Beata
(terzo capitolo dela Saga di Ace)
di Heathcliff
Mmmh, smettila Ace.
Lo sai che dormire mi piace quasi come fottere, lasciami dormire in pace, almeno
in vacanza.
Ma lo sento liscio, duro e profumato sulla faccia, premuto sulle labbra e sotto
il naso, inconfondibilmente un cazzo, e non riesco a resistere.
Gli occhi ancora chiusi, non sono neanche sveglio del tutto che la bocca mi si
schiude d’istinto per farlo entrare. Una sensazione deliziosa di appagamento mi
invade nel dormiveglia non appena lo sento riempirmi la bocca, e mi ci attacco
come un neonato al seno, gli occhi sempre chiusi e le braccia abbandonate dietro
la testa, cosciente solo del piacere che provo a succhiare.
Piano piano, quel piacere si fa desiderio e mi si concentra in mezzo alle gambe,
il mio cazzo si risveglia più velocemente del suo proprietario, si ingrossa, si
indurisce, mi si drizza sulla pancia sollevando il lenzuolo in un’inequivocabile
richiesta di attenzioni. Vorrei sentire la bocca di Ace su di me ora, vorrei che
mi facesse le stesse identiche cose che gli sto facendo io, che leccasse quando
io lecco e succhiasse quando io succhio, per godere esattamente come gode lui e
cercare di venire nello stesso momento.
Una mano solleva delicatamente il lenzuolo, e avverto un soffio di respiro caldo
sulla punta del cazzo.
Che cazzo aspetti, Ace? Succhio il suo con più energia, i suoi gemiti rochi
nelle orecchie, sperando di incitarlo a contraccambiare.
Una leccata, solo un rapido colpetto di lingua sul frenulo che mi fa trasalire.
Poi niente. Il mio sesso aspetta il bis con impazienza, mentre io spompino Ace
sempre più avidamente. Sa che più mi eccito più la mia voglia di cazzo cresce, e
più divento puttana più mi dedico al suo uccello con trasporto. Un’altra
leccata, più lunga, più avvolgente, seguita da tante piccole leccatine dalla
punta alla base e ritorno. Poi le palle, leccate, prese in bocca, massaggiate e
infine strizzate da farmi sussultare sul letto mugolando per l’intensità di
quella sensazione improvvisa. “Mmh… al mio cazzo piace quando fai così Chris”
mormora Ace.
Un’altra strizzata più forte che mi fa gemere e sobbalzare di nuovo, e subito
dopo lingua, lingua, lingua dappertutto sul cazzo, che insiste dove è più
sensibile, e il piacere di quel tocco che stempera il dolore della stretta. Mi
avvolge la punta in una girandola di leccate sapienti e voraci, che mi fanno
fremere dal desiderio e aggrapparmi al cazzo che sto succhiando come se potessi
provare io stesso le sensazioni che gli procuro. Le sue mani mi chiudono le
palle in un massaggio costante e un po’ rude, come sa che mi fa godere, e mi
stringono e stiracchiano i coglioni senza pietà mentre il gusto perverso di quel
miscuglio di piacere e dolore mi risale lungo il cazzo. Me lo sento duro caldo e
teso da morire ora, e spinge verso l’alto a chiavar l’aria, cercando la bocca
del mio amante. Niente da fare, la punta si struscia sulle sue labbra chiuse,
lasciando qualche traccia di fluido impaziente, e subito le sento scostarsi e
poi percorrermi l’asta di baci umidi e avidi, che succhiano qua e là stuzzicando
senza appagare.
Ora però basta, sergente McKenna, apri quella cazzo di bocca e prendilo in gola
finchè riesci. Ma McKenna si diverte a farmi subire quel delizioso supplizio,
vuole portarmi al limite, vuole sentirmi pregare di poter entrare nella sua
bocca, come se lui non avesse altrettanta fame del mio cazzo quanto io del suo,
tanto io continuo a spompinarlo diligentemente, solleticandogli la cappella con
la lingua mentre lo risucchio con tutto me stesso.
Poi le sento. Altre mani addosso, sul torace e sulle spalle, calde e decise, e
poi sulla nuca, a spingermi in avanti fino a che la verga che ho in bocca mi
invade la gola e mi toglie il respiro. Apro gli occhi di colpo. Mi basta vedere
i ricci del pube e la pelle tesa sull’addome piatto per sapere con la più
assoluta certezza che quel cazzo e quelle mani sono di Ace, ma i conti non
tornano. Mi libero di Ace ignorando la sua imprecazione di disappunto e guardo
tra le mie gambe, dove dietro una cascata di capelli bruni una bocca e due mani
di donna stanno prendendosi diabolicamente cura dei miei gioielli.
Eccolo, il soldato americano col suo amico. Arrivano in spiaggia che il sole è
già alto, e vanno dritti al bar. Semi sdraiata sul lettino prendisole, Caterina
alza gli occhi dal libro che sta leggendo, e li fissa da dietro gli occhiali da
sole. Lui ha una canotta nera scollata e aderente fatta apposta per far
risaltare i suoi muscoli e le sue spalle larghe, un costume a mezza gamba da
surfista e un berretto militare. Fa venire voglia di mangiarselo come un sant’honorè.
Il suo amico avrà una decina d’anni in più, ha una corta barba biondiccia e un
paio di Rayban a goccia. Porta una vistosa camicia a fiori da americano in
vacanza sopra un paio di bermuda a quadri, e tiene un grosso sigaro in bocca.
