In Messico
(primo capitolo dela Saga di Ace)

di   Heathcliff

 



Passi la ragazza italiana dell’altra sera.
Okay era bella e sexy e tutto quello che vuoi, soprattutto aveva la fica, e posso anche capire che tu ne abbia una certa nostalgia, e così quando ti ho visto che la baciavi contro il muro e le avevi già fatto alzare una gamba e stavi per prenderla in braccio e scopartela lì su due piedi ho fatto finta di niente e mi sono andato a fare due-tre daiquiri senza far storie.
Me l’aspettavo prima o poi, bello come sei le donne ti guardano come un dio, e con quel fisico scolpito dal bodybuilding e quell’aria virile da bravo soldato le occasioni certo non ti mancano. Così ti ho lasciato fottere la tua brunetta senza disturbarti, come se ti avessi portato in vacanza in Messico giusto per farmi mettere le corna. E tu mi hai ricompensato della discrezione quando sei tornato in camera col tuo ego di macho rimpolpato e arrogante e mi hai inculato con tutta la foga di cui sei capace.
Ma quando ti ho beccato in ginocchio di fronte a un messicano con tanto di baffi e pancia, che glielo succhiavi con la stessa volonterosa dedizione con cui succhi il mio, dio McKenna quello non lo potevo sopportare, e se non ti ho preso a pugni è stato solo perché mi faceva schifo toccarti.
- Mi hai sempre detto di essere una gran troia McKenna, ma ti credevo sulla parola, non c’era bisogno che me lo dimostrassi! -
Cristo santo non hai neppure smesso di succhiare, zoccola che non sei altro, e scommetto che hai aspettato la sua sborrata in bocca prima di venirmi a cercare in camera, perché avevo già avuto il tempo di fare a pezzi tutto quello di tuo che trovavo in giro quando sei comparso sulla porta e ti sei fermato a bocca aperta a guardare il macello che avevo combinato.
- Che cazzo vuoi Ace?-
Non mi hai risposto, ma bastava guardarti per capire che quello che volevi era del cazzo, baby. Non so che diavolo ti avesse fatto quello sgorbio messicano, ma era evidente che adesso morivi dalla voglia di farti scopare. E non era solo per l’erezione che tendeva vistosamente la stoffa leggera dei tuoi chinos e perché vedevo i tuoi capezzolini duri sporgere appuntiti sotto la t-shirt aderente, era quell’aria che ti viene quando hai voglia di cazzo e che mi fa impazzire, quell’aria da fottimi-sono-tutto-tuo col mento in aria e le labbra socchiuse e quello sguardo quasi implorante negli occhi profondi.
- Ti ho chiesto che cazzo vuoi da me, troia -
Non ti avevo mai chiamato in quel modo, neanche mentre te lo sbattevo in culo e dovevo mordermi le labbra per non farlo, mi sembravi ancora troppo fragile per sopportarlo, ma ora finalmente potevo dirtelo senza più scrupoli. - Vattene dal tuo messicano, puttana… Vattene via cazzo, fammi almeno il favore di non farti più vedere. –
Ti sei passato la lingua sulle labbra e hai stretto le mascelle per deglutire – io ero furioso, ma non tanto da non accorgermi di quanto sei bello e desiderabile, e quando ti ho chiesto di andartene il mio cazzo già pretendeva il contrario. Sei venuto verso di me con il faccino più innocente che sei riuscito a mettere insieme.
- Hey Chris per favore…-
- Per favore un cazzo! Cristo Ace siamo in Messico da una settimana ed è la seconda volta che ti trovo a fare la puttana in giro! -
Mi hai guardato risentito di sotto in su, come se fossi stato imperdonabilmente ingiusto nei tuoi confronti. - La prima volta mi stavo solo scopando una donna, cazzo!-
- Okay okay, ma adesso come lo vogliamo chiamare che uno ti sventola l’uccello davanti e tu subito gli fai un pompino?-
Hai abbassato gli occhi, e non so come hai trovato la faccia tosta di dire: - Non…non è stata colpa mia Chris, io non volevo…-
Questo era davvero troppo baby, e il ceffone che ti ho mollato in pieno viso era il minimo che ti meritavi. Ti ho afferrato le mani e spinto con le spalle al muro, e tu non hai opposto che una debole resistenza del tutto sproporzionata alla tua stazza e alla tua forza, lasciandoti bloccare i polsi contro la parete.
