Un gradito ospite
 

di  Ladybird

 



"Devi tenerlo tutto il giorno, me lo prometti?"
Nel suo sguardo brillava quel misto di malizia e dolcezza che lei tanto adorava.
Le aveva chiesto di svegliarsi un po' prima quella mattina, avevano fatto colazione in cucina, dopo le coccole del dormiveglia, e quando il caffè nella macchinetta era ormai finito lui l'aveva portata in camera per illustrarle la sua idea.
Dal cassetto tirò fuori un fallo di gomma, di dimensioni certamente non ragguardevoli, alla cui base era fissato un lungo e sottile laccio di pelle. Le fece "indossare" l'oggetto e poi sistemò i lacci in modo che passassero dietro, in mezzo alle natiche, e davanti tra le labbra, per poi ricongiungersi ad una piccola cinta sulla vita.
"Non riuscirò a portalo per così tanto!"
Si guardava allo specchio con espressione titubante, osservava il suo corpo nudo, la gamba sinistra alzata con il piede poggiato sul letto, la base del fallo che si intravedeva tra le labbra e la pelle bianca su cui spiccava il laccetto di pelle che le cingeva la vita. Anche lui guardò lo specchio girando la testa, rimase assorto ammirando quello splendido spettacolo, poi soffocò una piccola risata
"Hai ragione forse è un po' troppo".
Si rialzò e la baciò dolcemente sulle labbra.
"Arriva almeno fino in ufficio, poi toglilo",
si baciarono di nuovo e ripresero le normali attività mattutine.

Si ritrovò sola dopo pochi minuti, cercò di lavarsi e vestirsi con disinvoltura ma ben presto si rese conto che quell'insolito ospite la costringeva a tenere le gambe un po' larghe.
Non poteva certamente andare in giro in quel modo, così si impegnò per assumere una postura più composta, ma questo implicava inevitabilmente un abbraccio ben più solido dei muscoli nei confronti del suo nuovo compagno di giornata, con una inevitabile crescita dell'eccitazione e del piacere.

Uscì di casa e prese la macchina, cercò di pensare alla giornata che l'attendeva, a tutte le cose da fare, pur di allontanare i suoi pensieri da quel calore che continuava a salire su dal basso ventre.
Non poteva portarlo tutto il giorno, lo avrebbe tolto appena arrivata in ufficio, certo, oppure poteva fermarsi in un bar e approfittare della toilette.
No, no, in fondo poteva ancora resistere, e poi a lui avrebbe fatto piacere sapere che lei lo aveva portato per un po'.

Il flusso dei pensieri venne interrotto dalla vista di un'edicola, ah sì il giornale, lo avrebbe comprato subito altrimenti poteva scordarlo.
Il marciapiede di fronte all'edicola era pieno di auto in doppia fila, mise la freccia, avanzò ancora ma dovette accontentarsi anche lei di un posticino davanti alle macchine già parcheggiate. Si chinò sul sedile accanto per prendere la borsetta e frugarne l'interno in cerca del portafoglio, tolse il frontalino della radio, sfilò la chiave dell'accensione ma quando si trovò con una mano sulla maniglia, pronta ad uscire, si rese conto di aver compiuto quei gesti con troppa fretta (provava sempre una certa ansia quando la sua auto era in doppia fila) e questo aveva decisamente peggiorato la situazione.
Sentiva gli slip sempre più umidi ed un desiderio irrefrenabile di muovere il bacino per strusciarsi contro il sedile.

Dopo un lungo sospiro lentamente uscì dalla macchina e si avviò piano verso l'edicola.
Camminava tenendo le gambe strette e passo dopo passo avvertiva la presenza di quell'oggetto che i suoi stessi movimenti facevano muovere lentamente dentro di lei, procurandole sempre più piacere.
Guardava in volto la gente che la incrociava camminando, certa che quella sua piccola dolce tortura fosse evidente per tutti; provava imbarazzo, sicura di cogliere un'espressione di sdegno negli sguardi degli sconosciuti, che invece proseguivano assorti nei loro pensieri mattutini. Quando si fermò davanti all'edicola rimase con lo sguardo fisso sulle copertine colorate delle riviste cercando di rallentare il ritmo del respiro che si era fatto affannoso.