Non è attraente come Ace, ma ha anche lui un corpo niente male, muscoloso e
forte, e l’aria di quello che ti scopa finchè non sei tu a dirgli di smettere.
Caterina gli guarda il pacco, cercando di valutare quello che avrà sotto i
bermuda. Non che lo faccia abitualmente quando guarda un uomo, ma quel che ha
sentito dire di lui giustifica la sua curiosità. Passandole accanto Ace le
sorride e le strizza l’occhio, adocchiando senza imbarazzo le sue tette nude e
abbronzate quanto il resto del corpo, mentre l’amico si limita a un mezzo
sorriso forzato. Ha l’impressione di non essergli simpatica. Caterina prova a
rituffarsi nella lettura, ma fatica a concentrarsi. Protetta dagli occhiali da
sole, continua a lanciare occhiate furtive ai due uomini al bar, aguzzando le
orecchie per cercar di ascoltare i loro discorsi. Il soldato americano è un
oggetto d’osservazione molto più interessante del manuale di storia della Gran
Bretagna che le sta aperto davanti.
Ad essere sinceri, sono tre giorni che non riesce a toglierselo dalla testa. Era
stata solo una sveltina contro un muro, dopo mezz’oretta di chiacchiere futili
al bar dell’albergo, buone giusto per sapere il nome di chi ti scopi, e sputate
fra il suo inglese imperfetto e quello di lui forse ancora più imperfetto, se lo
avesse giudicato la sua insegnante.
L’aveva portata dietro il muro del bar, l’aveva baciata con irruenza, in bocca,
sul collo, sulle spalle e sul seno; le aveva messo due dita sotto il vestito,
negli slip, non tanto per darle piacere, ma per assicurarsi che fosse già
abbastanza bagnata da permettergli di entrare agevolmente. E una volta appurato
quello, invece di dilungarsi a titillarle il clitoride gonfio di eccitazione o
di far crescere la sua voglia penetrandola col dito, le aveva levato le mutande,
si era aperto i calzoni, l’aveva sollevata per le anche come se fosse una
bambola e l’aveva calata a gambe aperte sul suo cazzo. Poi l’aveva sbattuta su e
giù come gli pareva, con una foga che quasi la spaventava, e le aveva schizzato
dentro grugnendo forte come un animale. Lei non era venuta: spingeva che era una
meraviglia, ma non gliene aveva dato il tempo. Era stato fermo dentro di lei il
tempo di riprendere fiato, senza neanche rimetterla giù, la faccia nascosta fra
i suoi capelli, poi era ripartito a martellarle la fica come se niente fosse.
Due minuti, massimo tre, ed era venuto di nuovo, e Caterina a quel punto aveva
simulato l’orgasmo per non deluderlo, anche se sembrava che il suo piacere fosse
l’ultimo dei suoi pensieri.
Ma forse è proprio perché non l’ha soddisfatta che adesso solo a ripensare a lui
e alla foga con cui l’aveva scopata sente un piacevole calore fra le cosce. E
poi le confidenze che le ha fatto dopo qualche altro bicchiere di margarita... “
Il mio amico Chris ha l’uccello più grosso che abbia mai visto.” Considerando
che già il suo era notevole, e perfettamente proporzionato al suo metro e
novanta, Caterina aveva sentito la curiosità stuzzicarla fra le gambe. Ma quando
maliziosamente gli aveva chiesto se l’avesse visto anche in erezione lui aveva
risposto: - Se l’ho visto? Lo prendo nel culo tutte le sere. - e lei era rimasta
senza parole.
- Mi stai prendendo in giro?-
- Perché dovrei? Non è che sia proprio una cosa di cui vantarsi...-
- Non ci credo.-
- Perché non vieni a letto con noi, se non ci credi?-
E adesso non pensa ad altro. Li osserva indecisa, tentata. Certo dall’aspetto,
dalla voce e dai gesti non sembrano froci, anzi tutt’altro. A meno che a
insospettire non sia proprio quel tutt’altro, quella virilità così evidente e
così ostentata, quasi un modello da seguire, una parte da recitare. Ma poi anche
se lo fossero...a uno sa già che la fica piace, e sedurre anche l’altro sarebbe
una bella sfida.
Lasciano il bar per la spiaggia dopo due drink a testa, e occupano due dei
lettini non lontani dal suo. Ace si toglie la canottiera guardando nella sua
direzione per farsi ammirare, e si stende sotto il sole cocente di Cancun a
mezzogiorno. Il suo amico si leva camicia e bermuda, restando con un paio di
calzoncini da bagno corti e aderenti che permettono a Caterina di notare una
sporgenza molto promettente. Si siede sul bordo del lettino di Ace e prende a
spalmargli la crema solare sulla pelle appena dorata, e nel guardarli Caterina
non ha più dubbi. Chris, il sigaro sempre tra i denti, passa le mani sul corpo
di Ace con la sicurezza e la soddisfazione di uno scultore che modella le curve
della sua statua di creta. Lo palpa e lo maneggia come se fossero da soli, ed
Ace si allunga languidamente sul lettino, gustandosi le sue mani addosso come un
gatto che fa le fusa. Chris prende la boccetta del latte solare e ne versa un
poco direttamente su entrambi i capezzoli, indugiando a stuzzicarli con
l’imboccatura del flacone. Caterina vede il torace di Ace luccicante di lozione
solare sollevarsi quando lui inarca la schiena per il piacere di quella
stimolazione inaspettata, e mano a mano che Chris continua a toccarlo, prima con
la boccetta poi con le dita, spia la sua eccitazione crescere, dal modo in cui
butta indietro la testa schiudendo le labbra fino al rigonfiamento
inequivocabile che le carezze di Chris fanno risaltare sotto i bermuda da mare.
