Profumo di cannella

di  ElisaN.

 



Riaperte le porte della villa Desideria.
Tia è ritornato dall’Erasmus.
Lo aspettavamo tutti, per i suoi festini a base di champagne, marijuana e trasgressione.
Irrompe,
fra i cristalli e l’argenteria,
fra i dandy milanesi e le bambole vezzose,
una prostituta.
La guardo, è giovanissima, non più di diciotto anni, di colore, alta, corpulenta, malvestita, tremendamente spaesata e fuori luogo.
Afferro Tia per un braccio: - Non dovevi, è una bambina, cosa ti è saltato in testa?-
-Baby rilassati, è maggiorenne ed è qui per farci divertire!-
-Baby un corno! Riportala dove l’hai tirata su. Non ci si diverte sfruttando la gente!-
-Sei la solita! Ti spaventi per ogni cosa e poi ti butti nella mischia come gli altri!-
-Stavolta non sarà così. Riportala indietro. I tuoi amici li conosco bene. Le faranno del male!-
-Baby è una prostituta! È abituata!-
Ritorno in salotto. La prostituta è seduta su una poltroncina damascata. I partecipanti alla festa le stanno alla larga, come se avesse un morbo contagioso.
Mi avvicino, mi inginocchio dinanzi a lei, le appoggio una mano sul ginocchio. Si volta a guardarmi. I suoi occhi sono immensi, le sue pupille, nerissime, galleggiano nelle lacrime.

-Vuoi da bere?-
Non mi risponde.
-Capisci la mia lingua?-
-Abbastanza!-
Ha la voce rauca e cavernosa, in sintonia con la sua scomoda fisicità.
-Come ti chiami?-
-Susy!-
-Da dove vieni?-
-Dal Senegal. Il tuo amico mi ha già pagata, ma non mi ha detto cosa devo fare e con chi!-
Arriva Beatrice, fasciata in un tubino di satin nero. Ondeggia su stiletti ricoperti di Swarovski. È bella, ricca, stupida e ubriaca di Moët. Temo che esordisca in maniera spiacevole. Lo fa già di norma, perché non stasera? Sarebbe l’occasione ideale per ostentare tutto quello che la sua mammina le ha insegnato.
-E questa da dove è uscita?-
Beatrice giuliva.
-Da dove sei uscita tu!-
Beatrice irritata.
-Ehi ma che diavolo dici?-
-Bea hai una ciocca di capelli fuori posto e il mascara sbavato. Urge una ritoccata!-
Beatrice atterrita.
-Oh cielo, grazie ma chérie!-
Alza i tacchi, scodinzola fugace fra gli astanti, è terrorizzata all’idea di non essere come mammina le ha imposto per ventotto lunghissimi anni. Bellissima, precisissima, griffatissima, issima, issima, issima.


-Mi gira la testa!- dice timidamente Susy
-Hai fame?-
-No, forse sono le luci, la musica, non lo so!-
-Non siamo in una discoteca- le sorrido e le dico: -Vieni con me!-
Le prendo la mano, è tremante. Non chiederò a Tia il permesso di entrare in una delle stanze della villa. Conosco ogni angolo di Desideria, Tia mi ci ha portata un’infinità di volte.
Scivoliamo fra i Nanni, i Pucci e i Giangi della situazione. Il parterre delle feste di Tia è sempre formato dal top del capoluogo lombardo. All’appello non manca nessuno: Masha, la russa anoressica dalle tette giganti, Isabelle, la francesina con la missione di sponsorizzare gli ultimi nati della casa di moda Louis Vuitton, Martina, dal naso sempre infarinato di coca, la neoimprenditrice edile Giada, la neocardiologa Vittoria, la neoavvocatessa Benedetta, la neo non so nemmeno io di cosa…
Ascensore. Secondo piano. Corridoio. Terza stanza a destra. Letto gigante, color turchese e intorno lusso, lustro, lusso, lustro.
Susy si toglie il giaccone. È interamente vestita di nero, faccio fatica a distinguere gli abiti dal colore della pelle. Il buio in questa stanza è molto fitto. Si sdraia. Non parla. Respira profondamente. Decido di lasciarla riposare in pace.
Faccio per afferrare la maniglia della porta, che la ragazza mi chiama: -Aspetta, non te ne andare, non so neppure il tuo nome!-
-Elisa!- le dico quasi bruscamente.
-Sdraiati al mio fianco!-
-Perché?-
-Perché mi sento sola e lo sei anche tu. Lo sono tutti in questa casa!-
-Siamo sempre soli, siamo tutti soli!-
Mi accorgo che le sto ancora dando le spalle, parata fissamente dinanzi all’uscio della camera da letto.
-Vieni qui, dai!- La sua persuasione mi spaventa.
Accendo la luce. Mi volto a guardarla. Mi sorride. Lei è a suo agio. Io sono nervosa. Apro la mia pochette, nella speranza di trovare subito una Marlboro light. Fumare, fumare, fumare! Devo, devo, devo!
-Io curo il cuore!-
-Ma che cazzo dici!- Frugo ancora nella borsa. Il suo contenuto si rovescia sulla moquette color cielo.
-Da me vengono molti uomini a cui non interessa nemmeno fare del sesso, vogliono parlare. Ormai io so distinguere una persona felice da una che non lo è!-
Mi sono inginocchiata per raccogliere i miei effetti personali. Alzo la testa per ribattere:
-La felicità non esiste!-
-Dipende con che occhi guardi il mondo. Tu hai il cuore fratturato, ma se ti lasciassi trasportare…-
-Trasportare da che? E poi il cuore non si può ingessare!-
-Fatti trasportare dalla vita!-
Niente sigarette, ma Xanax. Ottimo! Due abbondanti sorsate. Sto subito meglio!
Raccolgo tutte le mie cose, le ricaccio in borsa e mi chiedo cosa preferisco fare: mescolarmi fra l’élite, l’alta borghesia, l’aristocrazia, l’oligarchia, la follia meneghina o rimanere al fianco di una giovane donna, arrivata dall’Africa con tante speranze, che si ritrova nel fior fiore della sua giovinezza a consolare i cuori di uomini che “vogliono parlare”? Assurdo, incredibile, stomachevole! Che andassero dagli psicologi, psicoterapeuti, psicanalisti, psichiatri, psicotutto, ma non da questa ragazzina!

