Antierotico racconto

di  Mariemonique

 

 

  Anna e Paolo si trovarono come d'accordo davanti al parcheggio della stazione ferroviaria di quel paesino lombardo. Si conoscevano da anni: Paolo era sempre allegro e aveva una bella risata cristallina e anche per questo le piaceva; la contaminava sempre con quel suo ottimismo infantile, quella voglia di giocare e di divertirsi.
-Scusa per il ritardo, ho trovato molto traffico in autostrada. Disse lui per giustificarsi.
-Non preoccuparti, sai dove dobbiamo andare?
-Sì, sì, li ho appena chiamati, ho parlato con lui, ci aspettano.
Avevano fissato un appuntamento tramite un annuncio, uno scambio di coppia, sesso e gioco sm soft. Anna non era del tutto convinta, tuttavia voleva provare, voleva fare una cosa nuova e diversa. Non sapeva bene il motivo di quello che la muoveva a ricercare queste situazioni, non di certo il puro piacere sessuale o l'appagamento di un bisogno fisico, anzi, ben sapeva che era l'ansia che voleva sedare; stordire quel senso di morte cupo e sordo che da sempre la perseguitava, come in una danza macabra, come in un festino pagano prima di vedersi morire tutti appestati; voleva gridare all'universo che era viva, che era il suo stesso corpo vivo che urlava di piacere e di dolore.
Tutto questo lui non lo capiva, ma non era importante, perché lei era rassegnata al silenzio, al suo mondo profondo e risuonante di echi, dove la sua voce rimbalzava e ritornava sempre indietro, uguale e monotona.
Suonarono il campanello e subito sì aprì il portone mentre una voce maschile annunciava che qualcuno stava scendendo per accoglierli.
Si presentò il padrone di casa, sorridente e gioviale ed assieme salirono le scale; entrarono in quell'appartamento del primo piano che Anna, fra sé e sé, definì normale. Tuttavia lei fu po' colpita dall'odore di quella casa, un odore che le era sconosciuto; tutte le case hanno un loro odore, quasi un sapore, e quello non le piaceva. Anna si sentì improvvisamente estranea a sé stessa, come un' attrice che calca un palcoscenico nuovo, pronta ad improvvisare, seguendo un copione non scritto, eppure imparato a memoria.
Gli ospiti erano sorridenti e simpatici. Lui aveva una faccia da maiale, occhi porcini, o per lo meno così lo vedeva Anna; era giovane, ma piuttosto grasso, visibilmente soddisfatto e compiaciuto dalla situazione che si stava delineando. Ecco un maschio che non toccherei mai nemmeno con un dito, se non fossi qui con Paolo, pensò Anna. La lei della coppia, malgrado l'età aveva il viso molto sciupato, un rossetto rosso fiammante, una donna che forse era stata bella, ma che ora sembrava stanca. Anna percepì il suo alito, quell'odore di “acetone” che tradiva problemi metabolici, forse dovuti solo a un digiuno prolungato. Dopo una breve conversazione in salotto, pour parler, per lo più sostenuta e condotta dagli uomini, il padrone di casa disse che se volevano ed erano d'accordo potevano anche iniziare a giocare. Paolo cominciò allora a spogliare Anna, a toccarle in seno, a baciarla appassionatamente, eccitato dalla situazione e dagli spettatori. La padrona di casa si alzò e invitò a spostarsi nella loro stanza da letto dove velocemente tutti si denudarono. Il copriletto zebrato bianco e nero colpì Anna per la sua bruttezza; la padrona di casa si distese su quel letto, con una posa studiata forse da tempo, per colpire la fantasia degli ospiti; la stanza era calda e Anna si sentiva a suo agio nuda. Si vide riflessa un momento in uno specchio, mentre in ginocchio faceva un pompino a Paolo: era come una scena di un film porno, visto e rivisto infinite volte, sempre uguale ed immutabile. Paolo, per ristabilire i loro ruoli e ricordarle chi era, le mollò un ceffone che la fece eccitare irrimediabilmente . Il marito prese dei preservativi offrendone uno anche a Paolo e così iniziarono i rituali sessuali che permisero ai partecipanti di quell'incontro di interagire. I corpi di quegli attori si accarezzavano, estranei l'uno all'altra, si compenetravano. Anna si stupì di come Paolo potesse trombarsi quella bruttona, anche se tuttavia dovette ammettere che aveva belle gambe, valorizzate dalle calze nere.
-Dai forza, vai da lei! Con queste parole Paolo la spinse verso quella donna e Anna iniziò ad accarezzarla; si rese conto che le piaceva la sua pelle , era soffice e vellutata, e pensò che la sua invece era così secca. Le tocco il sesso, le aprì le labbra per cercare il clitoride e notò quanto quella figa fosse diversa dalla sua. Poi, toccò al padrone di casa che la penetrò e mentre lo faceva Anna osservava due enormi cicatrici sul petto di lui e si chiedeva quale ne fosse l'origine. Si rifiutò di baciarlo e si rifiutò anche di fargli un pompino, forse glielo avrebbe anche potuto fare con un preservativo, uno nuovo però, non quello che aveva addosso e con il quale la stava penetrando. Odiava la saliva sulla sua figa, la disgustava la saliva sul pene che poi avrebbe potuto entrare nella sua vagina e odiava anche il sapore della figa in bocca. Anna ricordò molte ore più tardi anche i pochi epiteti che quegli attori si scambiarono quel pomeriggio: troia, puttaniere, amore, bastarda, maiale.
Gli uomini godettero abbastanza rapidamente: prima il padrone di casa, montando Anna, poi Paolo che le sborrò sul seno; e anche l'altra pareva aver goduto. Anna non simulò l'orgasmo, come spesso faceva, e per prima volle andare a lavarsi. Nel bagno percepì un odore di muffa e di vecchio, in effetti la casa era un palazzone degli anni '60 che da molto tempo non veniva ristrutturato. Vide Paolo su quel letto non ancora appagato e che, in tiro, continuava ad accarezzare la donna, a strizzale i capezzoli, a colpirle la figa col palmo aperto. Pensò che era stanca e che forse era tardi e avrebbe perso il treno. Chiese un bicchiere d' acqua che la padrona di casa le offrì con garbo e lo bevve con avidità. Paolo si accese una sigaretta e pian piano tutti si rivestirono, probabilmente percependo ora un po' di stanchezza e un bisogno di stare da soli, desiderio che spesso segue all'orgasmo.
E così si concluse quel pomeriggio, si salutarono sorridenti, dandosi la mano e scambiandosi un bacio sulle guance. Anna, quando lasciò Paolo, sentiva di meno quell'angoscia che la tormentava, il suo corpo era caldo e stanco, la medicina, la sua soluzione, avevano funzionato, anche quella volta almeno. Sapeva che quella notte avrebbe potuto dormire pesantemente, senza ansiolitici, dopo un bel bagno caldo, con sali ed aromi, finalmente sola nella sua stanza.