Profumo di uomo

di  LaPadrina

 

 

 

 

  E sì, era un Venerdì speciale.
Ed è bello sedersi ad un tavolo senza dover spostare un fascicolo. Sembra quasi di conoscersi per la prima volta.
Siamo tutti uguali, in quel momento. Intercetto i vostri sguardi, nella vita normale. Chi si scambia una tenerezza col compagno, chi accarezza la figlia. E chi semplicemente si vuole prendere una pausa da tutto questo.

C’è l’Aglianico, ci sono le battute, ci sono le domande sul mio futuro.
Ci sono io, che vorrei solo dimenticare. E poi, c’è il Maggiore.
Lui m’ha fatto compagnia tutta la sera. Eravamo gli unici due con una sedia vuota accanto.
Ricordo quando due mesi fa mi disse che ormai il divorzio era definitivo. E lui non poteva farci niente.
Mi sorrise amaramente e mi disse di non fidarmi di chi ti dice di amarti per quello che fai.
Concordai con lui. E ci salutammo con un sorriso.

Quella sera era davvero strana. Forse sarà che il vino rosso nemmeno mi piace.
Lui mi disse che dopo qualche ora, scendendo le scale, ci sarebbe stato il tango.
Erano mesi che non ballava. Non aveva più la sua Signora.
Ed io gli dissi che dopo un altro paio di bicchieri sarei stata più facile da convincere.
Mi guardò con dolcezza, versandomi la scolatura della bottiglia.

Infine, quella pista. Pulita, bella. Uomini e Donne che tagliavano l’aria. Occhi sicuri. Voglie.
Ed io che rimango ai bordi come quella bambina che ha paura di toccare il mare.
E lui mi dice che con quei tacchi lì, il tango lo devo ballare per forza.
Mi trascina dalla mano e tutto intorno a me sembra fluido.
Mi tuffo con la testa sul suo petto.
Seguo i suoi passi leggendogli negli occhi la prossima mossa.
Chissà se sono piccola come mi sento, in questo momento.
Quei minuti scorrono ed il mio corpo diventa un prolungamento dei suoi movimenti.

E poi fermo la mente, mentre i tacchi sfilano.

Il suo profumo.

E sorrido, perché quella scena mi pare si chiamasse profumo di Donna.
Mi vedo giovane. E vedo lui, incorniciato dalle rughe e da quegli occhi gelati.

Chiudo gli occhi.
Ripercorro il profumo di tutti gli uomini della mia vita.
Sento il profumo di papà, quando fumava fuori al patio le sue capri bevendo il caffè, dopo cena. Quella sua camicia rosa.
Sento il profumo di sbirro di mio zio, quando scendeva dalla moto e io gli correvo dietro chiedendogli di raccontarmi le sue storie prima di andare a letto.
Sento il profumo di bambino di mio fratello, la prima volta che mamma mi diede il permesso di abbracciarlo, pure se ero piccola.
Sento il profumo del mio primo maestro, quando mi avvicinavo a lui perché volevo scrivere la tesina sulla ‘ndrangheta ma sull’enciclopedia universale non la trovavo.
Sento il profumo del mio primo amico, un misto tra goleador e coca cola.
Sento il profumo del mio primo amore, consumato sulla sella di una cagiva mito, sotto casa mia.
Sento il profumo del mio primo dolore, salato come solo l’oceano sapeva essere.
Sento il profumo del mio primo schiavo, quello strano profumo di libertà.
Sento il profumo del prigioniero dietro la cella, con gli occhi da innocente e l’anima da bandito.
Sento il profumo del giudice, così severo e giusto.
Sento il profumo degli Uomini che non ho ancora avuto e quelli che mai avrò.

Sento il mio profumo unito al loro e mi lecco le dita.