Chris si toglie il sigaro di bocca, e si china su di lui a bisbigliarli qualcosa
nell’orecchio. Ace si gira sulla pancia, nascondendo la sua erezione ormai
imbarazzante, e Chris passa a spargergli la crema sul dorso, impastandone i
muscoli poderosi con le mani piene di crema . Neanche a dirlo, qui insiste sui
lombi, e poi sempre giù, fino ad arrivare dove la crema neppure serve, oltre il
bordo della stoffa, dentro il costume. E’ seduto in maniera tale che la sua
schiena nasconde le sue manovre a una parte degli altri occupanti della
spiaggia, ma Caterina si trova dall’altro lato, e vede chiaramente la sua mano
infilarsi dentro il costume, esponendo le natiche pallide di Ace e buona parte
del solco che le divide. Lo vede scendere scandalosamente in basso, a lisciare
di crema il culo di Ace anche se non ce n’è bisogno, e a frugarlo in mezzo al
solco, la voglia del suo buco che gli freme nelle dita.
Nella maniera più discreta possibile, Ace intanto preme i fianchi sul lettino,
macinando il cazzo sul sottile materassino che lo ricopre. Gli sfugge un piccolo
gemito quando Chris gli mette dentro un dito scivoloso di crema solare, senza
preoccuparsi degli altri turisti che affollano la spiaggia, e il movimento dei
suoi fianchi si fa più evidente.
Caterina li guarda, col fiato sospeso e il cuore che le batte più forte. Stenta
a credere che il soldato americano che l’ha scopata freneticamente tre sere
prima sia lo stesso uomo che ora vede affondarsi i denti nel labbro inferiore
mentre il suo amico lo fruga in culo, ma quello che fanno sotto i suoi occhi la
ammalia come un incantesimo. Chris non la guarda mai, tutto concentrato sul
corpo del suo amante, ma Ace ha rivolto il viso dalla sua parte, e la guarda, e
Caterina scommetterebbe che è per lei che lascia che il piacere che prova gli si
rifletta negli occhi, nelle labbra socchiuse in un respiro sempre più corto e
nell’espressione abbandonata e voluttuosa che gli si dipinge in faccia mano a
mano che spinge il bacino ora contro il materassino e ora contro il dito di
Chris. Caterina si chiede cosa stia provando esattamente, ma sa molto bene
quello che proverebbe lei, con le grosse dita del suo amico infilate nella fica,
e sente l’eccitazione crescerle calda in mezzo le gambe. E non è solo quello, è
che vorrebbe improvvisamente che le dita che Ace sente nel culo fossero le sue,
vorrebbe essere lei a dargli piacere in quel modo che finora ha riservato solo a
se stessa, e vorrebbe vedere un uomo così uomo lasciarsi penetrare come una
donna, e sacrificare un briciolo della sua virilità per la soddisfazione
sessuale di un altro. Osserva stregata i grossi muscoli del braccio di Ace
contrarsi quando lui stringe con forza il bordo del lettino mentre ormai scopa
oscenamente il materassino sotto di lui, incurante del fatto che qualcuno lo
possa vedere. Chris, impassibile dietro i suoi Rayban, e una piega quasi
sprezzante sulle labbra strette intorno al sigaro, lo ripara con le sue spalle
larghe dagli sguardi di una parte dei bagnanti, ma si guarda bene dal togliere
la mano destra dal didietro dei suoi bermuda abbassati, e anzi prende a muoverla
su e giù assecondando il ritmo di Ace. Poi si china a mormorargli qualcosa
all’orecchio, facendogli scorrere lentamente la sinistra lungo la spina dorsale.
Il corpo di Ace ha un brivido forte come una scossa, e si inarca nell’orgasmo,
la bocca aperta in un grido muto, i fianchi sbattuti avanti e indietro senza
ritegno finchè il piacere non si affievolisce in un ultimo sussulto stanco. Poi
si abbandona lungo disteso sul lettino, il viso sempre rivolto verso Caterina, e
un mezzo sorriso beato e sornione come a chiederle se ancora non gli crede.
Chris si leva il sigaro di bocca e si alza in piedi, rivelando nei calzoncini da
bagno un’erezione spropositata che si affretta a nascondere buttandosi a pancia
in giù sul lettino di fianco a quello di Ace, così grossa che Caterina si chiede
come Ace possa riuscire a prenderla dentro. E poi pensa che sarebbe curiosa di
provare anche lei.
- Ma che cazzo…?-
- Le ho detto che avevi il cazzo più grosso che ho mai visto, Chris. Le sarà
venuta voglia di controllare di persona. – fa Ace con uno dei suoi sorrisi
obliqui.
Non so bene cosa fare. Non scopo una donna da anni, e non so neppure se ci
riuscirei ancora. Una serpe di paranoia mi si insinua sotto la pelle. Ace me la
deve leggere negli occhi, e si china a baciarmi.
- Falle quello che faresti a me.- mi mormora in un orecchio quando si stacca
dalle mie labbra, come se pensasse che io non ho la più pallida idea di dove
cominciare.
