Lezioni di chitarra

di  Diddy

 



Seduta accanto alla chitarra, mi accomodo il vestito estivo celeste con piccoli fiorellini blu e neri. Cerco di coprirmi le ginocchia, infruttuosamente poiché il vestito risulta essere troppo corto.
Accarezzo dolorosamente il mio piede destro con il sinistro. Odiosi sandali, i laccetti si sono strofinati contro la pelle così tanto da iniziare a lacerare lo strato superficiale dell'epidermide. Non si sono addentrati in profondità ma sufficentemente per darmi molto fastidio.
Ora gli elementi di tortura sono relegati per terra in un angolo del tuo ampio monolocale che hai allestito con mobili dell'Ikea. Spartani, ma anche con qualche esuberante follia. Il comodino rosso fuoco è in netto contrasto con il biancore paradisiaco del tuo letto dove la zanzariera cade dal soffitto creando una pioggia di piccole onde retinate.

Osservando uno ad uno i mobili noto che hai abbinato il rosso ed il bianco in modo eccezionale, si complementano a vicenda. La combinazione di questi due colori apparentemente contrastanti è stata perfettamente gestita dal tuo esperto occhio artistico.
Mentre aspetto che tu esca dal bagno, mi stiracchio pigramente le braccia. Ho lavorato per dieci massacranti ore e mi sento il corpo stanco, rigido e tenso.
Con ambedue le mani sul collo, alzo il viso e faccio ruotare la testa per 360 gradi. Poi mi fermo inspirando a fondo sentendo che, mano a mano, il mio corpo si libera dallo stress accumulato durante la giornata. Infine apro gli occhi. Vedo il tuo soffitto dipinto di rosso che dona luminosità e dinamismo all'intero locale senza risultare opprimente.
I raggi solari vi si adagiano sopra riflettendo il colore. Pennellate sfumate rosa e scarlatte si insinuano sulle pareti bianchissime. L'effetto complessivo risulta molto gradevole, mi sembra che la stanza entri in sintonia con me e anche lei si dia da fare per rilassarmi.

E' la mia prima lezione e non so nemmeno bene come dovrei reggere la chitarra, dove dovrei mettere le mani nè tantomeno come pizzicare le corde.
Questi tracciati ferroviari che scorrono sullo strumento per tutta la sua lunghezza sono un vero enigma per me. Da tanto ho la voglia di imparare a suonarla e non mi è mai venuto in mente di chiedertelo. Anche se ci conosciamo da un anno circa ma, ora che ci penso bene, pochissime volte abbiamo avuto l'occasione di parlare tranquillamente.
Mi sembri sempre in disparte. che cerchi continuamente una tua propria solitudine, ad esempio quando, all'uscita dei nostri ricorrenti aperitivi, ti vedo sempre camminare dietro, un passo ti separa da noi ma a te sembra far piacere.
Molte volte, osservandoti discretamente, ho visto che ti piace esaminare la dinamica del gruppo. Sarà la tua indole da artista, mi chiedo ora.
Ruoto la testa verso la parete a destra e osservo le tue foto. Hai riempito l'intera parete con tutti i tuoi scatti...la sequenza che da una foto tramanda a quella successiva è sublime. Chi osserva viene sfidato a cogliere il nesso tra ogni foto, è un divertente gioco di astuzia che stimola sia gli occhi sia la mente.
Ma io sono troppo satura oggi per giocare. Mi limito ad osservare silenziosamente tutte le cornici argentate, sorvolando su ciò che ognuna ospita al suo interno. Le guardo tutte, dal soffitto fino a quelle inferiori. Perfino quelle in basso che, invece di essere appese, sembrano appoggiate direttamente sul pavimento.
Chiudo gli occhi inebriata dai loro colori.

Quando ti sento uscire dal bagno, li riapro e dirigo il mio sguardo verso sinistra. Hai fatto la doccia e i tuoi scuri capelli lunghi convogliano mille goccioline ad accarezzarli per tutta la loro lunghezza per poi morire sulla tua camicia bianca già leggermente zuppa, che lascia intravedere la tua meravigliosa pelle abbronzata. I tuoi grigi pantaloncini ti aderiscono al corpo lasciandomi ben poco da immaginare, di fatto aiutandomi con le sfumature chiaro scure create dalla stoffa, quasi riesco a vedere tutto ciò che si cela sotto.
Ti sorrido mentre sono cosciente che non riesco a staccarti gli occhi di dosso. Sembra quasi che la vista di te, del tuo corpo sia il mio ossigeno. Sostanza indispensabile per la mia sopravvivenza.
Mi sorridi e ti avvicini. Finalmente mi discosto dall'ammirare il tuo corpo e prendo la chitarra in mano, ricordandomi lo scopo della mia visita.
Prendi uno sgabello e ti siedi dietro di me mentre mi guidi le mani insegnandomi a collocarle bene. Le tue mani sono ancora vaporose e calde per via della doccia che hai fatto minuti fa.
Intanto premi il tuo petto contro la mia schiena per avvicinarti meglio alla chitarra tanto che sento il tuo respiro sul collo e la tua voce soave e pacata che mi indica ciò che devo fare. Mi incita a non temere lo strumento, a regalarmi a sè, a farne parte...in verità mi incita a farlo con te, ma tu questo non lo sai.
Cerco in tutti i modi di non pensare all'ardore del tuo corpo dietro di me ed agli effetti che provocano sul mio.

