L'equilibrio
di Francesca (aka Bocconcini.g)
La vita è fatta di sensazioni, attimi, momenti, la fortuna degli uomini sta
nel non perderli, assaporarli sempre e comunque senza i se, i forse, i perchè,i
ma che il quotidiano ragionato modo di vivere spesso impone.
Le avevo chiesto dei commenti su dei miei racconti, mi piace sapere quel che
provano gli altri leggendoli.
Con immenso piacere gli ho trovati ma vi erano anche degli appunti, dei pensieri
dei ricordi della sua vita.
Io sono il tramite del suo essere del suo eccitante modo di sentirsi viva, io
sono le mani del suo cuore, della sua mente del suo inguine.
Io sono quel che ho provato leggendoli.
L’equilibrio
Sono felice di poter vedere che ci sono ancora persone che hanno piacere nel
fare l’amore, che provano grandi emozioni e si lasciano trasportare dalle
sensazioni, godono dell’orgasmo perché appagati del modo di averlo, perché non
schiavi di luoghi e situazioni.
Spesso il problema in un rapporto deriva dal doverlo e volerlo inquadrare il mio
non è inquadrabile e ne sono cosciente!
Ho un mio equilibrio.
Non posso raccontare dell’ordine del quotidiano, non ho una famiglia come quelle
che si vedono nelle pubblicità, come quelle che, mano nella mano, si vedono
passeggiare per il corso la domenica pomeriggio, ma posso raccontare del
rapporto forte, penetrante, avvolgente completamente fisico, ma legato da una
enorme complicità mentale, che ho con l’uomo che ha dato vita a mio figlio.
Tutto nasce da un grande amore, gli occhi ed il cuore sono spesso fautori di
grandi errori, ma non per questo da rinnegare, i nostri corpi sono nati per
godere l’uno dell’altro, mai stanchi mai sazi, mai investiti di quel pudore che
spesso rinnega il cercare, il voler sperimentare, senza inibizioni imposte, ci
siamo amati in modo talvolta brutale incarnando gli animali che comunque siamo,
talvolta in modo dolce e delicato quasi sussurrando il piacere reciproco.
Mi sentivo rinchiusa in un corpo che non amavo, costretta in una voluta
insicurezza, nella certezza di non essere in grado di provare e dare piacere, il
giorno che ci siamo sfiorati, che i suoi occhi hanno chiesto ai miei di amarlo
abbiamo capito che fra noi si era creata una incontenibile necessità di amarci
di godere dei nostri sessi di sfamare la nostra carne con i nostri baci con i
nostri morsi con la mani che si riempivano della voglia reciproca di sensazioni
nuove eccitanti e passionali.
La ragione, il dolore, che durante gli anni mi hanno più volte sfidata hanno
avuto soddisfazione solo nell’affievolire il sentimento razionale dell’amore
sognato, ma quello terreno arde e brucia possente sempre, senza quella
razionalità che molti non capiscono.
Ho lottato tanto, con ogni forza, ritrovando in me capacità impensate, per poter
avere una famiglia, mano nella mano, per avere quel quadretto ben dipinto
attaccato sul muro della bella casetta dalle pareti rosa, ma i colori talvolta
sfumano, talvolta si accendono, altre si stemperano, o come è capitato a me si
mischiano, si fondono e quel che ne è uscito è uno stupendo arcobaleno dove
nulla è definito ma tutto ne viene racchiuso.
La forza della nostra magnifica intesa si nutre del nostro non darci limiti, di
spazi, di luoghi di tempo siamo un uomo ed una donna consapevoli della nostra
immensa passione e desiderio di godere di noi.
Con l’estate il mare è stato spesso complice nel rinfrescare le nostre carni
calde e sudate, ci siamo amati nell’acqua, liberi, persi fra quel liquido
immenso senza freni, abbiamo remato l’uno nel corpo dell’altro, marinaio lui, io
barca senza remi, solo il suo sesso dentro me che ritmato dalle onde mi
riempiva, così come la sua lingua nella mia bocca salata, le sue mani con il mio
grande seno, uniti, un unico corpo che lentamente si riempiva di sensazioni,
vuota la mente dei dubbi, soli fra l’azzurro del mare e del cielo quando le case
si riempivano di sbadigli e svogliate carezze noi ci univamo in amplessi dove
non esistevano confini, scogli o incertezze, solo il semplice lasciarci andare.
E’ da sempre bastato uno sguardo, un complice sussurro, un accennato sorriso di
compiacimento per capirci, amiamo entrambi il gioco ed i nostri corpi sono
giocattoli nelle mani, nelle menti, di due adulti che sanno quel che piace l’uno
e all’altra.