Per fortuna lei continua come se niente fosse, la sua bocca ci sa fare, e le
sensazioni fisiche che mi dà sono più forti dell’imbarazzo che provo. Il cazzo
mi resta duro. Poi Ace si accoccola sul letto accanto a lei e inizia a
contenderle il mio uccello, e vederli entrambi lambire il mio grosso cazzo, lei
sulla punta e Ace lungo l’asta, mi eccita talmente che so per certo che mi
resterà duro come il marmo fino a che non riuscirò a venire nella bocca di uno
dei due. Le mie due puttane si prodigano al meglio per farmi godere, e io non
posso fare altro che abbandonarmi sul letto e gustarmi beato le manovre sapienti
delle loro bocche. Di tanto in tanto alzo la testa a guardarle, e lo spettacolo
mi fa sentire sul punto di esplodere. Ace e Caterina si litigano il mio cazzo
come se fosse una prelibatezza, uno più avido dell’altra, fanno a gara a chi lo
lecca più avidamente e a chi lo succhia più forte, e mentre uno mi avvolge la
cappella con la bocca l’altra fa scorrere la lingua su e giù lungo l’asta, mi
ingoia le palle e me le succhia con passione, mentre con le mani mi stuzzicano
più in basso tra le cosce, giù fino al buco del culo, mi aprono le natiche,
bastardo che non sei altro, Ace, fermati … Oh cazzo, godo come un porco, ho
voglia di venire ma non voglio venire subito, cerco di controllare il piacere
che mi monta dentro mano a mano che quei due mi succhiano e leccano il cazzo e
stringono le palle, ma loro fanno di tutto per farmi arrendere, fanno a gara per
bere il mio sperma, e io lo sento ribollire dentro di me, e premere per uscire
in un’esplosione di piacere. Guardo Ace infilarsi il mio uccello in bocca più
che può, e sento la sua bocca risucchiarmi in una stretta deliziosamente calda e
morbida, mentre Caterina mi prende in bocca i coglioni e succhia, prima uno e
poi l’altro, e mi abbandono alle sensazioni impagabili di quella doppia
stimolazione, gli occhi chiusi, un brivido dopo l’altro sulla pelle, e il cazzo
duro da scoppiare che spinge nella bocca che lo accoglie, Ace, Caterina, di
nuovo Ace, di nuovo Caterina. Poi sento qualcosa premermi il buco del culo,
qualcosa di umido e scivoloso e determinato ad entrare, un dito, Caterina senza
dubbio perché quelle di Ace sono il doppio, mi penetra e mi fruga. Il piacere di
quella intrusione mi spinge al limite, e più lei mi fruga più io spingo
spasmodicamente nella sua bocca, so per certo che è lei adesso ad avvolgermi la
cappella con la lingua, mentre è Ace a leccarmi l’asta e le palle, me le
stringe, forte, come sa che mi piace da morire, lei mi scopa con due dita e mi
spompina come un’ossessa e io godo, cazzo non ce la faccio più, troia succhia,
oh perdio succhiami e fottimi con quelle dita, fammi sborrare, così, così,
succhiami e fottimi e prendi tutta la mia sborra in gola…
Vengo nella sua bocca con un grido di piacere che non riesco a reprimere, lei
ingoia il primo schizzo e poi si lascia innaffiare in faccia dai successivi, ed
Ace lecca via dal suo viso ogni goccia, avido di sperma come sempre. La scena è
talmente eccitante che il mio cazzo non ne vuole sapere di ammosciarsi, e resta
mezzo duro nella bocca di lei, finchè lei non mi leva le dita dal culo e non mi
lascia andare il cazzo per baciare Ace. Si scambiano la mia sborra in punta di
labbra, poi lingua con lingua, dio Ace è bello e maschio come non mai mentre
bacia una donna , e lei è innegabilmente attraente, e fanno una cazzo di gran
bella coppia, maledizione. Ace la prende fra le braccia, e inizia a palpeggiarle
le tette. Le tette di Caterina non sono tanto grosse, il tipo di tette che non
stona sul suo busto sottile, insomma il tipo di tette discrete che può attizzare
un frocetto come Ace. Lui prende a baciarle e leccarle, e lei a gemere di
piacere. Curiosamente, mi viene voglia di fare la stessa cosa, anche se io
impazzisco per i pettorali robusti e sodi di un uomo muscoloso. Ma vedo Ace
leccare i suoi capezzoli con bramosia, e lei contorcersi dalla voglia sotto il
tocco della sua lingua, e non so neanche io cosa mi prende, ma mi chino sul suo
seno e prendo in bocca il capezzolo di sinistra, mentre Ace si occupa di quello
di destra. I capezzoli di Caterina sono grossi e turgidi rispetto a quelli di
Ace, e sono gustosi ed eccitanti da leccare, e io mi trovo mio malgrado a
titillarli con la lingua come faccio con quelli di Ace, sentendo il cazzo
tornarmi duro per non so quale istinto primordiale mentre mi attacco come un
bebè al suo seno, e succhio, succhio e lecco, passando e ripassando la lingua su
quella sporgenza carnosa. Lei geme sempre più forte, e d’istinto apre le gambe
come per invitarci ad entrare. Ace le mette una mano fra le cosce, e subito
sento Caterina sussultare e gemere più forte. Inizia a toccarla in mezzo alle
gambe, e i gemiti di lei si fanno sempre più incalzanti, mentre continuiamo
entrambi ad accanirci sui suoi capezzoli.
