Ben mi sta

di  giulia

 

 

  Chiudo la macchina e mi guardo intorno, non c'è proprio nessuno, sul lungomare in inverno.
Le macchine passano veloci e quasi nessuno butta un occhio al mare, in novembre. Peggio per loro, non sanno cosa si perdono. Io l'ho appena fatto e quello che ho visto mi ha fatto mettere la freccia e parcheggiare a bordo strada.
C'è un cancellino con un bel cartello che dice "Stabilimento naturisti". Qui d'estate è tutto un cicaleggio di uccelli abbrustoliti e di tette flosce (ma abbronzantissime). L'atmosfera è molto libera e rilassata, coppie gay e altre combinazioni insolite vengono qui dove non rischiano di essere additate da mamme iperprotettive che tappano gli occhi ai loro figliocci. Se venissi al mare verrei qui, anche senza denudarmi. Ma il mare d'estate non mi attira. Di inverno sì.

La passerella di legno passa in mezzo alle dune e mi accorgo del vento solo quando spunto sulla spiaggia deserta. E' un vento forte che scompiglia i capelli ma non freddo come si potrebbe pensare. La sabbia grigia è ancora dura della pioggia ieri, il cielo è nuvoloso e sembra indeciso fra lasciar passare il sole e tirare giù l'iradiddio. Il mare è grigio anche lui, mosso, spumeggiante. Resterei per ore a guardarlo, se non facesse comunque freschino.

Sono proprio sola. O meglio, no, c'è un ragazzo seduto su un tronco spiaggiato un po' più in là. Anche lui sembra in contemplazione del mare. Tiro fuori il cellulare e faccio un paio di foto. Quando mi volto verso di lui vedo che ha il cazzo in mano e si sega lentamente. Mi viene da ridere e mi giro di scatto.
Penso che è ora di andarmene ma sono curiosa. E' per me o sta seguendo un suo rito personale? Sega davanti al mare agitato. Potrebbe essere il titolo di un quadro. Mi giro un po' e sbircio ancora dalla sua parte. Deve avermi visto per forza, sono comparsa a 10 metri da lui, eppure non fa nulla per nascondere la mano.
Non so che fare. Se resto significa che mi sta bene, forse pensa anche che possa volere qualcosa, che stia cercando un'avventura... però non mi va nemmeno di andarmene alla chetichella, di fuggire come una ladra, il mare è anche mio, cazzarola.
Sono in una situazione di stallo.

Per un attimo penso di infilare la mano nei jeans e toccarmi anche io: e vai così, la saga della masturbazione all'aria aperta.
Mi viene da ridere e spero che non mi abbia vista, non vorrei si facesse strane idee.
Alla mia destra, dall'altra parte rispetto al tipo, c'è un muretto. Forse potrei andare a sedermi lì, sarebbe un allontanarsi ma senza abbandonare il campo. E ancora abbastanza vicino all'uscita da permettermi di fuggire, all'occorrenza... già mi immagino i giornali di domani: "ragazza strangolata sul lungomare di Capocotta, la zona è notoriamente frequentata da nudisti e pervertiti: si indaga la pista lesbica". Cose così.
Copro platealmente quei pochi metri poi siedo e mi guardo intorno facendo la vaga. Il ragazzo è ancora là: ha aperto le gambe e si è girato dalla mia parte ma non mi guarda, fissa un punto dietro di me, con un accenno di sorriso nell'angolo delle labbra. I pantaloni sbottonati lasciano vedere della peluria chiara. Continua a toccarsi ma non dà segno di volersi muovere, per fortuna. Forse aspetta che sia io a fare la prima mossa, o forse sta solo facendosi una sega davanti a una sconosciuta e questo è già abbastanza perverso per lui.

Anche per me, a dire il vero. Sono eccitata, anche se un po' spaventata, e soprattutto ho un freddo fottuto. Come cazzo fa a restargli duro, mi domando.
Resto a guardarlo per un po', immobile. Ha infilato una mano dentro i pantaloni e immagino si stia toccando le palle. Si tende un po' indietro e mi sembra di sentirlo ansimare. Mi giro di scatto verso il mare, l'imbarazzo ha il sopravvento. Lo sento godere e mi maledico per non avere avuto il coraggio di guardarlo mentre veniva.
Stupida, hai fatto 30 potevi fare 31.
Ora non voglio più vederlo, la sua presenza mi disturba; spero che se ne vada silenziosamente, ho paura che venga a dirmi qualcosa, qualcosa di volgare.
Mi giro ostentatamente dall'altra parte ed è allora che lo vedo.
In mezzo alle dune, leggermente dietro di me c'è un tizio in piedi con le mutande abbassate e il cazzo in mano. L'evidente destinatario di quel leggero sorriso, il quale salta come una cavalletta quando realizza che l'ho visto e si rifugia dietro la vegetazione come un coniglio spaventato.

Ora sto fissando il mare di nuovo e mi sento scema. Ma tanto eh? Mi viene da ridere e mi vergogno come un cane. Megalomane. Sempre a pensare che tutti mi cadano ai piedi come pere cotte. Ecco quello che mi merito. Ridacchio fra me e me dandomi della cretina.
Poi mi alzo, spazzolo via la sabbia dai pantaloni e dopo un ultimo sguardo alle onde torno alla macchina stringendomi nel pile, che mi si è gelato il culo su quel muretto.