- Ma chi cazzo credi di prendere in giro? Vuoi dirmi che tu non volevi succhiargli il cazzo e che un tizio che è grosso la metà di te ti ci ha costretto?! Sei uno e novanta per centoventi chili di muscoli, bellezza, e se non sbaglio sei anche arruolato nel glorioso corpo dei marines degli Stati Uniti, e dovresti sapere come difenderti, cazzo! O vi addestrano a succhiar cazzi? Non è magari che questo marine è una troia di prima categoria, e non vede l’ora di farsi dare del cazzo a destra e a manca?-
Mi eccitava parlarti in quel modo, lo ammetto, e tu lo potevi sentire contro l’inguine, e scommetto che era per quello che non facevi niente per liberarti e te ne stavi lì senza reagire e senza riuscire neppure a guardarmi negli occhi, il respiro corto e sulle labbra ancora l’odore del cazzo e dello sperma dell’altro, che mi disgustava e mi eccitava insieme. Hai mandato giù la saliva e ripetuto “Chris per favore…” con gli occhi bassi, e dall’espressione che avevi stampata in faccia non so se volevi dire perdonami o scopami o tutt’e due. Sentivo il tuo cazzo duro cercare istintivamente il mio nelle spinte involontarie dei tuoi fianchi.
- Chris te lo giuro cazzo, non volevo farmi quel tizio, non mi piaceva neanche se vuoi saperlo…-
- Solo che…?-
Hai alzato gli occhi nei miei, piccolo bastardo, sapendo bene l’effetto che mi fa sentirti raccontare queste cose. - Solo che ha cominciato a mettermi le mani dappertutto cazzo, e mi è venuto duro, lo sai come sono fatto. E poi ha preso a succhiarmi i capezzoli mentre mi toccava il cazzo, merda Chris, lo sai che non riesco a resistere quando mi succhiano i capezzoli…lo sai che troia divento.- Certo che per far drizzare il cazzo hai un talento naturale, baby. -No, non lo so, fammi vedere, marine-
Ti ho infilato la lingua in bocca per sentire nel sapore del cazzo dell’altro la prova di quanto sei puttana, poi ho tuffato la faccia fra i tuoi pettorali lisci e sodi e sporgenti come tette e ti ho preso in bocca un capezzolo, senza lasciarti andare i polsi, e te l’ho stuzzicato e succhiato per bene, cercando intanto il tuo cazzo duro col mio altrettanto duro, finchè non ti ho sentito scalpitare e mugolare di desiderio, e premere disperatamente il pacco sui miei calzoni. – E’ così che faceva il tuo messicano per farti venire voglia di cazzo Ace?-
- Per favore Chris…-
- Per favore cosa? Dillo cazzo, dai dillo!-
- Per favore smettila! - hai supplicato quasi piangendo.
Invece io sono passato dritto all’altro capezzolo, l’ho solo sfiorato con la lingua e il tuo corpo è scattato come una molla contro il mio con un gemito soffocato. Hai cercato di liberarti e di sottrarti alla mia bocca, ma ho stretto più forte i tuoi polsi inchiodati al muro premendoti addosso tutto il mio peso, e tutto quello che hai potuto fare è stato strusciare freneticamente la tua erezione sulla mia col respiro spezzato dall’urgenza di soddisfarti. - Smettila Chris, ti prego… basta adesso…sto impazzendo Chris, non ce la faccio più…fammi venire ti prego…oh cazzo fammi una sega…fammi una sega o scopami! -
- Dimmi tu quale preferisci…-
In realtà lo so bene quale preferisci, e so anche che dirlo ti costa, perchè non è proprio quello che ci aspetta di sentire da un sergente dell’USMC, quelle due piccole sillabe di “fuck me”, ma so anche che non c’è niente al mondo come il suono della tua voce quando non resisti più e quelle due piccole sillabe ti escono fuori senza che puoi trattenerle. Ho continuato a leccarti i capezzoli fino a farti tremare dalla voglia di venire, finchè finalmente hai chiuso gli occhi e stretto i denti e fra i denti stretti me l’hai sussurrato. - Fuck me. Fottimi Chris per favore.-
Ho sentito il cazzo costretto nei jeans sussultare e impennarsi come un animale impazzito nella ricerca disperata e cieca del tuo corpo, del calore e della morbidezza dei tuoi buchi, e del piacere irresistibile di possederlo.