- Oh, scopami, Ace scopami, fammi venire - la sento dire mentre Ace le massaggia
il clitoride con le dita . Caterina ora è tutta un fremito di piacere, e geme
come geme Ace quando vuole il mio cazzo. Ace insiste con le dita fra le sue
cosce, lei prende a strofinarsi ritmicamente sulle sue dita, e io mi sento
eccitato come non avrei mai pensato di poter essere a letto con un donna. Forse
è perché Ace non mi è mai sembrato così virile come ora che sta facendo godere
una donna, forse è l’effetto dei gemiti di lei così simili al modo in cui geme
Ace quando gli infilo due dita nel culo, non so, fatto sta che anche la mia mano
scivola fra le sue cosce, e il mio uccello è di nuovo duro come se non fossi
nemmeno venuto. Lei apre le gambe ancora di più, da zoccola, e mi piace vederla
così, completamente a disposizione delle nostre dita e dei nostri cazzi. Allungo
una mano fra le sue cosce, sentendo un brivido di piacere quando incontro la
mano di Ace già posizionata lì in mezzo. Cerco il mio spazio, negli anfratti
bagnati e scivolosi della sua fica. Lei sussulta di piacere sentendo una seconda
mano frugarla fra le gambe, ma di certo non le chiude, anzi le divarica
inarcando le reni e buttando la testa all’indietro. Ora io ed Ace ci stiamo
dedicando completamente al piacere di lei, ciascuno con la bocca su uno dei suoi
capezzoli e una mano che si fa strada fra le sue gambe. Io le infilo un dito
dentro solo per accorgermi che in quel tunnel caldo e bagnato c’è già Ace, e per
qualche minuto andiamo avanti a masturbarla insieme, un dito per uno nella sua
fica e un capezzolo per uno in bocca. Caterina se la gode senza ritegno, tanto
bagnata che il suo umore ci sgocciola lungo le dita, la fica bollente e pulsante
di voglia, i capezzoli turgidi nelle nostre bocche che le strappano mugolii di
piacere, e i fianchi che sbattono su e giù incontro alle nostre dita che se la
fottono. La sento gridare, la vedo inarcarsi dal piacere mentre la sua fica ci
stringe le dita nell’orgasmo, e il mio cazzo ha un sussulto di godimento come
quando sento venire Ace mentre lo inculo. Mi rendo conto improvvisamente che
vorrei infilare l’uccello nella sua fica calda e smaniosa, e fottere fottere
fottere fino a farla impazzire dal piacere, e sborrarle dentro come vengo fra le
chiappe vogliose di Ace. Ace aspetta che finiscano le contrazioni dell’orgasmo e
le leva il dito dalla fica, ma solo per premerle forte sul clitoride mentre io
continuo a spingere il dito avanti e indietro nel suo buchetto ancora fremente.
Lei si abbandona sul letto per qualche minuto, ma poi quando sente le nostre
dita continuare a lavorarla dentro e fuori riprende a gemere e ansimare e
ondeggiare i fianchi, e io e Ace cerchiamo di darle tutto il piacere che vuole.
– Mettici due dita Chris.- mi dice Ace, mentre le massaggia il clitoride. Io le
infilo anche l’indice, e prendo ad esplorarle la fica. La sensazione della sua
carne è nuova e diversa per le mie dita abituate all’anatomia di un uomo, e non
so bene cosa cercare, ma gliele muovo dentro e spingo avanti e indietro come
farei con Ace, e da come geme e muove il bacino capisco che piace anche a lei
come a lui. Mentre io la scopo con due dita, Ace le massaggia il clitoride con
altre due, finchè lei grida di nuovo e viene una seconda volta, e quando sento
distintamente la sua fica palpitare di piacere non posso fare a meno di
chiedermi che effetto farebbero quelle contrazioni sul mio cazzo. Vorrei
penetrarla e sentire quanto è calda e quanto stringe, e tolgo le dita con
l’intenzione di metterci il cazzo, ma Ace ha avuto la stessa idea. Languida e
abbandonata dopo l’orgasmo, Caterina è in attesa sul nostro letto, la sua
silhouette abbronzata allungata sulle nostre lenzuola, e uno sguardo beato negli
occhi. Guardo le sue forme minute a clessidra, il busto esile e il seno piccolo,
e il modo in cui la sua vita sottile si allarga nei suoi fianchi morbidi e
rotondi di femmina. In mezzo fra me e Ace, mi sembra così fragile e delicata che
ho paura di farle male, ma lei sembra tutt’altro che spaventata. Come se avesse
già percepito l’effetto che ha su di noi, e ne godesse almeno quanto prima ha
goduto delle nostre dita. Puttana. Una fica bagnata e due urletti nel nostro
letto, e io e Ace ci stiamo già guardando come due rivali, il mio cazzo e il suo
che puntano allo stesso buco. In fondo lei non mi piace neanche, il suo corpo
morbido non mi eccita un decimo di quanto mi eccitano i muscoli di Ace, ma la
sua fica esercita sul mio sesso un richiamo ancestrale come la luna sulle maree.
Io e Ace ci fissiamo per qualche secondo, incerti su come spartirci i suoi
buchi. Lei sorride, guardando prima l’uno poi l’altro: “Che aspettate? Posso
soddisfarvi tutti e due.”
Ace le monta sopra e la penetra. Si muove lentamente, ritirandolo fino alla
punta e poi riaffondandolo fino alle palle, con un ritmo pacato ma con forza.