Scelgo la seconda opportunità. Con lei niente schemi preconfezionati, preincartati, preconcettati. Mi sdraio al suo fianco. Mi prospetto già un’interessante e istruttiva chiacchierata: forse mi racconterà del suo paese, dei suoi famigliari, dei suoi amici.
Silenzio.
Come al solito dovrò iniziare io. Che stress, ma perché la gente non è loquace come me? Elisa, coraggio, raccogli i tuoi pensieri, assemblali velocemente e biascica qualcosa.
Susy allunga il braccio destro, spegne la luce dall’interruttore che si trova dietro la testata del letto.
Silenzio e buio!
Rimango immobile! Vedo la sua sagoma sovrastarmi, il suo volto sempre più vicino al mio. Profuma di cannella. Le sue labbra si appoggiano alle mie, le bacia, mi bacia. Lecca premurosa i loro contorni, passa la lingua sui miei denti, lascivamente. Mi morde teneramente. Non so più cosa fare. L’odore di cannella mi intontisce. Ora è completamente sdraiata sul mio corpo. Mi cinge i fianchi, mi solleva la gonna, abbassa i collant, il perizoma e le mie difese.
La sua mano destra raggiunge il mio sesso depilato, massaggia il mio monte di Venere con una velocità che va gradualmente aumentando, ho un primo orgasmo, silenzioso, non irruente.
Sono eccitata e dimentico tutto, gli uomini che la cercano per parlare, il fatto che sia una donna, di strada per giunta, i finti e utili amici al piano di sotto e soprattutto il mio cuore fratturato.
Tiro fuori la lingua e penetro nella sua bocca.
Il bacio è lungo e soave.
L’indice e il medio della sua mano destra frugano nella mia vagina, si sente il mio sesso schioccare di umori vaginali copiosi e in festa.
Dentro, più in fondo, più forte. Due donne, una massima complicità.
Un secondo orgasmo più intenso scuote le mie viscere. La mia vagina si richiude ed espelle le dita di Susy.
Mi bacia, la bacio, vorrei che questo momento non finisse mai.
I suoi capelli frusciano sulle mie tempie, sulle mie guance, fra le pieghe del mio collo.
Mi libera del top e del reggiseno.
Sono nuda e inerme, davanti ad una donna di almeno cinque o sei anni più giovane.
Raggiunge i miei seni, li avvicina l’uno all’altro, con una delicatezza che è solo femminile. Passa la lingua sui capezzoli induriti, quasi ingoia una porzione della mia protuberanza. Le accarezzo la testa, vorrei dirle che non deve, che non posso, ma non riesco.
Sguscia sul mio ventre, divarica con la sua soma le mie gambe e intrufola il suo viso nel mio sesso.
Sollevo il bacino istintivamente. La sua lingua ispeziona il mio ano, poi risale, si fa spazio fra le grandi labbra, si srotola su e giù. Saliva e muco si mescolano e ricadono sul copriletto turchese. La piccola pozzanghera diventa sempre più estesa al zampillar del mio piacere. La ragazza succhia la mia clitoride, la fa alzare, ingrossare, fremere. Mi respira nell’antro tutto il suo sapere, tutta la sua malizia.
Avverto quel godimento che mi farà esplodere. Vorrei far tacere il mio corpo, ma è come svincolato dal mio cervello. Vorrei, vorrei, vorrei, ma la afferro per i capelli e la spingo verso di me, la obbligo a rimanermi incollata e lei capisce che è il momento in cui dovrà essere ancora più smodatamente generosa.
Con le dita della mano destra friziona la mia clitoride.
Con la lingua si insinua magistralmente nelle pieghe del mio frutto segreto.
Col dito medio della mano sinistra penetra il mio ano, rigirandolo sapientemente oltre la soglia di sopportabilità del dolore e del tabù.
Una mescolanza paradossale di piacere e spasimo. Gli ossimori della vita concretizzati in un incontro di corpi.
Esplodo!

Mi risveglio. Non capisco dove sono. Mi ritrovo nuda sotto la seta turchese. I primi raggi del sole trafiggono la penombra della stanza.
Poi cerco di raccapezzare le mie idee, di far fare contatto ai miei neuroni.
Susy!
Non c’è!
Dov’è?
Forse ho solo fatto un sogno erotico.
Forse devo smetterla di trangugiare Xanax come se fosse acqua.
Mi stropiccio le palpebre e mi passo le mani sul viso.
Non ho sognato.
Profumano di cannella.