Il libro mai letto

di  Malodo

 



Il suo sapore pungente ricorda i limoni che mangiavo in Grecia. Il suo odore salmastro non ha mai smesso di restarmi addosso.
Tutto di quell’uomo trasporta lontano. Perché viene da lontano.
Un giorno lo incontro in libreria. Sto cercando un romanzo da leggere e sono immersa nella lettura di alcune pagine. Scelgo sempre così i libri da comperare. Sfoglio a caso alcune pagine e se resto affascinata dalle poche righe che leggo lo acquisto. Non importa chi sia lo scrittore e se sia conosciuto. Devo essere attratta dalle parole e dal loro significato.
Sono lì, immersa nella lettura, quando uno sconosciuto mi si avvicina sbirciando nel libro che sto leggendo. Sollevo lo sguardo e incontro gli occhi più scuri che ho mai visto. Sono occhi inquietanti, magnetici, crudeli. Poi mi accorgo del resto. Un corpo splendido e un volto affascinante deturpato da una cicatrice sullo zigomo. A me piacciono le cicatrici.
Ci fissiamo per qualche istante poi infastidita dall’insistenza della sua presenza mi allontano da lui.
“Mi scusi, ma lei sta leggendo l’unica copia di un libro che sto cercando da tempo. Posso sapere se lo acquisterà oppure no?”
Gli dico che ancora non lo so, che sto cercando di capire se il romanzo mi piace. La sua voce è un po’ roca e ha un accento indefinito pur parlando la mia lingua perfettamente.
“Se non le dispiace, resto qui, così se lei non lo compra posso farlo io.”
Mi sento osservata. L’uomo mi gira intorno. Sento il suo odore, un particolare odore che fa pensare al mare. Credo sia la sua camicia. Continuo a leggere fingendo disinteresse, ma ogni tanto sono io a sbirciare nella sua direzione.
Ha preso in mano un altro libro e lo sfoglia annusando la carta. Lo sorprendo a sfiorare le pagine con quelle lunghe dita affusolate. Mani quasi femminili, troppo delicate per una corporatura così imponente.
“Se le fa piacere, possiamo andare a sedere al bar e prendere un thé insieme, mentre lei decide cosa fare con quel libro.”
Il libro. E’ talmente interessato al libro che comprendo che se dovessi riporlo quest’uomo scomparirebbe dalla mia vita. Così accetto.
Il bar della libreria è al secondo piano. Un ambiente piacevole, quasi ovattato, ci accoglie.
Ci sediamo e ordiniamo due thé.
Sto sorseggiando la mia bevanda quando l’uomo con la gamba si avvicina alla mia. Lo lascio fare, non so perché, ma lascio che si strusci contro il mio ginocchio. Io continuo a leggere, a fingere di leggere, mentre lo sconosciuto sfoglia una rivista che si trova sul tavolo. Si avvicina ancora di più e sfacciatamente sbircia dentro la mia scollatura. Io non mi muovo, lasciandolo guardare. Ma non gli basta e mi scosta la maglietta per guardare il seno sotto il reggiseno. Incredibilmente subisco questa sua sfrontatezza esagerata senza protestare. Il suo dito scorre rapido sul capezzolo irrigidito. Accavallo le gambe per trattenere un sottile piacere che pervade ogni centimetro della mia pelle. Ho la pelle d’oca, sento le cosce bagnarsi, ma resto lì, ferma, gustando una nuova sensazione di perdizione.
Devo essere impazzita, penso.
Non parliamo finché avvicinandosi al mio collo mi sussurra “apri le gambe e lasciati guardare.”
Quante volte ho sognato che mi accadesse una cosa del genere e ora veramente un uomo si è impossessato delle mie fantasie segrete. Sono frastornata ma l’eccitazione ha il sopravvento.
Sposto la sedia piazzandomi di fronte a lui. Apro lentamente le gambe e subito l’odore del mio sesso si sparge intorno a noi. L’uomo si avvicina nuovamente a me per sussurrarmi nell’orecchio un fiume di parole “sento il tuo odore di femmina, vorrei morderti tra le gambe e infilartici la mia lingua. Sento il tuo desiderio e tu puoi vedere il mio che spinge sotto i pantaloni. Lasciami infilare un dito, ti prego, soltanto un dito. Che io possa leccarmelo per sentire non solo il tuo odore ma anche il tuo sapore. Avvicinati ancora di più al tavolo. Ti prometto che non ci vedranno. Lasciami entrare lì dentro, in quel lago che mi aspetta. Mi chiamo Samuel. Pronuncia il mio nome , ti prego, mentre mi spingo un po’ dentro di te.”