Cerca le sue labbra, ci incolla le sue, e scommetto che se la scopa con la
lingua come con l’uccello. Io resto a guardare come incantato, toccandomi di
tanto in tanto. E’ la prima volta che lo vedo scopare una donna, e anche se l’ho
immaginato decine di volte, non sono del tutto pronto. La virilità che trasuda
da ogni molecola del suo corpo possente mi sorprende come se lo vedessi di nuovo
per la prima volta. Spio il gioco dei suoi muscoli mentre si muove dentro di
lei, gli leggo negli occhi quel piacere di fottere a cui ha quasi rinunciato per
me, e improvvisamente capisco di un botto che esiste ancora un Ace che io non
conosco, anzi che io non ho voluto conoscere, tutto teso come sono a farne
l’incarnazione dei miei sogni proibiti. Mi tornano in mente le sue proteste
rabbiose delle prime volte. “Io non sono quello che tu credi, non sono le tue
fantasie del cazzo, Chris Benoit, non sono frocio!” Non ci credevo,
naturalmente, col cazzo che scoppiava dalla voglia di penetrarlo, poteva dirmelo
in tutte le lingue che non ci avrei creduto. Ma adesso, mentre lo guardo
affondare di gusto dentro a Caterina e vedo lei godere sotto di lui, le sue
parole mi sembrano così vere che mi fanno star male, e mi prende di brutto il
bisogno di dimostrare il contrario, che lui è ancora mio, e non di quella
puttana che gli sta dando piacere come a un uomo.
Prendo il lubrificante dal cassetto del comodino, me ne spalmo una dose generosa
sul cazzo e sulle dita, e insinuo il medio fra le natiche di Ace, stuzzicandogli
il buco del culo. Lui non sembra gradire e lo stringe; forse si vergogna a farlo
davanti a Caterina, ma per l’antico gioco del cacciatore e della preda la sua
ritrosia ha solo l’effetto di aumentare la mia voglia. Spingo più forte,
forzandogli lo sfintere col dito. Mi ringhia di smetterla e aspettare il mio
turno, cercando di sottrarsi. Benissimo, ma penso che potrei affrettare l’arrivo
del mio turno massaggiandogli la prostata con le dita o col cazzo, anche se lui
non sembra dell’idea. I suoi glutei sodi e sporgenti si contraggono proprio
sotto i miei occhi spinta dopo spinta, e il suo culo di maschio è una tentazione
irresistibile per il mio uccello frocio. Gli vado dietro, appoggio la punta ben
lubrificata alla sua rosellina increspata e spingo dentro. Ace impreca e
bestemmia in un modo osceno, coprendomi di insulti e di minacce, con l’unico
risultato di eccitarmi ancora di più. Avanti, baby, dimmi quello che mi farai
quando ti lascerò andare, dimmi che mi massacrerai di pugni e poi mi aprirai il
culo, se vuoi fare credere a Caterina che certe cose sei troppo uomo per farle,
ma adesso prendilo dentro e lasciati sborrare nel culo. In realtà non ha scelta:
se vuole lottare per liberarsi di me deve per forza lasciare andare Caterina,
mentre se vuole continuare a stantuffare su e giù dentro di lei e godersi la sua
fica non può fare a meno di impalarsi sul mio cazzo ogni volta che si tira
indietro.
- Levami quel tuo inutile sputapiscio dal culo, brutto figlio di una gran troia
canadese, tanto ce l’hai così moscio che neanche lo sento!- Adoro sentirlo
parlare così, come lui si eccita a sentirmi dire sconcezze in francese. Di
solito gli rispondo a tono, e andiamo avanti a scambiarci i peggiori insulti
fino all’orgasmo, ma ora mi trattengo per non escludere Caterina che
probabilmente non capirebbe un accidente dei nostri rantoli e grugniti
sconnessi. Però ovviamente non mi faccio indietro di un centimetro, e nonostante
lui continui a minacciarmi e inveire per un po’ glielo lascio piantato dentro.
Non devo neanche scoparlo, me ne sto quasi fermo gustandomi il suo culo che
scivola involontariamente sulla mia asta ogni volta che indietreggia, e più
vuole spingere forte per far venire Caterina più fa godere anche me.
- Chris…smettila, toglilo per favore.- comincia a dire dopo alcuni minuti, con
un tono tutto diverso dagli insulti di prima. Io gli passo le mani sulla schiena
sudata, e mi spingo un poco più in fondo. Lui geme come piace a me, e il suo
gemito mi fa capire che ora è quello che vuole. Il mio uccello inizia ad aver
bisogno di imporre il suo ritmo, a Ace e di riflesso a Caterina. Mi allungo sul
suo corpo, passandogli la bocca sulle spalle muscolose, leccandogli via il
sudore dalla pelle abbronzata. Una parte di me è gelosa di Caterina, gelosa del
piacere diverso che gli fa provare con la fica e del fatto che sia lei a
guardarlo negli occhi mentre se lo scopa, e devo intromettermi a tutti i costi.
Allungo la mano sinistra fra loro due, accarezzando il viso di Ace, e
insinuandogli un dito fra le labbra socchiuse. Lui me lo prende come prenderebbe
il mio cazzo, con un mugolio di desiderio, e chiude gli occhi e inizia a
succhiare, mentre io non posso trattenermi dallo scoccare a Caterina un’occhiata
di trionfo. Lei, la zoccola, apre la bocca a sua volta e protende il collo verso
la mia mano, allungandomi la lingua sui polpastrelli. Una scossa di desiderio mi
passa da parte a parte. Vederli in quell’atteggiamento mi eccita a dismisura, e
sento il cazzo incuneato fra le strette pareti del culo di Ace diventare più
duro e più sensibile. Per un attimo sono tentato di uscire da Ace e ficcarlo fra
le loro bocche affamate e lasciare che si contendano di nuovo la mia sborrata,
ma voglio prima riuscire a infilarlo dentro la fica di Caterina. Comincio a
fottere Ace più forte e più veloce, nonostante lui protesti e mi preghi di
smettere, fino a che non sento che fra la fica di Caterina sotto e il mio cazzo
dentro lui sta arrivando al culmine, e dal modo in cui si aggrappa al mio dito
nella sua bocca capisco che sta ormai per venire.
