Lo spartito

di  Boccadirosa (e Faber)

 

 

  Adriana stava finendo di lavare i piatti. Suonò il campanello, trasalì.
Sulla porta quell’ amico di sua figlia, quell’ inglese che suonava pianoforte e con quegli occhi d’ un azzurro incredibile. Adriana lo salutò, gli disse che Morena non c’ era. Era passato perché aveva dimenticato lo spartito. Lo fece entrare.
−Domani hai gli orali, vero? Nervoso?
−Sì, non vedo l’ ora di diplomarmi! − rispose sorridente e con quell’ accento che Adriana trovava così aristocratico.
−E lei come va signora? Morena mi ha detto del lavoro di suo marito.
−Mah, non voleva accettarlo perché non voleva stare via così tanto tempo, ma alla fine abbiamo scelto di sì perché è una buona opportunità. Ma domenica viene a casa.
Distolse lo sguardo, la tristezza aveva invaso i suoi occhi. In realtà Renato era via perché ultimamente erano in rotta. Ma questo Morena non lo sapeva. Paul notò quello sguardo triste, le prese la mano. Lieve, le baciò la punta delle dita. Adriana rimase stupefatta per quel gesto, ma non tolse la mano. Gli sorrise, timida. Paul prese a baciarle il palmo, si avvicinò e  passò le labbra sul dorso. Adriana a quel punto avrebbe dovuto scacciarlo via, pensare che era il miglior amico della figlia, che aveva solo diciassette anni, che lei ne aveva ventiquattro in più.
Paul sembrò leggere quel turbamento, perché si fece rosso in viso e ebbe un attimo di incertezza nel muovere le labbra dalla mano baciata.
Adriana percepì quell’incertezza e invece di esserne turbata e infastidita scoprì una nuova emozione sorgerle dentro e dar vita a un calore strano che quasi più non ricordava. Lì, sotto la gonna di jeans, tra le cosce.
− Che fai?
Chiese col cuore in gola, stupendosi della sua stessa voce, rauca e calda come se le parole le si asciugassero da sole e diventassero roventi nella gola.
− Che fai?
− E’ da tanto che volevo stare con lei soli, per essere soli ora ho lasciato lo spartito apposta, sapendo che non avrei trovato Morena ora.
Adriana si sentì come sospinta da lui che le si era avvicinato fino a trovarsi posata con le natiche contro il bordo del tavolo. Sentì il respiro del ragazzo farsi vicino, umido, caldo mentre le parlava, a pochi centimetri ormai dalle sue labbra.
Adriana deglutì a fatica e non fece che attendere quel bacio per un istante che le parve infinito, nemmeno riusciva a pensare a nulla in quella sua resa.
− E’ che dovevo dirglielo, dovevo.
− Sono l’amante di suo marito da sei mesi signora Adriana. Volevo solo dirle che non volevo ferirla e chiederle scusa.