Quando prendi tu la chitarra per farmi vedere come sorreggerla, sento la tua mano che, inavvertitamente, mi sfiora il seno libero sotto il vestito.
Un brivido mi scuote il corpo. Non riesco a smettere di volermi strofinare contro di te, ma chiudo gli occhi e cerco di riprendermi. Mi sembra di ammattire di voglia mentre i miei capezzoli rispondono a quell'improvviso strofinio indurendosi, vogliosi della tua bocca.
Diperatamente mi controllo, respiro pesantemente cercando di scacciare qualsiasi pensiero erotico dalla mia testa.

Eppure non mi accorgo che col mio respiro affamato ti confondo, ti distraggo. Non mi accorgo che anche tu ti stai eccitando.
Non mi accorgo che tu mi vuoi, che lo hai sempre fatto. Che trovi attraente la mia voglia di vita, il modo in cui mi pongo davanti alle cose, alla mia voglia di provare, sperimentare. Ti attrae la mia libertà erotica, il fatto che se decido che voglio fare tutto ciò che mi salta in mente, vado e lo faccio.

Ma quando premi il tuo corpo contro la mia schiena e sento il suo ardore riscaldarmi, incomincio a capire. Sento le tue mani abbandonare lo strumento, affidandolo alle mie e poggiarsi sui miei fianchi.
Mi afferri per il bacino e mi stringi forte mentre i nostri corpi si toccano attratti da questa calamita naturale che è la voglia reciproca che sentiamo. Spingi il tuo inguine verso le mie natiche e, chiudendo gli occhi, mi abbandono.
Sento la chitarra scivolare verso il tappeto producendo un tonfo sordo.
Ho fame del tuo corpo, ho fame di te. Mi baci il collo, mi afferri tutto il corpo stringendomi a te.
Sono qui. Non scappo. Sono tua. Prendimi.

Con movimenti scombussolati finiamo per terra, mi giri e appoggi le tue labbra sulle mie.
Il nostro primo bacio.
La fame per la mia lingua, per il mio corpo è palpabile. La tua lingua esplora la mia bocca, gioca con la mia. Infine le labbra afferrano dolcemente le mie e succhiano senza sosta. Prego che sia un assaggio di come le sentirò dopo, sulle mie labbra intime e nascoste.

Sorpresa, mi chiedo se io l'abbia solo pensato o te l'abbia detto, mentre sento che con baci lievi e docili mi esplori il corpo attraverso il vestito di cotone dirigendoti verso il mio calice infuocato. Affondi la tua faccia tra il solco nelle mie gambe ancora coperte dal vestito. Ti fermi un attimo e annusi intensamente.
Sesso.
Odore di sesso, del mio sesso che non può più aspettare.

Mi morsichi tutto il pube lanciandomi scariche insopportabili su per la schiena. Il mio corpo risponde prontamente a te, come se esistesse un patto intimo precedentemente accordato tra te e lui. Con movimenti estremamente lenti che mi strappano gemiti supplichevoli, alzi il vestito e premi la tua lingua sul mio piccolo monte del godimento.
Le mie mani, che prima ti accarezzavano la schiena, mentre, -come un serpente- ti inoltravi tra le curve del mio corpo, ora impazientemente ti sospingono la testa verso di me.
Verso il centro gravitazionale del mio piacere. Tu continui a premere la lingua sul mio clitoride ma le mutandine sbarrano la strada verso il mio paradiso e il mio orgasmo.
Eppure sembri non accorgertene, mi morsichi ancora e ancora con famelica tenerezza attraverso questa tessile cintura di castità che mi ritrovo tra le gambe.