- Non vorrai sborrare proprio adesso sergente McKenna, la signorina non è ancora
soddisfatta.- lo stuzzico, fissando Caterina negli occhi. Caterina gli stringe i
fianchi con le gambe, e lascia andare il mio dito per incitarlo a continuare con
la voce rotta di desiderio, con l’unico risultato di aumentare ancora di più
l’urgenza del suo orgasmo.
- Fermati, Chris, oh dio, se non ti fermi mi fai venire... -
Per tutta risposta mi puntello meglio con tutt’e due le mani e tiro dritto come
un treno, le mie palle che sbattono sulle sue natiche e le sue schiacciate allo
stesso ritmo fra le gambe di Caterina, e dopo due colpi le sue esplodono di
piacere schizzando ripetutamente dentro di lei. Ace crolla su Caterina, madido
di sudore, senza fiato e ancora tutto un fremito. Io gli bacio la nuca e le
spalle, ondeggiando istintivamente il cazzo fra le sue natiche mentre cerco di
capire quello che voglio. Vorrei strapparlo da lei e continuare a incularlo fino
a venire, ma vorrei anche prendere il suo posto fra le gambe di Caterina, e
provare la differenza. Conosco l’uccello di Ace troppo bene per sperare che ora
gli si stia già ammosciando, almeno finchè resta al calduccio nella fica di lei
e io gli tengo il cazzo nel culo, per cui quasi a malincuore mi levo dalla sua
sorchetta stretta trascinandolo giù di fianco a me.
Dal modo in cui ci sta guardando, direi che Caterina non solo non si è offesa
per la mia intrusione, ma ne è stata eccitata come se non aspettasse altro. Si
inginocchia fra noi due, guardandoci a turno, e afferra i cazzi di entrambi.
Inizia ad accarezzarci, con lo stesso ritmo . Di nuovo, provo la strana
sensazione che lei sia così delicata rispetto a noi che se non le usiamo
riguardo potremmo romperla, e insieme che lei ci manovri come vuole. Si china su
di me e mi succhia fino a portarmi a un soffio dall’orgasmo, poi passa a Ace. Mi
lascia raffreddare un poco mentre guardo il cazzo di Ace tornare perfettamente
duro sotto le sue cure, poi torna da me. Mi si mette sopra a cavalcioni,
restando sospesa a pochi centimetri dall’asta rigida e insoddisfatta che mi si
drizza sulla pancia. Struscia le labbra colanti di fluidi del suo sesso bollente
sulla punta del mio, facendomi fremere e spingere a vuoto, cercando d’istinto di
entrare. Col fiato corto, e la voglia di fottere che mi monta dentro di minuto
in minuto, osservo i residui dello sperma di Ace mescolati ai suoi umori
scivolare giù lungo il mio grosso uccello, tra le vene gonfie di desiderio.
Finalmente la sento scendere, con una lentezza esasperante, abbassarsi sul mio
membro centimetro dopo centimetro, esalando un lungo sospiro, mentre io
trattengo il fiato. La fica è calda, morbida e maledettamente accogliente. Non
mi avvinghia come il culo di Ace poco prima, ma non la sento certo meno stretta
del suo buchetto dopo certi trattamenti intensivi, e il suo abbraccio non è meno
avvolgente. E’ così bagnata e aperta che il mio grosso cazzo la penetra senza
fatica, anche se una smorfia di disagio le si dipinge in faccia quando le sono
tutto dentro. Non voglio spingere per darle il tempo di abituarsi, come farei
con un uomo, perché la sua espressione tesa mi dice che non è già abituata alla
mia misura. Aspetto che sia lei a muoversi, piano piano, un po’ in circolo e un
po’ su e giù, gemendo sottovoce. Poi prende confidenza, e inizia a cavalcarmi
più sicura, con più ritmo, finchè anche io inizio a spingere dal basso, e a
godere della sensazione di risucchio che mi procura. Come prima, aspetta che il
piacere mi monti nel sesso fino quasi ad esplodere, e quando sente le mie spinte
farsi veloci e incalzanti, mi lascia andare per tornare da Ace. Pronto e
perfettamente duro, il suo cazzo la sta aspettando, a disposizione delle sue
voglie. Lei gli sale sopra, se lo infila dentro e ci si fotte con evidente
soddisfazione. Potremmo andare avanti così tutto il tempo che vuole, lei che
gode sul cazzo di uno fino a portarlo vicino al culmine, per poi passare
all’altro lasciando al primo il tempo di ricacciare indietro l’orgasmo e
ripartire da capo. Cavalca il cazzo di Ace con le mani di lui sulle tette a
stuzzicarle i capezzoli e le proprie sul torace di lui a ricambiare il favore,
fino a che Ace non si morde le labbra per trattenere il piacere, il corpo teso
come la corda di un arco e negli occhi la muta preghiera di spillargli lo sperma
dalle palle. Caterina fa per sollevarsi, ma lui non glielo permette. Le tiene il
busto all’altezza dei seni, i pollici sui capezzoli turgidi, impedendole di
muoversi, e continua a spingere il cazzo dentro di lei con ancora più forza di
prima. Vedo il viso di Caterina trasfigurato dal piacere, la testa buttata
all’indietro e la bocca aperta mentre anche lei prende a oscillare
freneticamente il bacino sul suo uccello e gli si aggrappa al torace
pizzicandogli i capezzoli così forte da farlo gridare. Li guardo godere insieme,
e per un malinconico attimo mi sembrano fatti l’uno per l’altra. Poi Caterina si
stacca, e mentre Ace resta disteso sul letto col respiro ancora affannoso lei
scivola verso di me, non ancora sazia. Ma stavolta cambia posizione, mi si mette
sopra a quattro zampe, la fica sulla mia faccia, offrendola inequivocabilmente
alla mia bocca restia. Io annuso l’odore del suo fluido, incerto. Non è quel
profumo virile penetrante e muschioso che mi fa ribollire il sangue in mezzo
alle gambe, e ha invece il gusto strano, acidulo e dolciastro, della polpa di un
frutto che fermenta, mischiato a quello ben noto dello sperma di Ace che le cola
fra le gambe. Comunque non ho il tempo di pensarci troppo a lungo, che Ace
allunga una mano, mi afferra per i capelli e mi spinge a forza la faccia fra le
cosce umide di Caterina.