Ormai sono talmente eccitata che potrei scoparlo lì, sulla moquette del bar della libreria. Mi avvicino a lui lasciando che una sua gamba si metta tra le mie aperte e subito il suo dito mi sfiora l’entrata del sesso. Lo lascio fare, silenziosamente lascio che il suo dito entri dentro di me, scivolando nel fradicio che mi ha inzuppato gli slip.
Ho voglia di afferrargli la mano e spingermela ancora più a fondo. Ma le sue dita si ritraggono con la stessa rapidità con cui sono entrate.
Resto frastornata da brividi inconsueti.
Ancora la sua voce bisbiglia nel mio orecchio “Samuel, Samuel, sbattimi dentro il sesso turgido. Chiedimelo, e io te lo darò.”
Mi sento incapace di andare oltre. Sono assalita dall’imbarazzo.
Non so cosa fare. Poso il libro, cerco una penna nella borsa per fare non so bene cosa.
Non riesco a guardarlo negli occhi, proprio non ci riesco. E’ lui che cerca il mio sguardo prendendomi il mento con la mano “guardami, sto morendo dalla voglia di scopare con te” e con la mano libera si accarezza spudoratamente il sesso gonfio nascosto dalla stoffa dei pantaloni.
Prendo il libro.
“Il libro è tuo. Se vuoi ora possiamo andare via. Ho la macchina parcheggiata qui vicino e…”
“Schhh, le fate non parlano. Sì, vado alla cassa e ce ne andiamo via.”
Quando usciamo siamo due sconosciuti in preda al delirio della passione. La mia macchina è davvero molto vicina e poco dopo accoglie due esseri che devono fondersi uno nell’altro. Metto in moto ma non so dove andare. E’ Samuel che mi consiglia di prendere una strada perché porta ad un parco pubblico. Mentre guido si continua a toccare mugolando come un gatto interrompendo solo per infilarsi in mezzo alle mie gambe entrando ed uscendo da me, per tornare a toccarsi. Il parco ci accoglie con le sue ombre. E’ quasi sera.
Scendiamo per andare verso un gruppo di cespugli. Non c’è nessuno in giro per fortuna. Samuel si slaccia i pantaloni mentre mi sollevo il vestito quel tanto che basta a scoprire le mie mutandine.
Samuel mi gira piegandomi a testa in giù infilandomi dentro il più grosso pene che io abbia mai accolto.
“Voglio sentirti dire Samuel dammi il tuo sesso, non fermarti più, dammi ancora altro sesso. E io ti accontenterò.”
Sotto i suoi colpi sento la carne straziarsi di un piacere indefinito, incontrollabile. E’ vero, ne voglio ancora “Samuel scopami, Samuel non fermarti, Samuel prendimi ovunque.”
Non gli basta avere un pene enorme, deve anche entrarmi dentro con un dito cercando altri luoghi dove infilarsi.
“Dai fata, prenditi tutto quello che posso darti. Lasciami entrare, lasciami godere di te, dentro di te. Non smettere di spingere.”
Il ritmo sembra dettato da una musica che soltanto noi sentiamo.
L’orgasmo mi fa piegare le gambe liberando il mio urlo ma lui mi sostiene continuando a scagliarsi dentro di me senza rallentare, senza accelerare, seguendo una regolarità di movimento che mi fa pensare ai remi immersi nell’acqua da una barca in gara. Uno, due, uno, due, uno, due…..
“Mi pregherai di non smettere” mi dice Samuel mentre continua a infilarsi dentro di me fino a riempirmi del suo piacere e della sua saliva.
Mi abbraccia forte Samuel, lasciandomi addosso quell’odore pungente di limoni e di sale.
Devo essere impazzita.
“Io domani partirò, torno a casa. Tu sarai il più bel ricordo di questo viaggio”.
“Ma non vuoi sapere come mi chiamo, cosa faccio, chi sono?”
“Non è importante sapere chi siamo. Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere una magia. Io credo nelle magie e credo tu sia una fata. E credo anche che tu mi abbia desiderato nello stesso momento in cui mi hai visto. Io non ho fatto niente che tu non volessi.”
“Porterò con me il libro così mi ricorderò di te”.
Non è vero, non sta succedendo davvero penso mentre con le mani cerco di stirare le pieghe de vestito sgualcito.
Ma è solo un attimo. E Samuel si allontana da me fino a scomparire.
Di lui mi resta soltanto un biglietto da visita infilato nella tasca della giacca. Samuel Gullich, New Zeland, Photoreporter. Seguono un indirizzo e un numero di telefono.
Torno alla mia macchina dove ritrovo il suo meraviglioso profumo di limoni.