Lei vede (Daydreams)
di Madamesnob
Lei vede.
Vede con gli occhi della mente, o forse no… forse son quelli del bruciore che
ormai da troppo tempo detta le regole sul suo corpo. Trema mentre pensa, si
accorge in ritardo del dolore ai lati del viso, alza la mano dal volante e si
tocca la guancia. Le dita fredde cercano di sciogliere la tensione, di scollare
la mandibola serrata. Da quanto sta stringendo? Il collo è un unico blocco con
la schiena, il sedile non accoglie le spalle, rimane staccato e guarda la
colonna rigida senza darle sollievo. Le nocche sul volante sono bianche, a
tratti sussultano poi sembrano premere più forte a fermare l’emozione.
Lei vede.
Vede il suo desiderio danzare come fumo davanti agli occhi. Lo guarda snodarsi
tra pelle e vetro, lo osserva passare oltre le goccioline sul parabrezza,
schivare i tergicristalli e fermarsi galleggiando sopra il cofano. L’asfalto
nero liquido fa da sfondo, la riga bianca divide in due il quadro che sta
involontariamente creando. Il respiro è irregolare, a volte le si incastra nello
sterno senza riuscire a liberarsi da solo, come quando prima di dormire si pensa
al respiro, lo si ascolta e si perde il suo rassicurante automatismo.
Lei vede.
Si vede camminare tra gli invitati sorridenti, le labbra rosse per l’eccitazione
che l’avvolge, i tacchi alti che risuonano gai sul ciottolato della villa. La
festa si diffonde leggera come il jazz in sottofondo, le chiacchiere scorrono
come rivoli freschi, s’infilano sotto gli abiti, li sollevano appena con
civetteria, contagiano la pelle.
Le parole le arrivano confuse, non le ascolta ma ci si culla. I suoi occhi si
allontanano a tratti dall’interlocutore di turno, cercano e rifuggono l’oggetto
della sua passione, lui, così dolce per il suo ventre, così maledetto per la sua
anima.
Lei vede.
Vede il pericolo del sogno ad occhi aperti ed alza la musica dell’autoradio. La
voce del cantante risuona forte sulla nuca, i bassi scorrono nel sangue coprendo
il cuore, uniformandosi al suo battito, violandone il ritmo. In testa fa sua la
frase della scrittrice che ha letto anni prima... “sogni ad occhi aperti che ad
occhi chiusi non vengono mai...”. E si concede quel lusso, il sogno,
l’illusione, la fuga dalla pioggia battente. I vetri piangono ma i suoi occhi
guardano oltre, indugiano sull’alone azzurro dei lampioni, ne usano la magia per
disperdersi.
Lei vede.
Ora si sta staccando dalla folla, segue l’uomo nel corridoio ocra. Non resiste e
lascia scorrere le dita sullo spatolato liscio, quasi a desiderare una mano che
la trattenga, quasi a sentire che sta scivolando via. Sadica perfino nel suo
stesso sogno, la mente che la insegue ovunque, non c’è mondo dove il suo
desiderio scorra libero, non esiste. Il cuore batte nelle tempie e il sangue
scorre veloce tirando le vene fino alle dita. Ascolta i muscoli delle gambe
tendersi ad ogni passo, li sente dapprima rigidi, costretti a lavorare sui
tacchi, poi stranamente il calore nel ventre si espande e scioglie le membra, le
scalda e le rende vitali. L’eccitazione lascia le dita gelate, ma la pelle del
corpo si arrossa leggermente e comincia a splendere di un riflesso nuovo,
vincente, forte.
Lei vede.
Vede lui entrare nella toilette, rallenta il passo, aspetta di sentire il “clac”
della chiave ed entra nell’antibagno. Lo specchio grande sopra i lavandini
rimanda l’immagine di una donna elegante che stenta a riconoscere: il vestito
nero le accarezza il corpo, le gambe sono valorizzate dalle calze a rete, i
capelli cadono leggeri appena sotto le spalle. Vorrebbe vedersi intera, studiare
l’arco del piede nei decolleté altissimi, ma arriva a scorgersi solo le
ginocchia.
Apre il rubinetto e tuffa le mani sotto l’acqua fresca, le lascia lì a
ciondolare, gioca con i polpastrelli sul getto per ingannare l’attesa. Chiude
l’acqua, si avvicina alle salviette, ne pesca due insieme e si massaggia le dita
tremanti. La disinvoltura non arriva fin lì.
Lei vede.
Vede la porta aprirsi, gli occhi di lui allargarsi impercettibilmente e la sua
bocca sorriderle senza volerlo. Sente la sua voce scambiare frasi di
circostanza, sente la propria rispondere a tono.
Vede il proprio corpo attirato come una calamita, lo vede muoversi senza
controllo alcuno, appoggiarsi leggero sulla schiena di lui per fargli sentire il
seno duro da far male.
Vede lui girarsi smarrito, opporsi appena allontanando il viso e poi cedere
senza forze alle sue mani sul suo corpo. Lei infila le dita come lingue sotto la
sua camicia, slaccia i bottoni e passa le labbra sulla pelle tesa e calda del
ventre. Aspira l’odore del desiderio, sa di aver vinto, ma è una vittoria amara.
Lui le accarezza dolcemente la schiena e nel silenzio rotto dai respiri e dai
fruscii dei vestiti chiudono entrambi gli occhi, spengono il pensiero e si
abbandonano.
Lei vede.
Vede due bocche rincorrersi, giocare, bersi come se non avessero acqua da
giorni, ma in realtà è molto di più. Il tempo si è dilatato a dismisura,
l’attesa ora è chiara, la vede snodarsi negli anni ed esplodere in quell’istante
rovente. Il cervello viaggia a ragnatela, incastra momenti veri nel sogno, crea
una linea unica, congiunge i punti e li riporta curve su curve al sogno ad occhi
aperti.
Vede le sue mani sollevarla e appoggiarla sul piano di marmo freddo dei
lavandini, alzarle la gonna e aprirle dolcemente le gambe mentre le percorre il
corpo togliendole il respiro. Guarda gli occhi intensi di quell’uomo che le ha
rubato la ragione e ne scorge la purezza, si perde nella perfezione del suo
corpo, lo fa suo. Ora splende nella sua passione, libera il nodo stretto dal
tempo e ritrova la sua bellezza originaria.
Il semaforo illumina una porzione di notte. Lei smette di guardare oltre, lascia
che la retina rimetta a fuoco la strada, il marciapiede desolato, le auto in
attesa. Tamburella i polpastrelli gelati sul volante, accarezza piano il cambio
e alza il volume. Allo scatto del verde accelera profonda e aspetta che la
velocità scolli il suo sogno dai vetri.