e accenno a spostarmi su un fianco
- Stai ferma! –
- Perché sei qui? -

Ora, ho paura, sì.
E pretendi ogni parola e nessuna ti basta, parole di resa che dicono ciò che non è più evitabile, ciò che ora esigi mentre non sento il tuo tocco. Le vuoi tutte, non molli, frughi, non risparmi nulla. Le strappi alla mia stessa coscienza. E i miei “non lo so” sbattono contro i “devi saperlo” e tutto si fa fatica, terrore, verità, specchio e fa male, perché forse non sarà vero, forse non sarà così e me lo sputi in faccia con durezza svelando ciò che nessuno ha mai compreso dietro le lacrime del mio orgasmo. Ho paura sì. E ne avrò per molto tempo, e le lacrime scendono senza orgasmo ora e senza tocco e ti imploro di smetterla, di lasciarmi andare, di non torturare la mia fragilità che fagociti come un animale affamato, ma non ti fermi, neanche oltre il singhiozzo e il corpo si scuote mimando da dentro un fuga, debole, appena accennata.

- S t a i f e r m a! –
E continui e mi scavi e sono più nuda della mia pelle che non abbracci. E ti prego ancora.
Basta. Basta. Basta. Lasciami, lasciami il respiro almeno.
Ma non sono legata, né prigioniera.
Solo una pashmina verde sui miei occhi.
Solo un semplice gesto per liberarmene.
Ma non vorrei che essere qui, fra le tue parole che uccidono le mie.