Il compleanno
di GiuliaSays
Non è una richiesta, la tua, ma un ordine.
Così non ci provo nemmeno a trattenere la risata che mi sale in gola; gliela
rovescio addosso appena tu apri la porta e lo vedo lì sull’uscio, nudo come un
verme.
Apri tu, ma gli onori di casa li faccio io. Lo accompagno al suo posto senza
guardarlo in volto, perché non sono certo i suoi occhi ad interessarmi. E sarà
per questo che, invece di prenderlo per mano, lo afferro per l’uccello e lo
trascino verso il letto. E’ un docile cagnolino che si lascia guidare dalla sua
padrona. Non lo guardo in faccia, non so dire se mi piace oppure no, però sento
subito che ha un non so che di banale, di già incontrato e già vissuto. Del
resto tutti gli uomini, tranne te, mi fanno questa impressione. Ti osservo di
soppiatto, mentre aspetto le tue istruzioni.
-“Forza, succhiaglielo un po’ che ne ha bisogno.”-
In effetti il suo cazzo sta tutto nella mia mano chiusa a pugno. Probabilmente
l’abbiamo lasciato fuori ad aspettare senza vestiti troppo a lungo, e stasera
l’autunno comincia a farsi sentire con un venticello pungente.
Non è una richiesta, la tua, ma un ordine, perciò mi metto in ginocchio davanti
a questo sconosciuto e prendo in bocca il suo uccellino intirizzito. Sa di
piscio e di pesce, e ti assicuro che non è un gioco di parole. Se questo è il
mio regalo di compleanno, cosa dovrò aspettarmi per Natale? Chiudo gli occhi e
non ci penso, tanto finiremo per festeggiarlo che sarà quasi Pasqua, come è
successo l’anno scorso. Sparisci per mesi, tu, e sempre sul più bello. Lunghe
telefonate che mi accompagnano sulla via del ritorno verso casa, dopo ogni
nostro incontro, e poi svanisci nel nulla. Ma adesso basta parlare di te, qui si
tratta di me e del mio regalo.
Appena mi accorgo che le sue dimensioni stanno tornando ad un livello
accettabile, smetto di impegnarmi e lo spingo sul letto. Una rapida occhiata per
rendermi conto della situazione: avrà una trentina d’anni. E’ bianco come un
cencio e totalmente privo di peli sul corpo, a parte il cespuglio in mezzo alle
gambe da cui ora svetta un pene roseo come il culo di un bimbo. Magro come dopo
una carestia. Praticamente un pollo spennato. Potevi impegnarti un po’ di più
nella ricerca, però! Ma conoscendoti l’avrai fatto apposta. Avrai scelto
consapevolmente quanto di peggio offriva il mercato per mettermi alla prova. Con
la coda dell’occhio ti vedo sogghignare. Credi davvero di pormi in difficoltà?
Ciò che conta è che abbia un cazzo e che lo sappia usare. E anche se non lo
sapesse usare, mio caro, non è importante, di modi per godere ne conosco tanti.
Stai per dire qualcosa, probabilmente un altro dei tuoi ordini perentori, ma ti
blocco con gli occhi. E’ uno sguardo severo quello che ti rivolgo, tagliente. Ti
vedo indietreggiare di un passo, quasi senza accorgertene. Anche io so essere
dura e spietata, non credere. E se questa deve essere una sfida tra me e te, ti
assicuro che sarò io a vincerla.
Ti vengo incontro senza neanche pensarci. Il mio regalo è lì, steso sul letto,
che non si muove e non accenna a parlare. L’hai istruito bene, almeno questo ti
va riconosciuto: niente domande, niente conversazione, ero stata inflessibile su
questo punto. Mi avvicino sempre più e tu mi osservi stupito. Lo sai che ti
viene una faccia da bambino offeso quando qualcuno ti coglie di sorpresa? Ti si
arricciano le labbra, come se fossi sul punto di scoppiare in lacrime e metterti
a fare i capricci. Mi fai sorridere. Ma non illuderti, non sarò tenera e non te
la darò vinta questa volta.
Ti afferro per le spalle e ti porto con me vicino al letto. Il pollo è sempre
immobile, ed è quasi grottesco vederlo così passivo in una situazione di questo
tipo. Ti parlo piano, abbracciandoti: un sussurro lieve come un alito di vento,
le mie labbra appoggiate al tuo orecchio, solo tu puoi sentirmi. E quando ti
ritrai di scatto, come se le mie parole fossero incandescenti, ci sono le mie
unghie a trattenerti, conficcate dentro la tua schiena. Non puoi muoverti, devi
proprio ascoltarmi quando aggiungo:
-“Non è una richiesta, la mia, ma un ordine.”-
E sarà perché oggi è il mio compleanno e tu non vuoi deludermi, oppure perché in
fondo in fondo quello che ti propongo non dispiace nemmeno a te, ma finalmente,
dopo un po’ di esitazione, mi ubbidisci. Ti abbassi lentamente verso il pube del
ragazzo che, attonito, osserva la scena con gli occhi sgranati. Ti chini su di
lui, con le labbra umide dischiuse. Rimango incantata a fissare la tua testa che
si muove avanti e indietro, la tua bocca che stringe e massaggia quel pezzo di
carne che non ti appartiene. Agganci il mio sguardo rapito e ti muovi sempre più
frenetico. Non so dire quando tempo sia passato, e da quanto io mi stia
toccando, però l’orgasmo che mi scuote adesso è come un terremoto improvviso e
rovinoso che fa tremare le mie fondamenta e toglie il lume della ragione.
Te l’avevo detto che di modi per godere ne conosco tanti, no?