I miei ansimi si fanno via via più profondi.
Non resisto quasi più e te ne accorgi. Coi denti, incominci a dare piccoli strattoni alle mutandine mentre inizi a sfilarmele.
Non usi le mani, che sento saldamente sorreggermi il bacino.
Ciò incrementa la mia voglia di te, della tua lingua. L'impeto di godere mi incita a strapparmele di dosso brutalmente ma, quasi mi avessi letto nel pensiero, le tue mani abbandonano i miei fianchi e incominciano ad accarezzare le mie, impedendomi di muoverle.
Con estrema gentilezza mi costringi a subire un'attesa indicibile.
Continui a sfilarmi gli slip giallo pallido usando solo i denti mentre la mia agonia cresce insopportabilmente.
Finalmente sento la tua lingua sulla mia pelle.
Con la punta mi pennelli le piccole labbra partendo dal clitoride fino ad arrivare alla base, vicino al perineo, per poi risalire ancora. Lo ripeti più e più volte dipingendomi voluttuose e ardenti scie di saliva attorno all'entrata.
La mia eccitazione è arrivata ad un livello estremo. Sono satura di voglia. Sono pronta ad esplodere.

Finalmente la tua lingua esperta mi penetra.
Questa metafora fallica, umida e scivolosa, mi regala sensazioni mai sentite prima.
Sai cosa fare e sai farlo alla perfezione. La tua mano destra, dopo aver abbandonato il mio polso ribelle, preme sul mio clitoride eccitato. La lingua abbandona il mio caldo nido e si avventura verso le tue dita umettandole bene, per poi ritornarci nuovamente.
La tua mano non interrompe il movimento rotatorio mentre la tua lingua velocemente esplora il mio rifugio più intimo premendo sulla parete superiore, appena dopo l'entrata. Stai cercando il mio bottone segreto, stai cercando l'interrutore della mia passione.
Continui freneticamente a strofinarmi il clitoride intanto, come un sensuale avventuriero, esplori ogni millimetro del mio canale eccitato, cercando senza sosta.
Quando la mia mano che ti massaggia i capelli, involontariamente, si stringe attorno ad una ciocca e il mio bacino repentinamente sobbalza, hai capito.
La tua ricerca è giunta alla fine. Con molta forza premi ritmicamente la lingua nel mio bersaglio infuocato e incrementi l'intensità dei tuoi strofinii.

Mi arrendo a te, alla tua bocca, lingua e mani.
Chiudo gli occhi, smetto di respirare e mi regalo a te, mi abbandono.
Il mio corpo è in preda ad un calore ardente. A vampate, mi infiammo e mi gelo. Sentire la tua lingua scivolarmi dentro, mi appaga e mi accende al contempo.
Il mio clitoride già gonfio e affamato, si tende sotto le tue dita frenetiche. Le mie gambe sono in preda ad un tremolio inarrestabile.
Quando, dolcemente, inserisci un dito ben umettato dentro la mia rosetta, perdo il controllo.
Niente ha più senso. Non ragiono più.

Gemendo, gemendo forte mi lancio verso il fondo del mio orgasmo.
La mia caduta sembra eterna.
Tutto il mio corpo risponde alle tue incitazioni.
Continuo a cadere senza sosta, liberandomi di tutte le preoccupazioni mondane. Nulla importa adesso, se non il mio cadere.
Non respiro quasi più, finchè, alla fine della mia caduta, mi tuffo dentro, affondo e affogo. Affogo nel tuo mare di piacere.
E vengo.
Vengo inarrestabilmente.
Vengo alzando il bacino e tendendo gli arti.
Vengo nella tua bocca e nel tuo mento.
Vengo per te.

Esausta per l'eclissi estatica appena subita, rimango immobile, sdraiata per terra con la tua faccia appoggiata sulla mia coscia.
Il mio cuore, che tamburella contro il mio petto, è l'unico suono che sento oltre al tuo respiro irregolare.
Trattengo il mio per sentirti bene.
Il mio godimento ha incrementato la tua sete di me. E io non tardo a rispondere. Mi desto e mi avvicino al tuo pube, massaggiandolo silenziosamente.

Incominci a gemere lievemente.
Non ho nemmeno iniziato mio lavoro, la mia esplorazione di te. Mentre ti scopro i seni, mentre massaggio i tuoi capezzoli eccitati, ti parlo di ciò che ti farò.
Ti dico che continuerò a stimolarti come non ho mai fatto, ma come d'istinto sento che so fare, e sento che toccandoti esplorerò me stessa.
Ti dico che ti penetrerò con due dita mentre tu chiederai di più. Mentre, finalmente, sarà il mio turno di assaporare la tua rosa, il tuo prezioso bocciolo.
Quando mi attaccherò al tuo succulento frutto e non desisterò finchè, eccitata, griderai di piacere e di voglia.
Farò tutto questo perché sei tutto per me, mia musa.
Anche senza saperlo fare, pizzicherò magnificamente tutte le corde, le corde del tuo godimento.

Sarà la miglior lezione di chitarra mai avuta.