Ma ti immaginavo dire le stesse cose a quello sgorbio di messicano e bruciavo di rabbia, e insieme dalla voglia di fotterti, più ero incazzato più avevo voglia di scoparti come non ti avevo mai scopato, sergente Ace McKenna, ma non avevo la minima intenzione di accontentarti subito, piccolo stronzo succhiacazzi che non sei altro.
- E perché non lo chiedi al tuo messicano, eh marine? Perché non lo chiedi a lui di levarti le voglie?- Per non rispondere mi hai tappato la bocca con la tua e la tua lingua si è avvinghiata alla mia ma io non ti ho dato tregua. - Forse perché lui ti ha sborrato in bocca e poi se n’è andato lasciandoti lì a cazzo duro, senza neanche un bacetto in cambio? Bè, è così che funziona quando si è froci baby, ed è meglio che ti ci abitui. E poi dovresti saperlo, non facevi nello stesso modo anche tu fino a qualche mese fa, un pompino e via, senza mai ricambiare perché non è roba da uomini?- Imbarazzato, mi hai risposto solo con un grugnito e una spinta del cazzo contro i miei fianchi. - Certo che facevi così baby, perché hai fatto così anche con me la prima volta, e adesso vieni a chiedere a me di darti quello che lui non ti ha dato?-
- Scopami Chris…ti prego, ho bisogno di sentire il tuo cazzo nel culo.-
- Oh oh anche questo però non è roba da uomini lo sai baby? Un bravo soldato non dovrebbe dirle queste cose, beh non dovrebbe neanche pensarle, lo sai soldato?-
Ti ho stretto più forte i polsi contro il muro e mi sono attaccato di nuovo ai tuoi capezzoli duri e sensibili, e il tuo corpo ha avuto una scossa come se l’avesse percorso la corrente elettrica, e mi hai sussurrato con la voce che tremava: - Sissignore, lo so. Ma non so che farci se sono così troia signore, e quando mi succhiano i capezzoli vorrei solo del cazzo dappertutto signore.-
Questo sì che è parlare, soldato; lo sai che mi fai impazzire quando parli così e io lo so che lo fai apposta, ma è un’arma a doppio taglio baby, perché anche al tuo delizioso buchino del culo viene ancora più voglia di farsi riempire, e scommetto che il tuo cazzo è così duro e bagnato che mi basterebbe sfiorarlo per farti sborrare, e la tua fica marine è così affamata che prenderebbe dentro qualsiasi cosa mi piacesse di infilarci. Hai chiuso gli occhi e buttato la testa all’indietro gemendo come quando stai per venire, mentre io continuavo a tormentare le tue tettine dure di muscoli col respiro spezzato e un’erezione che non sapeva più dove spingere per cercare il sollievo di una sborrata. - Oh cazzo smettila Chris, smettila o mi farai venire nei pantaloni…-
A chi lo dici baby, non sai il bisogno che ho di fotterti, non sai la fatica che mi costa non infilartelo subito in mezzo a quelle tue piccole chiappe vogliose – ora sono io che non riesco più a resistere, ti ho slacciato i calzoni e il tuo cazzone duro e pulsante mi è saltato in mano a pregarmi di farlo sborrare, ma non ancora piccolo, e ho infilato la mano più in basso fra le cosce e tu subito ti sei calato i calzoni alle caviglie. - Apri le gambe da brava zoccola, soldato – e tu hai obbedito senza storie ansimando un debole sissignore e ti sei lasciato infilare due dita nel culo con tutta la forza che avevo. Ti ho visto sgranare gli occhi e aprire la bocca per gridare, e ho spinto ancora più forte per farti male, lo ammetto, ma tu hai detto solo -Così, cazzo, così - e allora ho cercato la sporgenza liscia della tua prostata mentre con la bocca ti ho ripreso un capezzolo, e tu hai buttato la testa all’indietro con un grido roco di piacere e mi hai preso il polso della destra e me l’hai tenuta ferma con tutta la forza dei tuoi grossi muscoli con le due dita affondate in culo e hai preso a dimenartici sopra come impazzito. Hai fatto così presto a godere che quasi non ci credevo quando ho sentito la prostata ingrossarsi e il tuo buco del culo contrarsi intorno alle mie dita, e hai comiciato a gemere in quel tuo modo da puttana che non dimenticherei fra mille anni, e scusa ma quando fai così non so più nient’altro se non che devo fotterti ad ogni