Ricordo un freddo inverno, una gita, trascorrere un fine settimana in un paesino
di montagna, la neve ovunque avrebbe arreso ogni bollente spirito, ma i nostri
no, mano nella mano camminavamo in quel bianco assoluto, puro non come i nostri
pensieri che si spandevano attorno a noi come tutto quel candore alla luce della
luna, rossi in viso per la camminata, per il sangue che veloce fluiva in noi,
per l’eccitazione del trovarci soli in un posto desolato ma tutto nostro, ci
trovammo a spartire il colore che era in noi con gli unici che solitari
brillavano fra quel bianco, giocattoli di un piccolo parco giochi, l’altalena si
muoveva lenta spinta da una leggera brezza come me che venivo attratta dal corpo
di lui, una piccola casetta colorata, la porticina socchiusa in un evidente
invito ad entrare, noi due stretti in un abbraccio, io la signora dalle buona
maniere l’invito ad entrare mi inchino nel gesto di un evidente desiderio di
appagare i suoi, lui in ginocchio davanti a me non ho resistito dal prendere fra
le mani il suo caldo cazzo rosso come il tettino della nostra momentanea dimora,
l’ho accarezzato lentamente godendo di quel tepore che si impossessava della mia
mano lo sentivo crescere, sentivo il suo desiderio che si esprimeva nel velato
liquido che lo ricopriva vedevo i suoi occhi socchiusi che godevano della mia
mano ma più calda la mia bocca ne ha voluto gustare il piacere, l’ho immerso fra
le mie labbra rosse, gonfie per il vento e per la gioia di sentire il suo
nettare, i sorrisi condivisi per la consapevolezza che potevamo essere scoperti
era il brivido più eccitante.
Abbiamo giocato a lungo appagandoci di quel tempo, di quel luogo rubato ad un
mondo che lo aveva destinato ad altri giochi, ad altre mani, ad altri pensieri,
nella certezza di avere un nuovo vero vissuto da poter condividere.
Nel cassetto dei ricordi ho tante sensazioni, non ne rinnego nessuna, ogni
attimo che mi ha portato un sorriso, una lacrima, una carezza o appaganti
rantoli di godimento, fanno parte della mia vita, hanno creato la donna che sono
oggi e mi piace fermarmi di tanto in tanto, rivivere il passato per creare il
mio presente nell’attesa del futuro.
Mi rivedo con il vestitino smaniato, rosso scarlatto, la brezza che mi
scompiglia i capelli muovendoli lungo la schiena, agitati come me stretta al suo
corpo abbronzato e poco vestito di una estate torrida di qualche anno fa, mi
portava a fare un giro su di una vecchia vespa anni ’70, le nostre risa
riecheggiavano fra i campi che di un denso giallo risplendevano al sole, lo
stringevo eccitata dalla velocità dal suo farmi sentire donna, dal modo con cui
ogni tanto mi sfioravi le cosce che a causa del vento erano nude al sole, le
miei mani lo sfioravano, palpeggiavano la sua invitante carne, la mia lingua
godeva del suo orecchio sfioravo il suo inguine che sotto i pantaloncini di
cotone leggero lo mostravano già gonfio e voglioso.
Ci siamo fermati dietro una vecchia casa di campagna, nessun dubbio, nessun
timore, pochi istanti ed eravamo pronti ad amarci, su quella vespa, ho galoppato
su quel sellino, mi sono seduta sul suo sesso, scivolando sulle sue cosce
sudate, i nostri ventri l’uno avanti all’altro i miei seni gonfi cuscini, i miei
capezzoli turgidi boccioli da baciare, mentre le sue mani non si fermavano mai
nell’accarezzarli il collo, la schiena ed il mio culo aiutandomi a penetrarlo
completamente, i suoi ed i miei reni un unico strumento di piacere.
Sorrido ancora ripensano a quella casa nel dubbio che fosse abitata.
L’immaginazione quando ha la possibilità di espandersi, quando la mente non gli
impone freni e quando si ha la voglia di sperimentare, non ha confini e si
riesce a vivere veramente.
Gli incontri non sono mai imposti, non hanno schemi, abbiamo un figlio in comune
quel che ci unisce è un essere vivente non freddi mezzi creati dalla civiltà.
Di situazioni, momenti, giorni di piacere ne avrei tanti ancora da raccontare,
ma mi piacere ora, in questo momento, fermarmi per immaginare quel che sarà il
prossimo, quello che ancora dovrà venire, quello che ancora dobbiamo mangiare,
il piatto fumante che vorrò servire.
L’atmosfera la creerà l’attimo in cui ci guarderemo, il luogo sarà quello che
riusciremo a raggiungere, l’antipasto saranno i tuoi racconti, le pietanze che
verranno servite non avranno un ordine non avranno altro che il gusto di nutrire
i nostri corpi affamati di voglia di godere.
Vivi e lascia vivere.