- Mangia anche un po’ di fica, succhiacazzi .- Non posso fare altro che
ubbidire, e allungo cautamente la lingua in mezzo alle pieghe gonfie di piacere
del suo sesso. Caterina allarga un po’ le gambe e si abbassa per sentirla
meglio.
- Ti ho detto di mangiarla, Chris Benoit, non di farle il solletico. Ti
piacerebbe se ti leccassi il cazzo in quel modo da mollusco?- Immagino che Ace
si stia divertendo a punirmi per averglielo messo nel culo sotto gli occhi di
Caterina, e voglia farle capire ben bene che se lui è checca io lo sono anche di
più. Chiudo gli occhi, e cerco di fare del mio meglio. Lecco la sua carne
morbida e saporita ubbidiente come un cagnolino, e ben presto ho la barba
bagnata dei suoi succhi e di saliva. Lei sembra gradire nonostante la mia scarsa
esperienza, e supplisce strusciandosi alla goffaggine delle mie manovre. A
tratti la sento gemere piano, e mi piace pensare che le piaccia. Certo non mi fa
l’effetto che mi fa un uomo, ma il suo sapore lievemente salato è più gradevole
di quel che pensavo, e intanto lei mi ripaga succhiandomi il cazzo come neanche
pensavo che una donna fosse capace di fare. Piano piano mi ritrovo perso in un
mondo nuovo, con la voglia di esplorarlo meglio, un po’ intimorito, ma più che
altro curioso. Cerco di concentrarmi sulla sua fica, e di trattenere il piacere
che la sua bocca e le sue mani mi fanno salire nel cazzo per quando glielo potrò
infilare dentro di nuovo.
- Bravo, Chris, lecca bene, lecca la sua fica insaziabile come fai con il mio
buco da troia. Falla godere prima con la lingua e poi col cazzo.- Gli
incitamenti sconci di Ace scandiscono il tempo. Immagino che lui si stia
masturbando nel frattempo, perché sento la sua voce rauca e ansimante e qualche
suo debole gemito di desiderio, e a tratti mi arriva il rumore smorzato del
cazzo sbattuto nel pugno chiuso. Caterina sembra eccitata dalle parole di Ace, e
mugola a labbra chiuse intorno alla punta del mio uccello, senza mai smettere di
spompinarmi con energia. Le cosce le tremano di lussuria, la fica le palpita di
voglia sotto la mia lingua, e un flusso costante di umore salmastro mi cola sul
mento. Lei non riesce più a star ferma, ma oscilla il bacino strofinando il
clitoride sulla mia bocca con spinte profonde come se me la volesse scopare, e
sento che sta per venire di nuovo. Vorrei insistere a leccare e succhiare per
farle raggiungere il culmine, ma lei si solleva di scatto dalla mia faccia, si
gira, mi si mette a cavalcioni e si cala sul mio cazzo, spingendoselo dentro
come una forsennata. Viene subito, con un orgasmo lungo e intenso che la fa
singhiozzare dal piacere e affondarmi le dita nelle spalle così forte da farmi
male, cavalcandomi selvaggiamente per quasi un minuto. Per una incomprensibile
alchimia, il mio corpo reagisce col suo senza preavviso, e al suo ultimo
sussulto di piacere mi inarco sul letto così violentemente che quasi la
disarciono, e lei mi si abbarbica addosso mentre l’ orgasmo mi scuote come un
terremoto, e affondo colpo su colpo dentro di lei, senza controllo, le mani
strette sulle sue anche, gli occhi sbarrati al soffitto e le orecchie piene di
grida che non mi rendo neppure conto che sono le mie.
Quando ritorno in me (non so che farci, ma l’orgasmo ogni volta mi rapisce dal
mondo), Caterina mi lascia andare, e si butta distesa nell’esiguo spazio fra me
ed Ace, un braccio sul torace di uno e una gamba sulle cosce dell’altro, e i
lunghi capelli scuri dappertutto come serpenti, e ci guarda beata.
– La mia amica lo dice sempre che gli uomini gay sono più divertenti...-