costo baby, così mi sono slacciato i jeans già tutti schizzati della tua sborra e me la sono spalmata sul cazzo, poi ti ho fatto girare faccia al muro – e tu docile docile, ti sei ben guardato dal resistermi, e ti sei preso il mio cazzo dritto in culo senza fiatare, con solo un breve rantolo da macho. Ti ho scopato come non avevo mai avuto il coraggio di scoparti fino a quel giorno, ma come avrei voluto fare fin dal primo momento che ti ho visto, con tutta la forza e la rabbia della gelosia e tutta la violenza che ispira il tuo corpo forte e perfetto, senza più il timore di offenderti o di farti male: eri la mia troia e basta baby, da maltrattare e da fottere come più mi garbava. Ti rivedevo in ginocchio con l’uccello del messicano in bocca e sentivo di poterti dire le cose più sconce e incularti più cattivo che potevo, cazzo e insulti tutto quel che ti meritavi – e non mi dire che non ti piaceva almeno quanto piaceva a me baby, perché il tuo cazzo era duro quanto il mio anche se eri appena venuto, e avevi la pelle d’oca e i capezzoli dritti, e gemevi come quando sei al limite e ti godevi ogni centimetro della mia erezione nel culo. E se anche ti faceva male invece che di smetterla mi pregavi di continuare e di spingere sempre più forte; io non chiedevo altro baby, e non capivo più niente se non il piacere che provavo ad affondarti dentro e vederti godere col mio cazzo piantato nel culo, e non mi ricordo una sola delle frasi oscene che ti sbrodolavo nelle orecchie mentre ti morsicavo sulle spalle e sulla nuca, mi ricordo solo che avrei voluto non finisse mai, ma che a ogni parola sporca che ti dicevo e che tu mi dicevi resistere era sempre più difficile - a ogni spinta la voglia di spingere più forte e più veloce, e la sensazione impagabile del tuo buco da troia che mi si stringe intorno al cazzo quando stai per venire. L’ho sentito contrarsi sul mio uccello come se volesse spremerlo o inghiottirlo, hai spinto il bacino tutto indietro per sentirlo più in fondo che potevi, e non ho fatto in tempo ad allungarti una mano sul cazzo che me l’hai innaffiata di sperma.
- Ti piace il cazzo eh baby…e scommetto che più è grosso e più ti piace, zoccola…sei il soldato più frocio di tutto l’esercito degli Stati Uniti, sergente McKenna - ti ho sussurrato con la lingua dietro un orecchio - capace solo di succhiare cazzi e godere a farsi sfondare il culo. Voglio sentirtelo dire, McKenna, voglio sentirtelo dire o mi fermo e lo tiro fuori. -
Era la prima volta che ti parlavo in quel modo, non volevo offenderti, te lo giuro, è solo che non ero più in grado di controllare quel che dicevo più di quanto potessi controllare il piacere che mi incalzava verso l’orgasmo. Hai ripetuto le mie parole con la voce rotta come se piangessi, ma ti è bastato pronunciarle per venire di nuovo, e a metà della frase ti sei inarcato contro il mio corpo con un grido roco, i muscoli tesi allo spasimo e il cazzo che mi sussultava e schizzava in mano per la terza volta in meno di mezz’ora. In quello stesso momento il piacere che mi montava dentro mi è esploso nel cazzo come dinamite, e ho spinto tutto me stesso nel tuo buco di culo ancora pulsante, e più godevi più mi facevi godere con te, ogni contrazione del tuo orgasmo un altro sussulto e un altro schizzo del mio.
Avrei voluto tenerti stretto finchè il mio respiro non si calmava, e restare incastrato fra le tue natiche perfette, con gli occhi chiusi e la bocca sulla tua nuca, ma non me ne hai dato il tempo. Eri di nuovo padrone della tua forza, ora, e l’hai usata senza riserve per liberarti dal mio abbraccio e spingermi via con rabbia.
-Hey baby, aspetta…- Ho alzato un dito verso il tuo viso per una carezza, ma mi hai bloccato il polso in una stretta d’acciaio e mi hai guardato cattivo come la prima volta che ti ho parlato.
-Non mi toccare mai più Chris Benoit! - mi hai detto con la voce che tremava, e un tono più di supplica che di comando, e te ne sei andato sbattendo la porta, lasciandomi lì col dubbio atroce che potessi perfino dire sul serio.