Lei
di Giulia Lenci
Lei, con le sue mani delicate, intride burro e farina.
Ha gesti morbidi e lenti, a convincere due elementi ad unirsi e mescolarsi, fino
a farsi uno, uno solo, indiscernibili uno dall’altro. Il briciolame tenero
sembra opporsi, ribelle rotola tra le dita che ancora lo stropicciano con
dolcezza, in un rimprovero silenzioso e divertito.
Lui beve vodka ghiacciata. Appoggiato al frigorifero, la guarda e sorride.
Lei versa acqua sul mucchio indomito, a poco a poco, senza premura e con i palmi
pazienti compone una forma, che recalcitrante si salda e poi, arresa, si modella
tra le mani sicure.
Lui ammira la sua abilità a rendere forma la materia. Quasi inimmaginabile,
pensa sorseggiando il bicchiere appannato.
Adesso lei accoglie nel cavo delle mani la massa docile, che si plasma seguendo
i movimenti che comprimono e rilasciano e si riempiono e respingono, giocando a
modellare un’idea informe.
Lui posa il bicchiere. Un nodo di fiamme gli scende in gola, gli scalda il cuore
che batte forte, mentre la fissa. Non sa cosa vorrebbe, non lo sa ancora.
Lei accovaccia le dita intorno al pane di pasta, lo accarezza ormai domo da
tanta energia, lo accudisce un attimo in un tepore d’affetto risoluto.
Lui la guarda, infastidito, geloso di quel momento così vicino e così distante
da lui, in cui la donna vive un mondo che gli è precluso.
“Che fai?”dice a voce troppo alta.
Lei non alza subito gli occhi. Sorride, conscia del tono di quella domanda,
decisa a rendere malleabile anche l’uomo, con la sua volontà quieta. Solleva le
ciglia, un po’ di sbieco.
“Lo faccio lievitare.”risponde.
“E hai bisogno di covarlo?”chiede ironico.
Lei socchiude le labbra in una specie di sorriso, lo guarda dritto in faccia.
“Voglio che venga come voglio io, senza fretta, mentre lo liscio e lo sfioro
adagio, sentendolo crescere e vivere e quasi esplodere.”
Lui la guarda serio. Il fuoco gli avvampa dentro, nello stomaco, e scende giù,
stemperandosi in brividi che lo invadono tutto. E lungo la schiena risale alla
nuca, annidandosi dietro gli occhi, dove qualcosa vacilla. Ha le labbra secche,
ma non vuole muoversi.
Lei rotea i polpastrelli sulla pelle soffice della pasta, sembra seguire il
ritmo del respiro e intanto scruta l’uomo. Con lo sguardo lo percorre dalla
testa al ventre, e sotto la cintura, dove qualcosa sta crescendo, incontenibile.
Non stacca gli occhi di lì, inumidendo le labbra con la lingua che sporge appena
tra i denti.
Lui sente il sangue ribollire e tutto il suo essere crescere e dilatarsi e
tendere verso di lei. Fa un passo senz’accorgersene, e un altro, e ormai le è
così vicino da percepirne il calore.
“Fammi quel che vuoi.”le dice.
Lei posa le mani sul suo viso e lui sente il profumo buono di promesse che
verranno mantenute. Lei preme la bocca su quella dell’uomo, che sa di vodka.
Accoglie quella lingua che la penetra prepotente, accetta di farsi coppa umida
per colmarsi di lui, mentre con la punta delle dita rincorre il contorno delle
orecchie, si tuffa tra i capelli a saziare i suoi pensieri.
Con un gesto insofferente lui spazza il tavolo da ogni cosa, da quel pane che
s’è arreso, rubando un suo sorriso. Lei lo respinge coi palmi morbidi,ridendo, e
lui le è di nuovo addosso, rovesciandola sul piano infarinato. Le allarga le
gambe con la forza delle sue. Lei lo obbliga a sollevarsi e gli sbottona la
camicia. Lui alza le braccia in una resa incondizionata, lei la sfila e la getta
a terra. Impaziente lui tira la sua maglietta a scoprirle il seno e questa volta
è lei a distendere le braccia, perché lui possa lanciarla lontano. Le strappa la
gonna leggera, sente il rumore del tessuto che cede e vola da qualche parte. Le
serra i fianchi e scopre che non ha nient’altro da togliere. Allora si abbatte
su di lei in un gemito soffocato, con un braccio le cinge la vita e con l’altra
mano si slaccia la cintura. Lei gli accarezza la schiena, gli massaggia la pelle
in un disegno di lingua circolare, a lato del collo e sulla spalla.
Poi lo sente entrare imperioso. Allora protende la testa indietro e ad occhi
chiusi comincia quel lavorio che lo renderà arrendevole. Lo comprime dentro di
sé, come volesse divorarlo. Lo rilascia e ancora lo avvolge e di nuovo stringe
ogni fibra intorno al desiderio di lui che si sta affrettando. E poi lo lascia
fare, perché è il tempo che più le piace, quando lei è soltanto conca che si
riempie.
E con lui si fonde e mescola, fino a farsi uno, uno solo, indiscernibili uno
dall’altro.