"Desidera?"
La voce dell'uomo al di là del banco la riscosse, doveva solo pronunciare poche parole, poi avrebbe pagato e piano sarebbe tornata in macchina.
"Signorina…desidera?".
L'affanno non passava, il calore continuava a salire su per la pancia, doveva assolutamente parlare.
Alzò gli occhi e colse nello sguardo dell'edicolante un'espressione titubante ma incuriosita.
"La repubblica…e…la settimana…enigmistica".

Non aveva riconosciuto la propria voce mentre parlava, era diventata bassa e roca e la frase era stata interrotta da profondi sospiri.
Adesso le sue mani frugavano con frenesia nel portafoglio in cerca di spiccioli mentre, per cercare un po' di sollievo, cominciò a spostare il peso del corpo alternativamente su un piede e sull'altro, ma l'operazione non fece altro che aumentare di più lo sfregamento del suo insolito compagno facendo crescere la sua eccitazione e il suo imbarazzo, eppure non riusciva a fermarsi ma continuava a crogiolarsi in quel piacere, combattuta tra il godimento e il disagio.
Raccolse i giornali e mise i soldi nelle mani dell'uomo alzando gli occhi verso di lui che adesso la stava guardando con un sorriso decisamente malizioso.
Si voltò impacciata senza salutare e tornò lentamente in macchina, una volta seduta la sua eccitazione si sarebbe placata, ne era certa.

Chiave inserita, frontalino, cintura di sicurezza, la prima, la freccia, la torsione del busto per controllare che non venisse nessuno, la seconda…no, la situazione non era migliorata, anzi.
Ogni piccolo gesto, ogni piccolo movimento la spingevano sempre più avanti. La mente ormai era completamente assorbita dalla percezione delle sensazioni che il suo amico le procurava ogni volta che si muoveva piano contro i suoi muscoli, che ormai incontrollati si contraevano facendola muovere ritmicamente contro il sedile.

No, doveva assolutamente fermarsi. Mise la freccia ed accostò.
Fortunatamente quello era un pezzo di strada senza negozi, il marciapiede era vuoto. Spense il motore e si adagiò sul sedile.
Il calore saliva dal ventre fino ad infuocarle le guance, buttò indietro la testa e chiuse gli occhi, arcuò la schiena mentre il bacino si strusciava sul sedile abbracciando il suo prezioso ospite.
Il petto era scosso da sospiri affannosi, le mani stringevano forte il volante.
Il piacere la travolse come un'ondata di piena, partì dal grembo fino a scuotere le membra con forti sussulti e dalla bocca uscì un gemito appena soffocato.

Lentamente poi il cuore cominciò a rallentare, la schiena si adagiò sul sedile, il respiro si fece più calmo, le mani allentarono la presa e scivolarono giù, appoggiate sulle gambe, i piccoli rumori esterni si fecero a poco a poco strada nel silenzio della sua mente e lei, piano, aprì gli occhi.

Lo sguardo del ragazzo era fisso su di lei. In una mano la catena, nell'altra le chiavi, il casco poggiato sulla sella.
Quando si era fermata non aveva notato il motorino legato ad un palo proprio davanti al cofano dell'auto.
Ruotò la chiave dell'accensione, senza fretta mise la retro marcia, poi la prima, la freccia, si girò a guardare che non venisse nessuno e sgommò via.
Il ragazzo rimase lì, in una mano la catena, nell'altra le chiavi, il casco poggiato sulla sella, e lo sguardo sorpreso ed eccitato fisso nel vuoto.