Sere d'autunno

di  DanzaSulMioPetto

 

 

  La curva delle sue dita si offriva al mio sguardo con un lieve disegno che tracciava l’aria con grazia, come note di una melodia che vibrava nel suo sorriso.
Inarcava maliziosamente il piede, quasi schernendo il mio desiderio, scrutando il mio sguardo che mal celava la passione che si agitava in me, mentre avidamente mi dissetavo di ogni suo movimento, percorrendo la linea delle sue gambe fino al suo ventre e poi più su, lungo la rotondità del suo seno su cui riposavano le onde dei suoi capelli neri come il cielo della notte, fino al suo viso luminoso come il fresco bagliore della luna che si riflette nel mare.
Sembrava intuire ogni mia emozione, come se potesse sentire la carezza del respiro della mia anima soggiogata e vinta e il movimento delle sue dita sottili frugavano ora tra i miei pensieri, immergendosi nella mia anima ed esigendo la mia devozione.
L’avevo rincorsa cercando il suo sguardo durante la festa, implorando la sua attenzione ad ogni battito delle sue ciglia, finché non la vidi allontanarsi e salire al piano di sopra, sbirciando dietro di sé per vedere se ero ancora lì, pronto a seguire e raggiungere i suoi passi lungo le scale.
Camminò lentamente lungo il corridoio, come se ascoltasse il suono squillante dei suoi tacchi cercando il luogo giusto in cui fermarsi e attendermi.
Sembrava volesse perlustrate ogni stanza della villa, ma poi infine si fermò, rifugiandosi sul balcone, lontana dal brusio delle risate che riempivano il salone al piano di sotto.
Mi accolse con un sorriso non appena incrociò la carezza dei miei occhi, che attentamente la osservavano mentre denudava i suoi piedi liberandosi dagli stivali.
Era seduta su una poltrona di vimini ed inizio a fissarmi sempre più insistentemente, poggiando i piedi sul bordo della ringhiera, ridendo quasi nel vedermi ancora fermo sulla soglia, indugiando in attesa di un suo cenno.
“Ti piace solo guardarli o sai anche massaggiarli? Ne avrei proprio bisogno ora” mi disse, sorprendendomi nei miei pensieri.
Rimasi immobile nel mio imbarazzo, incapace di trovare una qualsiasi risposta, come se ogni parola si dissolvesse non appena cercassi di darle voce.
“Devi pensarci ancora molto? Non credevo fosse una domanda difficile la mia” disse trattenendo a stento una risata.
Poi prese le sigarette dalla borsa e tenendone una stretta tra le labbra, continuò a frugare in cerca dell’accendino.
“Beh, almeno puoi farmi accendere?” disse dopo un po’, sollevando nuovamente il suo sguardo sorridente su di me.
“Sì, certo” bisbigliai, avvicinandomi a lei.
“Sì cosa? Di domande te ne ho fatte due” disse poggiando un piede sul mio petto non appena le fui vicino.
“Si ad entrambe” le risposi, mentre il suo viso si illuminava nel riflesso della fiamma del mio accendino.
“Bene, hai soddisfatto la mia seconda richiesta, mi aspetto che ora tu faccia lo stesso con la prima”.
Sentii il tepore dei suoi piedi adagiarsi sul mio petto e sfiorarmi il viso, e mi ritrovai in ginocchio davanti a lei, baciandole e succhiandole le dita, udendo attraverso i suoi gemiti il piacere che la mia lingua le procurava.
“Parli poco, ma la usi bene la lingua” sussurrò, mentre godeva dei miei baci adoranti, sussultando nella scia di saliva che bagnava la sua pianta e si infilava tra le sue dita.
Tirò su la gonna del vestito che indossava e allargò le gambe mostrandomi la nudità del fiore delle sue cosce, chiudendo gli occhi e iniziando ad accarezzarsi, mordendosi il labbro ogni volta che le sue dita si immergevano nella mia bocca.
“Meglio se torniamo giù prima che ci sorprenda qualcuno” disse, offrendomi la mano e lasciando che leccassi i suoi umori, “poi continueremo il discorso a casa, ho già qualche buona idea per approfondirlo”.
“Tutto questo perché ho messo in dubbio che calzando gli stivali mi avresti fatto eccitare anche più di quanto riesci con i sandali?”.
“Esatto… ti ho convinto?”.
“Direi proprio di sì” le risposi, aiutandola ad infilare gli stivali.
“Un po’ debole come risposta, ti conviene fare di meglio se non vuoi che andiamo via per ultimi dalla festa”.
“Mi hai eccitato al punto da farmi tuo schiavo”, dissi baciandole la punta dello stivale.
“Così va decisamente meglio… possiamo tornare a casa ora, questa festa comincia ad annoiarmi”.