La Nuova Venere

di  Lagattanera

 

 


(disegno dell'Autrice)


 

  Lisabelle.
Lisa belle…
Lisa la bella, così è stata chiamata per ironia della sorte, ha capelli color del miele, lisci, lunghi setosi, riflessi di acacia e mogano, profumano di mandorla e legno, pelle diafana, infinitamente morbida e bianca, trasparente, contrasta l’amarena golosa della sua bocca e del bottone sul seno, piccolo da bambina.
Lisabelle è una donna di una sensualità incompresa, celata e svelata a tratti solo dalla profondità dei suoi occhi nocciola da cerva, immensamente tristi perché è una donna a metà.
Madre natura l’ha resa deforme, mutilata dalla nascita senza braccia né gambe, nessun arto che la renda normale alla comunità dei ben pensanti, un mostro, moncherino di donna, eppure splendidamente femminile.
Adagiata sul letto coperta solo per il busto, da un corsetto scuro che la impreziosisce come una bambola, antica, di porcellana diviene il mio trastullo, la mia venere di Milo, divina che adoro, coccolo come un giocattolo, il mio, alle mie voglie.
Mi diverte metterla sul piedistallo, renderle omaggio coprirla di oro, baci e carezze di occhi commossi e brucianti di tanta bellezza e voluttà. Meravigliosa creatura fra le mie mani, la disegno sul mio corpo, la giungo a cavallo delle mie gambe, di fronte per godere del suo radioso sorriso, la mia bambolina di carne che scivola sul mio sesso come un fodero di seta che sento calda e fremente di desiderio inesauribile di sentirsi donna, piena, completa arde di passione e sessualità, sinistra, cupa, sommessa, ma indicibilmente erotica quando prova ad animare i monconi delle cosce per chiudersi intorno alla mia vita.
Mi basta tirarle i capelli per spostarla, posizionarla nel punto preciso di incontro, con cura la maneggio quasi fosse un cristallo prezioso e la possiedo interamente sentendola mia e mia soltanto, complemento del mio vizio. Sospesa attende il suo piacere, provenire dalle mie spinte, non può toccarsi, non può toccarmi, mi rende padrone del suo orgasmo, sottomettendosi naturalmente, così come ho sempre desiderato una donna.
In lei cresco l’amore, la passione dei sensi, dolce musica il suo respiro sotto il mio petto e le deboli sillabe che emette dalla bocca, Lisabelle non sa parlare, nessuno glielo ha mai insegnato.
Sa solo il mio nome, lo scandisce con sforzo, ma la sua voce è dolce usignolo e ne dimentico la storpiatura d’eco.
Amo questa donna, questa cosa, segretamente, ma di un amore che mi sconvolge che mi percuote l’anima e il fisico. La tengo nascosta, geloso, dagli sguardi curiosi che indagano vogliono sapere di lei, di me.
La mia regina che attende impassibile il mio arrivo a casa, che non sa dire mai di no ad ogni mio gioco.
La lavo con cura e dovizia, le pettino i capelli, la trucco ogni volta in un modo diverso, e lei mi guarda con occhi da gatta, gialli ammalianti, a volte, a volte grigi, cupi come le nuvole invernali quando il trucco non le piace. La imbocco come un padre farebbe alla sua piccola, la vesto di prezioso comprando per lei le vesti più belle e costose, tagliandole e cucendole addosso al suo troncone di busto, la mia bambola principesca, in balia del mio gusto, ancora una volta, mia.
Non voglio che nessuno la tocchi, sono io il suo custode, ma la sua salute peggiora di giorno in giorno, il respiro si fa rantolo a volte, flebile e sommesso, la mia piccina, cagionevole ha bisogno di un medico che la curi.
Ho fatto scorta di medicinali, il mio bagno è degno d’essere chiamato farmacia, ma sento che non è abbastanza. Il suo respiro è sempre più indolente, la sua pelle sempre più cera bianca, e gli occhi spenti, la bocca non più golosa amarena ma prugna dalle note violacee e secca in crespata.
La bellezza in lei svanisce di attimo in attimo, Lisabelle è una falena e il mio amore non la rende immortale. Credo anche di farle male, ultimamente, quando la possiedo, ma non lo so con precisione, il suo volto è oscuro e impenetrabile,non emette suono, non fa rumore.
Oggi è il suo compleanno, benché non sappia quanti anni lei abbia, le ho preparato una sorpresa e insieme un regalo. Un letto rosso, capriccioso cosparso di petali di rosa e profumo ambrato, candele accese odorate in onore alla mia piccola, e per lei una veste nuova di un carminio barocco che l’avvolge morbidamente come una dea.
La casa aperta, scossa dall’aria che fa riscontro fra le finestre schiuse, la musica si espande e la mia Theodora di Bisanzio attende sulle note di Besame mucho…come se questa notte fosse l’ultima…per noi…
Le ho cosparso la pelle di olio speziato e le ho forato i lobi con degli uncini dorati, ha anelli sul collo uniti in una morsa di collare, un filo di perle le cinge la vita, adesso è davvero una regina, nel bordello del mio letto.
Truccata di un rosa antico polvere sopra le palpebre stanche, ho camuffato il blu ceruleo della pelle sotto gli occhi adesso ha il viso di lacca, luccicante e splendente, i capelli tenuti a stento da una molletta ricamata. Questa sera è una sera speciale le sussurro, questa sera la mia Lisabelle mi sposa, unendo il suo sesso al mio in un unico abbraccio, ricordandomelo per tutta la vita, perché questa sera diventeremo immortali, legati indissolubilmente insieme l’una all’altra, cuciti addosso al torace dell’altro, per sempre oltre l’ombra della morte.
La rendo mia di una penetrazione lenta, infinita di attimi e vibrazioni, solo piccole scosse che muovono i nostri corpi, mentre la ricopro di baci sul viso addormentato le sussurro…sei mia…il mio amore bambina…rendo il ritmo dell’amore più veloce affondando la piccola per entrarle ancora più dentro, potessi nella sua anima a ravvivarla, la scavo profonda e mi bagno delle sue viscere, la musica suona ancora lenta…baciami baciamo tanto…che ho paura di perderti, perderti un’altra volta…
Voglio tenerti stretta a me, specchiarmi nei tuoi occhi vederti legata a me…
Sopra al suo respiro, debole, gli occhi chiusi affondo il cuscino porpora e lo spingo deciso contro di lei, piccolo amore che sento dibattersi da lontano, tenera mugola l’aria che le sta mancando, cerca la vita che le sta fuggendo ma che senza mani non può afferrare.
L’agonia della mia dolce è un breve capitolo che sprofonda nel sonno senza sogni, così come ci si corica dopo una giorno faticoso abbracciando sicuri la notte. Distolgo da lei il cuscino, un petalo cade le sfiora gli occhi la bocca esanime, la bacio sulle labbra mischiando piacere e dolore, un bacio salato che sa di fragola e lacrime insieme fuse, continuo a spingere in lei, dentro di lei che sembra sorridermi anche da dove si trova adesso, lontana, felice e provvista di braccia, mani, gambe e piedi, interamente donna, pienamente lei, Lisabelle.
Lisabelle.
Le lacrime rigano i miei occhi, solcano il viso suo bello, cerato, di righe zebrate, sono alla fine, credo di morire anche io, gemendo e inondando la mia bella statuina del mio seme.
Ecco Lisabelle, il mio regalo.
La mia vita.
Il disco finisce, la musica tace…besame
Besame mucho
Piensa que tal vez manama yo ya estare’lejos
Muy leyos de ti…
Besame <
Besame mucho
Que tengo pederte, pederte despues…